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Mantova s’accende di fiaccole di pace: «Stop alla guerra un anno è troppo»

Dai bambini agli anziani: tra 800 e mille al corteo in centro. «No all’invio di armi, l’Europa rischia un nuovo Vietnam»

Monica Viviani
Aggiornato alle 2 minuti di lettura
Copyright 2022 Nicola Saccani, all rights reserved 

In silenzio per la pace, stringendo fiaccole di pace, guidati dai sette colori dello striscione che in testa al corteo chiedeva “Solo la pace”: c’è chi ne ha contati ottocento se non addirittura più di mille, ma erano comunque tanti, tantissimi in quel un fiume luminoso di donne e di uomini, di ragazzi, anziani, bambini, che a passo lento hanno attraversato il centro cittadino per tornare a chiedere il cessate il fuoco immediato in Ucraina nel giorno stesso in cui tutto è cominciato.

La fiaccolata per la pace a Mantova

Esattamente un anno fa. Per chiedere una soluzione diplomatica a un conflitto senza vie d’uscita se non attraverso il dialogo e i negoziati.

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Lo hanno fatto leggendo dal palco improvvisato sulla scalinata di piazza Martiri di Belfiore le testimonianze di chi in Russia, come in Ucraina, sta disperatamente tentando di diffondere l’obiezione di coscienza. Come quella di Elena Popova del Movimento degli obiettori di coscienza russi che attraverso canali chat cifrati e video clandestini «aiutiamo gli altri a fare tutto ciò che è necessario per non prendere parte alla guerra, perché si può fare».

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Come quella dell’obiettore ucraino finito in carcere per aver rifiutato la chiamata alle armi per motivi di coscienza: «So di aver infranto la legge ma non sono colpevole davanti alla legge di Dio». Come il disertore russo che si è rifugiato in una località segreta a tre mesi dall’inizio del conflitto e racconta che «eravamo quasi tutti contro la guerra», che «la maggior parte si è arruolata perché in povertà», che «è devastante combattere contro un popolo amico che difende le sue case».

In quel cordone di fiaccole che ha raggiunto piazza Sordello c’era «la speranza di pace che parte dal basso» come scritto da padre Alex Zanotelli, e in mezzo a loro i rappresentanti di tutte le quaranta tra associazioni e sindacati che aderiscono alla Rete per la pace e il disarmo, l’assessore Caprini con la fascia tricolore, il sindaco di San Giorgio Bigarello Morselli, la parlamentare Antonella Forattini, il consigliere regionale Marco Carra. C’era «la società civile – ha osservato il segretario generale della Cgil Daniele Soffiati – che è tornata in piazza per ribadire che un anno di guerra è troppo, per chiedere all’Onu la convocazione di una conferenza di pace e l’avvio di una fase diplomatica che da un anno stiamo invocando. Ed è un piacere vedere tanti giovani qui oggi». E tornare in piazza oggi significa «esprimere solidarietà – spiega Claudio Morselli, coordinatore di Mantova per la pace – e vicinanza al popolo ucraino ma anche agli obiettori e disertori della Russia, dell’Ucraina e della Bielorussia che pagano con il carcere la loro opposizione alla guerra e la loro volontà di pace», significa aver ben presente «che la prospettiva è trovarsi in Europa un nuovo Vietnam o peggio la distruzione nucleare». Perché «siamo convinti – aggiunge Marco Pirovano della Pastorale sociale del lavoro – come spesso Papa Francesco ha sottolineato che alle armi vada sostituito il dialogo per una soluzione che non può essere quella militare». E se il pericolo maggiore, rimarca Anna Spinazzi di Arci Mantova, è una recrudescenza del conflitto anche in senso nucleare «è necessario dire no alla guerra e all’invio delle armi, dire no a dinamiche imperialiste internazionali, ribadendo la nostra solidarietà nei confronti dei civili russi e ucraini che sono le vere vittime di tutto ciò così come le vittime di tutte le guerre in corso nel mondo». E a loro, alle vittime di tutte le guerre, di tutte le forme di disuguaglianza, violenza, odio e intolleranza, è stato dedicato il minuto di silenzio che ha chiuso la manifestazione in piazza Sordello introdotto dalle parole di Bruna Peyrot sulla “resistenza del silenzio”. Resistenza di pace.

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