Addio a Belafonte, morto a 96 anni un mito della musica e dei diritti civili
Negli anni ’50 aveva sfondato le classifiche pop ma anche le barriere della razza, diventando una forza nel movimento per i diritti degli afro-americani

Addio a un mito della musica e dei diritti civili: Harry Belafonte, che negli anni ’50 aveva sfondato le classifiche pop ma anche le barriere della razza, diventando una forza nel movimento per i diritti degli afro-americani, è morto a 96 anni nella sua casa dell’Upper West Side di Manhattan. Nato a Harlem da genitori originari di Martinica e di Giamaica, amico da giovane di Martin Luther King e da vecchio grande oppositore di Donald Trump, Belafonte portò alla ribalta la musica caribica con canzoni come Day-O (The Banana Boat Song) e Jamaica Farewell. L’album Calypso, che le conteneva entrambe, fu il primo di un artista in assoluto a vendere più di un milione di copie.
Tre anni fa le sue carte erano tornate a casa, allo Schomburg Center for Research in Black Culture, che ha sede a dieci isolati dall’Apollo Theatre dove quell’anno Harry aveva festeggiato i 93 anni in uno degli ultimi singalong prima del lockdown. Belafonte ha avuto una lunghissima vita in cui arte e attivismo politico si sono intrecciati. È stato amico di Marlon Brando, dei Kennedy e di Nelson Mandela. Banana Boat, una delle sue canzoni più famose interpretata in Italia da Pino Daniele, Celentano e Mina, evocava i portuali del turno di notte che, dopo aver caricato la bananiera, volevano tornare a casa. Erano seguiti Matilda, Lead Man Holler e Scarlet Ribbons. Nel 1959 Harry era l’uomo di spettacolo di colore più pagato della storia, con contratti a Las Vegas, il Greek Theater di Los Angeles e, a New York, il Palace e il Waldorf Astoria.
Primo nero a a vincere un Emmy e il primo a sfondare a Hollywood, fu presto superato da Sydney Poitier. Ma il richiamo del cinema aveva continuato a farsi sentire: Belafonte aveva interpretato se stesso nel 1992 in The Player di Robert Altman e poi sempre con Altman aveva girato Kansas City del 1996 per cui aveva vinto un premio della critica newyorchese. Il suo ultimo ruolo nel 2018 fu in BlacKkKlansman di Spike Lee. Bello e carismatico, si era fatto le ossa come artista all’American Negro Theater, la cui prima sede era in una cantina dell’edificio che ospita lo Schomburg.
Harry aveva 19 anni ed era stato da poco congedato dalla marina quando cominciò a lavorare come factotum al teatro dopo che un’attrice, a cui aveva fatto lavoretti in casa, gli aveva regalato un biglietto. «Avrei preferito cinque dollari - aveva detto poi al New York Times - Ma una volta messo piede in quel posto, non mi sono più guardato indietro».
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