«Nervo lesionato dal medico»: condannato a risarcire
La Corte d’appello di Brescia ribalta la sentenza di assoluzione del chirurgo. Circa 80mila euro il conto da pagare. La donna operata a Suzzara è rimasta invalida
Mauro Pinotti
La Corte d'Appello di Brescia ha condannato il dottor Gianluca Castellarin, che con la società che gestisce il nosocomio suzzarese all'epoca aveva un contratto di collaborazione professionale autonoma, e l'ospedale di Suzzara, a risarcire il danno provocato dallo stesso chirurgo a una paziente di Moglia, I.R., 68 anni a cui nel corso di un intervento chirurgico per l'applicazione di una protesi all'anca è stato leso il nervo femorale sinistro nella percentuale del 98% al punto che la donna è stata dichiarata invalida al 100%. La causa civile è partita nel 2014 dopo che l'anno prima, la donna, che all'epoca aveva 59 anni, era stata sottoposta all'intervento chirurgico.
Nel 2019 il giudice Alessandra Venturini nel dibattimento di primo grado avvenuto al Tribunale di Mantova, dopo aver accolto il rapporto del Ctu dottoressa Bellagamba ha emesso una sentenza che dava ragione al dottor Castellarin in quanto, si sarebbe trattato di “complicanze”. Dal canto suo, infatti il Ctu ha presunto che «la lesione si fosse verificata per stiramento del nervo sciatico a causa delle manovre operatorie, trazione/mobilizzazione della coscia, oppure per compressione indiretta del nervo, e dunque situazioni non prevedibili». I giudici della Corte d'Appello hanno invece ritenuto che «la sentenza di primo grado fosse meritevole di riforma» e lo ha spiegato in otto motivi e pertanto hanno deciso che le ragioni dell'appellante fossero fondate. Innanzitutto i giudici bresciani facendo riferimento ad una sentenza della Suprema Corte non hanno accettato il concetto di “complicanza” e hanno aggiunto: «non è sufficiente dimostrare che l'evento dannoso per il paziente costituisca una “complicanza”». Nel corso dell'udienza civile, il dottor Castellarin e l'ospedale di Suzzara «non sono riusciti a dimostrare quale evento imprevisto e imprevedibile abbia causato il danno». Ma c'è di più.
I giudici della Corte d'Appello hanno contestato le conclusioni del giudice e del Ctu del Tribunale di Mantova, i quali «accertando solo l'esistenza della complicanza - si legge nel dispositivo - non è andato oltre nell'accertamento per verificare se il danno fosse prevedibile e quindi evitabile, ed ha errato nell'esonerare la responsabilità del dottor Castellarin e dell'Ospedale di Suzzara». Pertanto, conclude la sentenza della Corte d'Appello pubblicata il 19 gennaio scorso «alla luce di tutte le argomentazioni sono provati i profili di responsabilità invocati in capo al dottor Castellarin ed alla struttura sanitaria a titolo di responsabilità per contatto non avendo gli stessi fornito la prova di una delle circostanze di prevedibilità ed evitabilità previste dall'attuale Giurisprudenza». La signora I.R., 68enne mogliese assistita dall’avvocato Matteo Binelli si è vista così ribaltare la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Mantova tre anni fa. Ora il dottor Castellarin e l'ospedale di Suzzara dovranno restituire le spese legali sostenute dall'appellante e lo stesso chirurgo è stato poi condannato a rifondere le spese di lite a due assicurazioni ed ad un altro professionista, che nel processo al Tribunale di Mantova, era stato chiamato come testimone per un totale di circa 80mila euro.
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