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Giustizia riparativa e di comunità: il modello Mantova fa scuola

Presentata all’Università Cattolica di Milano l’iniziativa dei Peer Supporters. Dalla raccolta di giochi per i bambini oncologici alla pulizia del verde

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Rimediare al danno inflitto con un azione di segno contrario, un gesto di cura per rammendare lo strappo di un reato. Reati puniti con pene alternative alla carcerazione, ma comunque odiosi per lo smottamento sociale che provocano. Come rimediare? L’Ufficio di esecuzione penale esterna di Mantova (Uepe) – che prende in carico le persone sottoposte a misure esterne al carcere – ha avviato un’iniziativa talmente preziosa da meritare un focus in due incontri con gli studenti del corso di laurea in scienze del servizio sociale dell’Università Cattolica di Milano. L’iniziativa – informa una nota – «consiste nell’applicazione dello strumento del supporto tra pari nell’ambito della giustizia di comunità: nata all’interno del progetto Milone 3.0, finanziato da Regione Lombardia, l’esperienza ha avuto avvio con un percorso formativo realizzato con la cooperativa sociale Hike».

Supporto tra pari significa che il gruppo coinvolto è composto sia da persone attualmente in misura alternativa sia da liberi cittadini seguiti in passato dall’Uepe, gente che ha già saldato il proprio conto con la giustizia ma desidera ancora mettersi a disposizione. Così, dalla fine del 2021 sono state realizzate tante attività virtuose: dalla raccolte di giochi e libri per i bambini oncologici, in collaborazione con Abeo, alla pulizia del verde pubblico a Roncoferraro, oltre a diversi incontri di sensibilizzazione con la cittadinanza.

Nata grazie alla collaborazione della criminologa Marzia Tosi con l’assistente sociale Silvia Clementi, l’iniziativa «si fonda sull’idea di connettere la giustizia riparativa e il supporto tra pari, in grado di promuovere responsabilizzazione nei partecipanti e nella comunità». Un’esperienza pionieristica che è divenuta patrimonio dell’Uepe col sostegno della direttrice Antonella Salvan.

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