Quando nel 1477 Massimiliano d’Austria donò un anello d’oro con diamante a Maria di Borgogna, sua promessa sposa, non immaginava certo che il suo gesto avrebbe fatto scuola per i secoli a venire. Senza saperlo, l’Arciduca aveva inventato il solitario.
Se cinquecento anni dopo la tradizione dell’anello di fidanzamento gode ancora di ottima salute, con i diamanti sempre in cima alla lista dei desideri, il merito è anche di Charles Lewis Tiffany, che nel 1886 presenta il primo anello con montatura “invisibile” a sei griffe, che eleva il brillante mettendone in risalto la luminosità e incoronandolo gioiello d’amore per antonomasia. Il successo è immediato e duraturo, con il Tiffany Setting ancora oggi tra i best seller della maison. Tra le prime a indossarlo, la First Lady Eleanor Roosevelt, che scrive al marito Franklin: “Non avresti potuto trovare un anello che mi piacesse di più”.
Si deve però a un’altra americana il colpo di genio che trasforma i solitari in oggetto del desiderio per le ragazze di ogni generazione: la copywriter Frances Gerety, che nel 1947 inventa per De Beers lo slogan “Un diamante è per sempre”. Niente di più vero, come dimostrano i gioielli d’amore diventati vere e proprie pietre miliari nella storia del costume moderno e contemporaneo.
Il Natural Diamond Council - l’organizzazione globale dei produttori di diamanti grezzi, nata per promuovere l’integrità dell’industria moderna - conserva la memoria di questi preziosi, in cui un ruolo d’onore spetta alle teste coronate.
Il primo per notorietà è lo zaffiro di Lady D - che scelse il modello da un catalogo (facendo infuriare la Regina) - oggi all’anulare della nuova Principessa del Galles, Kate Middleton. Agli onori delle cronache anche l’anello disegnato dal Principe Harry per chiedere la mano di Meghan Markle: una fascia d’oro giallo con un diamante centrale del Botswana e due laterali provenienti da una spilla di Lady D. Pochi ricordano però che nel 1947, nell’annunciare il suo fidanzamento con il principe Filippo, anche l’allora principessa Elisabetta mostrò alla stampa il suo diamante rotondo da tre carati, contribuendo così a diffondere la moda del solitario.
Rimane leggendario l’anello che Ranieri III regalò a Grace Kelly nel 1956: un diamante da 10,47 carati che la futura principessa di Monaco pretese di tenere al dito nel suo ultimo film, Alta società. Tra i divi di Hollywood, indimenticabili restano i gioielli di Elizabeth Taylor, pegni d’amore collezionati dalla diva nei suoi otto matrimoni: uno su tutti, il diamante da 33,19 carati che ha preso il suo nome, regalo di Richard Burton nel 1968.
Più di recente, a far discutere e sognare è l’anello che Ben Affleck ha donato a Jennifer Lopez per la seconda proposta di matrimonio: un rarissimo diamante verde da 8,5 carati (il primo, del novembre 2002, era un diamante rosa da “soli” 6,1 carati). Al dito di Beyoncé, che nel 2008 cantava Put a ring on it sventolando l’anulare sinistro, luccica un diamante da 18 carati dono di Jay-Z. Tra storia, simbologia, gossip e marketing, l’anello di fidanzamento è ancora un simbolo e un rituale sociale cui è difficile rinunciare. Ma non è l’unico. Dagli Stati Uniti, in tempi più recenti, si è diffusa la tradizione del push present (letteralmente, “regalo della spinta”), un dono dei neopapà alle neomamme. In questo caso, la scelta spesso ricade su orecchini, bracciali e collane, anche se l’anello rimane un grande classico. Perché anche un figlio è per sempre.