
Un ribaltone alle primarie del Pd: Schlein batte Bonaccini anche a Mantova
Nella nostra provincia hanno votato in 7.295. Il presidente della Regione Emilia, più votato dagli iscritti, cede il passo alla favorita degli esterni
Ribaltone. Anche nel Mantovano il voto degli esterni ha sovvertito l’esito delle consultazioni tra gli iscritti. Alle primarie del Pd vince Elly Schlein con undici punti di distacco dal rivale, e favorito, Stefano Bonaccini. Il risultato ricalca quello a livello nazionale, ed è clamoroso. Il presidente della Regione Emilia Romagna ha raccolto 3.196 voti, il 44,1% del totale, mentre la sua rivale, che è stata tra l’altro sua vice nella giunta regionale, 4.056 suffragi, pari al 55,9%. Anche a Mantova ha trionfato Schlein con 885 voti (54,9%) contro i 728 (45,1%) di Bonaccini, ribaltando le primarie dei tesserati. I votanti sono stati 1.621 (1.613 i voti validi). Sul fronte dell’assemblea nazionale, la lista Schlein ha eletto quattro candidati: Stefania Bonaldi, ex sindaco di Crema, Marco Rodella, segretario Pd di Castel Goffredo, Giovanna Martelli, ex parlamentare e Luca Burgazzi, assessore a Cremona; Bonaccini ne ha eletti tre: Fabio Bergamaschi, sindaco di Crema, Chiara Sortino, assessore di Mantova e Marco Marcheselli, segretario provinciale di Mantova; l’ottavo nome uscirà dai resti.
Appena una settimana fa gli iscritti avevano mandato al ballottaggio Bonaccini e Schlein, eliminando De Micheli e Cuperlo, con rapporti di forza rovesciati: Bonaccini in tutta la provincia aveva raggiunto il 49,37% mentre Schlein il 37,63%. Con il risultato confermato a livello nazionale, per il partito si profilano sommovimenti dagli esiti imprevedibili. Anche nel Mantovano, e soprattutto in città, il Pd sarebbe esposto a scosse telluriche. Basti pensare che in città Bonaccini, tra gli iscritti, aveva raccolto il 67,25% del consenso, mentre Schlein si era fermata al 26,32%. E che tutti i dirigenti del partito cittadino erano schierati con Bonaccini, compreso il sindaco Mattia Palazzi. Una botta che fa il paio con la sconfitta, alle regionali, di Giovanni Buvoli, il candidato sostenuto dal Pd cittadino, a favore di Marco Carra, schierato con Cuperlo in queste primarie.
I dem si consolano con l’affluenza alle urne che è stata di 7.295 votanti (7.252 i voti validi), una cifra giudicata da tutti ragguardevole. Lontana comunque dai 9.887 votanti alle primarie del 2019 e dagli 11.727 del 2017 (per non parlare gli oltre 20mila delle primarie dal 2007 al 2013).
La voglia di partecipare di chi si riconosce nei valori e nei programmi del Pd senza avere la tessera è stata chiara fin dall’apertura dei seggi. Alle 13.30 nel Mantovano avevano votato in 3.194. Un dato che riempiva di orgoglio il segretario Marcheselli: «Le aspettative sono rispettate in positivo, soprattutto se guardiamo all’astensionismo alle elezioni». Nel pomeriggio l’affluenza è continuata a buon ritmo. Al centro sociale di Valletta Valsecchi, dove potevano votare gli elettori residenti nel quartiere e a Te Brunetti, alle 18.30 avevano votato 170 persone. E la gente ha continuato ad arrivare. Soddisfatti anche al seggio allestito al Dlf di viale Fiume dove votava Valletta Paiolo; qui alle 19.15 i votanti erano 320. Anche in sala Isabella d’Este (centro storico) visi sorridenti dopo che alle 17.30 avevano votato 480 persone.
Soddisfazione ovunque per l’affluenza, preoccupazione invece per il risultato che proveniva da alcune sezioni dove a prevalere era la Schlein. Come a San Benedetto Po. La notizia suscitava qualche apprensione tra i dirigenti del partito impegnati ai seggi e non era raro ascoltare frasi polemiche e propositi di dimissioni: «Se chi non appartiene al Pd vota il candidato segretario che vince e i militanti quell’altro che perde, che senso ha rimanere nella stanza dei bottoni?».
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