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Una modella dell’ultima sfilata Rodarte, ispirata al movimento Goth. Foto di Launchmetrics
Una modella dell’ultima sfilata Rodarte, ispirata al movimento Goth. Foto di Launchmetrics 
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Stile Goth e post punk: così l'avanguardia evolve, per non morire

Siouxsie torna con una serie di concerti internazionali tra cui una data italiana al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 7 maggio. Uno spunto per riflettere sull’ossessione che lo stile Goth torna a esercitare ciclicamente, ispirando opere letterarie e artistiche, pezzi musicali e tendenze makeup. L’avanguardia post punk, dice a d lo scrittore e musicista John Robb, è in continua evoluzione: «Perché, come le altre sottoculture, se viene codificata muore»

3 minuti di lettura

Dopo i concerti sold out nello stadio di Wembley a Londra lo scorso dicembre, i Cure hanno in programma una tournée americana con tre serate già esaurite al Madison Square Garden di New York. Dopo dieci anni di assenza dalle scene, anche Siouxsie – altra grande protagonista di quegli anni e quello stile – torna con una serie di concerti internazionali tra cui una data italiana al Teatro degli Arcimboldi di Milano, il 7 maggio. Un’occasione unica per (ri)vedere la riluttante Queen of Goth dal vivo. Ma anche uno spunto per riflettere sull’ossessione che lo stile Goth torna a esercitare ciclicamente, ispirando opere letterarie e artistiche, pezzi musicali e tendenze makeup. Prendiamo Mercoledì, la ragazzina della famiglia Addams – a cui Netflix ha dedicato una serie di successo – diventata modello per milioni di teenager (e non solo) che cercano di replicarne lo stile. Un dato per farsi un’idea: l’hashtag #WednesdayMakeup è stato cercato già 99 milioni di volte su TikTok, lanciando la mania del soft Goth, versione light del look con la carnagione pallida, l’ombretto pesante, le labbra nere. L’eyeliner nero, per dire, nell’ultima sfilata Versace è stato usato per un cat eye con note metallizzate dalla celebre truccatrice Pat McGrath, e adoperato come pennello da artisti  come James Kaliardos per trasformare le modelle di Rodarte in fatine gotiche, con linee grafiche che incorniciano gli occhi.

Siouxsie Sioux in uno scatto del 1979. Sioux, 65 anni, pseudonimo di Susan Janet Ballion, è una cantautrice britannica. Conosciuta per essere stata la cantante del gruppo Siouxsie and the Banshees e “The Queen of Goth”, sarà in concerto a Milano il prossimo 7 maggio. Foto F. Costello/Getty
Siouxsie Sioux in uno scatto del 1979. Sioux, 65 anni, pseudonimo di Susan Janet Ballion, è una cantautrice britannica. Conosciuta per essere stata la cantante del gruppo Siouxsie and the Banshees e “The Queen of Goth”, sarà in concerto a Milano il prossimo 7 maggio. Foto F. Costello/Getty 

Ma dove nasce lo stile goth e perché continua a sedurre? Spesso identificato con la controcultura emersa in coda al movimento punk in Inghilterra, alla fine degli Anni Settanta, la sua storia risale a molto prima, come viene raccontato in un nuovo libro, The Art of Darkness: The History of Goth. L’autore, il giornalista e musicista John Robb, esplora il fenomeno iniziando dai tempi dell’Antica Roma, passando dall’architettura e l’arte gotica, da Lord Byron a Baudelaire, fino ai social network oggi. La sua guida dettagliata ci trasporta nella scena musicale inglese, che ha vissuto in prima persona con la sua band: The Membranes.

Quanto influiscono la situazione globale attuale, il post-pandemia e la guerra in corso, in questo grande ritorno dello stile Goth?
«Ci sono diversi fattori. Il nero è eterno, sensuale, non passerà mai di moda. È vero che il mood attuale ricorda la Londra di fine Settanta, quando vivevamo con un governo terribile e la minaccia della guerra fredda. Ma nessuno pensa: “il mondo è terribile, vestiamoci di nero”. Esplorare il lato oscuro non vuol dire piangersi addosso, anzi. C’è un detto famoso: “Se hai paura della morte, non puoi celebrare la vita”. Se il mondo sta finendo tanto vale fare festa, è proprio nei club è nato questo movimento. Anche la musica del genere, come quella dei Joy Division, parla di argomenti cupi ma è confortante, celebrativa. Inoltre, i temi fondamentali della cultura goth sono la morte e il sesso, forze primordiali».

Si può dire che il Goth sia un’evoluzione elegante del punk?
«Credo che sia una riaffermazione dei principi del punk, ne abbraccia i temi più oscuri e accentua la parte dandy. Lo stile punk era considerato alta moda, venduto nei negozi di King’s Road a Londra. I Sex Pistols  indossavano abiti costosi, Sid Vicious non aveva un capello fuori posto. È diventato streetwear quando i ragazzi, che non potevano permettersi quegli abiti, ricreavano un’approssimazione del look. Oltre al punk, la corrente goth deriva da due figure importanti: Jim Morrison, che con la sua voce baritona esplorava temi di sesso, morte e distruzione; e David Bowie, la cui musica e guardaroba straordinari hanno introdotto la mia generazione ad un nuovo modo di essere rockstar». 

Chi è la figura più influente dello stile Goth?
«Siouxsie Sioux ne è indubbiamente la regina. Cambiava look continuamente, prendendo spunto dal mondo dell’arte e da film come Arancia Meccanica. Lei stessa era un’opera d’arte in continua evoluzione. Il suo impatto sulla scena musicale con la band The Banshees è stato significativo, così come il suo look e la sua attitudine che hanno ispirato le  fan (le cosiddette “Suzettes”) a farsi avanti nell’ambiente creativo e in altri settori, in anni in cui le donne avevano poco spazio».

Oggi si parla di gender fluid, ma il goth lo è sempre stato.
«Il tema della fluidità è più complesso. All’origine del goth, gli uomini non usavano il makeup per esprimere la loro femminilità, le donne non portavano stivali militari per mostrare il lato maschile. Era un modo di abbattere le barriere nei confronti di ciò che era consentito indossare».

Robert Smith, frontman dei Cure, nel libro racconta che indossava il rossetto non per essere Goth, ma per avere più fiducia in se stesso. Questo stile è una sorta di corazza per affrontare il mondo?
«Probabilmente sì. È anche un modo di sentirsi parte di qualcosa per chi ha difficoltà ad adattarsi in ambienti sociali tradizionali. Non bisogna essere un macho o una donna da cliché per appartenervi». 

Cosa pensa delle sue nuove espressioni sui social media?
«Le ritengo tutte valide forme d’arte: dalle rime dei poeti romantici che parlano della futilità della vita, alle canzoni di Billie Eilish, fino ai filmati e alle immagini goth su Instagram e TikTok. Credo che sia fantastico poter condividere sui social questa passione con persone in tutto il mondo, è tutto più accessibile».

Perché personaggi come Siouxsie e Robert Smith rifiutano di identificarsi come icone Goth?
«È un termine retrospettivo, usato per definire il movimento post punk, ma ai tempi non esisteva. I Cure, in realtà, facevano parte della raincoat scene, tendenza del tempo di chi indossava sempre l’impermeabile. Come per la musica, lo stile goth è in continua evoluzione, quando diventa codificato, muore. E nessun artista vuole essere limitato da uno stereotipo».