Sessant’anni e non sentirli, attraversati con lo spirito creativo dell’enfant terrible che è sempre stato. Il 7 gennaio 1963 nasceva a Parigi Christian Louboutin, architetto della calzatura, nome – e marchio – idolatrato, associato da oltre trent’anni all’iconica suola rossa di cui è stato demiurgo e creatore assoluto. Un colore registrato anche all’Istituto Pantone e che di diatribe davanti ai giudici (come quella contro Saint Laurent: una tra tante) ne ha viste molte. Ma la suola rossa che ha difeso a spada tratta è stata solo uno dei mezzi - insieme a proporzioni perfette in nome della femminilità più sensuale - con cui Louboutin si è sempre espresso in questi sessant’anni di vita.
Gli inizi di Christian Louboutin
Una famiglia della classe operaia e tre sorelle che gli davano filo da torcere. Tra i dieci e i dodici anni, per gioco, si lasciò andare alla sua indole creativa disegnando, tratteggiando, unendo quei puntini immaginari da cui avrebbero preso vita i suoi primi sketch. Non solo scarpe, ma più di scarpe: emozioni, stati d’animo e modi d’essere. Persino lo sguardo triste di Lady Diana davanti al Taj Mahal in India nel 1992 suscitò in lui qualcosa, una necessità impellente, la volontà di porre rimedio attraverso la scarpa giusta. “Lo sguardo puntava ai piedi e pensai che sembrava davvero triste – raccontò in seguito. – Sarebbe stato bello avere qualcosa che potesse farla sorridere”. Nacque così uno stile in camoscio su cui trionfava la parola Love scomposta in sillabe, la prima sulla scarpa sinistra e la seconda sulla destra.
Il suo omonimo marchio fu fondato nel 1991 insieme a due amici, fu inaugurata la prima boutique, intanto il suo nome circolava negli ambienti parigini già dal 1981. Dopo aver lavorato per Charles Jourdan, Christian Louboutin incontrò Roger Vivier e iniziò lì un apprendistato, nel cui atelier ebbe modo di osservare da vicino la lavorazione delle sue calzature. Fu il bisogno di indipendenza, in seguito, a incoraggiarlo a intraprendere un nuovo capitolo da libero professionista: arrivarono così le collaborazioni con Chanel e Yves Saint Laurent.
Nel 1993, da una circostanza fortuita, la sua invenzione. Louboutin voleva raggiungere la perfezione, mancava ancora qualcosa che desse profondità al suo sketch. Poi, l’intuizione. Pare sia stato proprio lo smalto rosso della sua assistente a solleticare la sua fantasia: lo afferrò e dipinse la suola. Quella sarebbe stata la sua firma, un trionfo.
Tante sono le celebrità di tutto il mondo che hanno indossato le sue creazioni, da Jennifer Lopez a Britney Spears passando per Tina Turner, Nicki Minaj, Christina Aguilera, Victoria Beckham e Sarah Jessica Parker. Alla top model Kate Moss, persino l’onore di una Pigalle – così si chiama uno dei suoi stili più celebri – ridisegnata per il giorno del suo matrimonio. Fu ribattezzata So Kate.
A sessant’anni compiuti oggi, l’energia creativa di Christian Louboutin è più che consolidata e prosegue in crescendo. Il segreto? Chissà che non sia la sua stessa ironia, proprio quella con cui accolse la notizia di non essere il figlio naturale di suo padre: “Da piccolo mi sentivo diverso per il colore della mia pelle. La cosa non mi faceva star male, mi sentivo solo diverso… era una cosa bella”, ha raccontato l’anno scorso durante l’evento BoF Voices. In quella famiglia dalla carnagione chiarissima, Louboutin pensò più volte di essere stato adottato. Poco più di dieci anni fa, la rivelazione di una delle sue sorelle: Christian era stato il frutto dell’amore di sua madre per un uomo egiziano. “Mi sentii sorpreso, ma il primo pensiero fu: sono nato quando mia madre aveva 42 anni, significava che all’inizio dei suoi 40 anni aveva avuto un altro grande amore: buon per lei!”.
Oggi il nome di Christian Louboutin è anche il marchio che firma scarpe da sogno che ogni donna, da trent’anni a questa parte, vorrebbe possedere. E sulla cui qualità lui non scende a compromesso. Perché se il business insegna che la qualità giustifica il prezzo, a volte è proprio il fine a giustificarne i mezzi: galeotto quello smalto rosso rubato alla sua assistente. Era nata un’icona.