L’antifascismo è qui: Mantova inondata dalla marcia dei 600
Una folla manifesta con associazioni e partiti di sinistra. «Basta con le ingiustizie e gli attacchi alla Costituzione»
Monica Viviani
Così tante non se ne vedevano da parecchi anni: dai bambini in passeggino ai nonni, le seicento persone che ieri mattina hanno fatto traboccare di antifascismo il centro città, sono il messaggio più limpido che nel giorno del 78° compleanno della Liberazione, Mantova e la sua provincia potessero mandare al governo Meloni, al revisionismo dei suoi ministri, alle ricostruzioni antistoriche del presidente del Senato, al quale era dedicato anche un cartello: “La Russa dimettiti”.

Dall’Anpi alla Cgil con tutte le sue categorie, dall’Arci a LaBoje!, da Non una di meno a eQual, da Sinistra Italia a Rifondazione, dal Circolo Libertario a Rete Kurdistan, da Mantova per la pace a Unione Popolare, da Europa Verde-Verdi a Mantova for animals, da Potere al Popolo alla Rete degli studenti medi, alla guida del corteo con lo striscione “C’eravamo, ci siamo, ci saremo”: il mondo dell’associazionismo e dei partiti di sinistra era tutto lì, in quel variegato e colorato fiume umano che a tappe ha raggiunto piazza Martiri di Belfiore tra canti, balli e slogan nel nome della pace, della libertà, della democrazia. Compresi numerosissimi dem smarcatisi dalla linea della segreteria Pd insieme al consigliere regionale Marco Carra perché «questa – ci dice – era una circostanza in cui tutto il partito democratico avrebbe dovuto esserci. Occorreva la capacità di andare oltre le questioni di ordine burocratico, soprattutto in un momento storico come questo».

Perché «il 25 aprile – ricorda Emanuele Bellintani, presidente del circolo Anpi Tolazzi – è un giorno di festa, ma anche di lotta e per questo non c’è voglia di polemiche. Di fronte a guerra, ingiustizie e attacchi alla Costituzione l’impegno di oggi onora quello di ieri, anche con questa grande manifestazione popolare». Perché «non possiamo permettere – scandisce al megafono il segretario generale della Cgil Daniele Soffiati – che venga dimenticato cosa ha rappresentato la Liberazione nel nostro Paese: più che mai oggi con il governo di destra che minimizza ciò che è stata la dittatura fascista e irride l’antifascismo».
Il corteo per il 25 aprile sfila per le strade di Mantova
E in un’Italia dove disuguaglianze economiche, sociali, razziali e di genere stanno diventando la norma, a ricordare a tutti noi che «la lotta non è finita 78 anni fa» e non ci può essere spazio «per chi considera il 25 aprile divisivo», per chi dal governo ignora i pestaggi squadristi fuori dalle scuole o prende di mira i diritti delle famiglie omogenitoriali, sono i più giovani come Iacopo della Rete o Valeria di Arcigay. Sono tutti quei ragazzi scesi in piazza, «per portare avanti – sottolinea Marco Rossi di Potere al Popolo – quei valori di pace e giustizia sociale che portarono tanti giovani a combattere per la Liberazione», insieme a famiglie con bambini e pensionati che nel difendere i valori dell’antifascismo invitano alla lotta «per l’occupazione e salari più giusti – dice il segretario generale dello Spi Ferdinando Colleoni – perché tutte le persone possano essere uguali nel nostro Paese e la Costituzione non sia solo per gli italiani ma per tutti quelli che sono qui». Come Youssouf , salito sul palco a dar voce ai migranti in balia di respingimenti e discriminazioni o come tutte quelle donne maltrattate, stuprate, uccise ricordate dal flash mob di Non una di meno. L’Italia 2023 è questo e a tracciarne i contorni è ancora una volta la lucidità delle nuove generazioni: «Non occorre – avverte il coordinatore della Rete studenti Alberto Gostoli – aspettare il fascio littorio per riconoscere il pericolo fascista che è già qui: in tutti coloro che ci opprimono».
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