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Raccolta fondi per sostenere il lavoro del centro educativo di Viadana

Il Family Coaching deve arrivare a 15mila euro per poter garantire le attività

RICCARDO NEGRI
1 minuto di lettura

Si è aperta nei giorni scorsi una raccolta fondi a sostegno del centro Family Coaching, il primo crocevia sorto sul territorio con l’obiettivo di sperimentare progetti pedagogico-educativi a sostegno dei percorsi di crescita dei bambini.

Per garantire un anno di attività servono 15mila euro: le donazioni raccolte verranno utilizzate per coprire i costi di educatori e animatori, acquistare materiale per i laboratori e organizzare iniziative alla scoperta del mondo dell’arte (cinema, teatro, visite a musei, momenti di ascolto musica). È possibile fare un’offerta tramite la piattaforma online produzionidalbasso.com.

Il centro Family Coaching ha sede presso l’oratorio di San Pietro. A promuoverne la costituzione sono stati il Centro di consulenza famigliare Ucipem di Viadana, la Fondazione Arca di Marcaria, l’associazione di promozione sociale ForMattArt di Casalmaggiore, l’azienda speciale consortile Oglio-Po, il Comune di Viadana e la parrocchia cittadina. L’idea si è concretizzata grazie al contributo della Fondazione Comunità Mantovana. Al centro si fanno assieme compiti e merenda, si gioca, si progettano percorsi alla scoperta della cultura del territorio, si realizzano laboratori.

L’obiettivo alla base è quello di dar voce ai bambini, in particolare a quelli provenienti da contesti a rischio emarginazione. Valorizzarne opinioni, desideri e idee significa aiutarli ad aprire un dialogo con quella parte di mondo da cui si sentono non ascoltati e non compresi. L’equipe, composta da sei educatori e volontari, si propone di individuare strategie innovative per gestire i crescenti livelli di incertezza nei percorsi di crescita dei più piccoli, promuovendo la corresponsabilità delle famiglie e della comunità, attivando sinergie con le agenzie educative del territorio. Centrali nel metodo di lavoro e nello stile pedagogico perseguiti sono l’arte e la dimensione del bello: «Il diritto al bello – spiegano i promotori – si traduce in partecipazione e cittadinanza attiva, forma sensibilità e competenza emozionale, dona la capacità di entrare in empatia». Gli operatori e i professionisti stanno riscontrando un effettivo incremento nel livello di benessere delle famiglie coinvolte.

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