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Tra reale e virtuale

Oggi Lara Croft è diventata "fashion raider"

Moda e Gaming due mondi apparentemente lontani, che hanno iniziato ad avvicinarsi. Gli abiti di diversi stilisti hanno fatto la loro comparsa in giochi del calibro di The Sims, Animal Crossing, League of Legends. E ora queste sperimentazioni potrebbero diventare qualcosa di più organico. A raccontarci cosa sta accadendo nel nostro video talk è Isabelle Caillaud, costumista, stylist, esperta di Heritage della moda e docente di Cultura Tessile che ha tenuto uno dei primi corsi dedicati a moda e videogame e Fabio Viola, game designer, sceneggiature, produttore e docente. Mentre in questo articolo ripercorriamo quanto gli stilisti hanno proposto finora

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Tetsuya Nomura all’epoca aveva 31 anni e si vestiva come un personaggio di un videogame. O meglio, come uno dei suoi personaggi: pantaloncini corti e larghi dall’aria militare, giubbino aderente scuro pieno di tasche su maglietta grigia, capelli biondi con le mèches scolpiti dalla lacca. Quel giorno, nell’autunno del 2001, si presentò negli uffici di Tokyo della Square per mostrare Final Fantasy X, ultimo capitolo di una delle saghe giapponesi per console più note. A quel tempo il settore dei videogame aveva già preso i modi di Hollywood: Final Fantasy X era il frutto del lavoro di due anni da parte di un gruppo di cento persone ed era costato 32 milioni di dollari. Eppure nell’approccio c’era ancora a tratti il sapore del dilettantismo. Nomura stesso, stilista digitale autodidatta diventato una stella, aveva dato forma ai personaggi del gioco e al loro abbigliamento avendo una formazione da illustratore e programmatore. "Mi sono ispirato semplicemente a quel che vedo per le strade di Shibuya (una delle aree modaiole di Tokyo frequentate dagli adolescenti, ndr)", disse in quell’occasione.

Valentino per Animal Crossing
Valentino per Animal Crossing 

Facciamo un salto in avanti. Nel 2021 l’Accademia Italiana Videogiochi di Roma inaugura un corso dedicato alla moda nei videogame tenuto da Isabelle Caillaud, stilista, costumista e storica della moda. È uno dei primi in assoluto nel suo genere, per quanto strano possa sembrare. Sono passati vent’anni dall’uscita di Final Fantasy X, le grandi produzioni hanno superato anche i 200 milioni di dollari come nel caso di Grand Theft Auto V della Rockstar, ma il legame con la moda e in genere lo stile è rimasto sporadico. Al massimo dalle figure alla Nomura si è passati a costumisti professionisti, specie nei videogame d’ambientazione storica di alto livello iniziando da Assassin’s Creed della Ubisoft. "C’è sempre stato un limite tecnico", racconta Caillaud. "Rappresentare in digitale trama e massa dei tessuti non è semplice, richiede molta attenzione e potere di calcolo che in genere vengono destinati ad altro, per esempio l’animazione dei capelli". I suoi studenti, tutti aspiranti game designer, si sono così cimentati con qualcosa di nuovo: "Creare un loro personaggio partendo dai lavori della stilista Iris van Herpen che a tratti somigliano a sculture, oppure traendo spunto da grandi fotografi di moda, fra i quali ha fatto breccia soprattutto Tim Walker, che costruisce le immagini come fossero set cinematografici". E a quanto pare si sono divertiti nel farlo, come nello scoprire alcuni capisaldi dell’universo della fotografia di moda, Helmut Newton, Peter Lindbergh, Cecil Beaton, Guy Bourdin, Irving Penn.

Moschino ha creato una capsule per The Sims
Moschino ha creato una capsule per The Sims 

In realtà qualche collaborazione fra il mondo di Lara Croft e quello delle passerelle in passato c’è stato e con la pandemia ha dato segno di intensificarsi. Negli anni la serie The Sims ha collaborato con H&M, Dior, Gucci. Più di recente Moschino ha creato una capsule per il videogioco seguita da una “espansione”, voluta dal direttore creativo Jeremy Scott, che consente ai giocatori di vestire i personaggi con le collezioni del brand. Valentino e Marc Jacobs hanno fatto lo stesso con Animal Crossing, Rick Owens ha vestito un personaggio femminile di Final Fantasy, Louis Vuitton ha disegnato cinque skin (cioè costumi) per League of Legends. Balenciaga ha mostrato una delle sue ultime collezioni in un suo videogame, The Age of Tomorrow, sperimentazione interessante anche se come videogioco vero e proprio lascia a desiderare.  

Un frame di The Age of Tomorrow, il videogioco con cui Balenciaga ha mostrato una delle sue ultime collezioni
Un frame di The Age of Tomorrow, il videogioco con cui Balenciaga ha mostrato una delle sue ultime collezioni 

"Le cose stanno cambiando, anche perché il settore dell’abbigliamento, a causa della pandemia, ha bisogno di nuovi sbocchi e i videogame sono uno di questi", sottolinea Isabelle Caillaud. E poi è anche vero che è sempre esistito un rapporto fra videogiochi e moda di strada. Mentre Nomura prendeva appunti a Shibuya, lo stile di Lara Croft diventava comune fra le ragazze di mezzo mondo e più tardi case come Fleet Ilya ne avrebbero imitato cintura e fondina. Fino ad arrivare a fenomeni come Dress-X, primo multibrand retailer di moda digitale, che tra i suoi servizi permette di acquistare vestiti virtuali di grandi marchi per indossarli nei propri scatti, come se fossero in un videogame.