Aggressione ai giardini del Te a Mantova: identificati i tre responsabili
Si tratta di minorenni come la vittima: sono stati sentiti in questura insieme ai genitori quindi la Squadra mobile ha informato la Procura del Tribunale dei minori di Brescia

Hanno tra i quindici e i diciassette anni, la faccia pulita e lo sguardo velato dalla consapevolezza di averla combinata grossa. Al punto da doverne ora rispondere alla procura dei minori di Brescia. Hanno anche famiglie normali, nel senso di genitori premurosi e onesti. Inutile scomodare la noia dell’alta borghesia anaffettiva o, all’opposto, il modello deviante di certi padri feroci. Così i tre ragazzi che dieci giorni fa aggredirono un diciassettenne nel parco del Te, di sabato, a ora di pranzo, sotto lo sguardo dei numerosi turisti a zonzo per il ponte del Primo Maggio.
Un pestaggio violento – tre contro uno – a suon di calci e pugni. Il motivo? Non i soldi né il cellulare, ma lo zaino che il gruppetto voleva strappare di dosso alla vittima designata. Un atto di bullismo tra conoscenti – non un’aggressione al buio – alimentato forse da ruggini e risentimenti. Un atto comunque grave, per il quale il diciassettenne è dovuto ricorrere alla cure del pronto soccorso (dieci i giorni di prognosi), e che ha innescato le indagini della squadra mobile della questura.
Questura dove, una volta identificati, gli aggressori sono stati convocati insieme alle rispettive famiglie. In una sfilata dolente, a occhi bassi e con l’animo in tumulto. «Consci della delicatezza delle vicende che vedono il coinvolgimento dei minori in episodi di natura delittuosa – informa una nota – gli operatori hanno colloquiato con i ragazzi e con i genitori per ricostruire i contorni della vicenda e far prendere loro pienamente coscienza delle conseguenze della loro condotta».
Lezione imparata? Sì, secondo quanto riporta ancora la nota della questura: «I minori, come anche i genitori, si sono mostrati estremamente collaborativi e hanno mostrato di aver compreso a pieno il disvalore del proprio comportamento». Ma, per quanto preziosa, la consapevolezza non li mette al riparo dagli sviluppi giudiziari della vicenda.
Sempre nel rispetto della normativa sul processo penale minorile che – ricorda la questura – «privilegia in modo particolare la funzione rieducativa nel pieno rispetto della delicata fase dell’adolescenza, garantendo che il sistema penale eviti di compromettere lo sviluppo armonico della personalità e l’immagine sociale del minore».
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