Secondo alcuni avrebbe
lavorato alacremente fino a sei giorni prima di morire
, nel 1564. Michelangelo Buonarroti
, autore di opere note in tutto il mondo, dalla Pietà alla Cupola di San Pietro, fino al ciclo di affreschi presenti nella Cappella Sistina, . Ma a salvarlo dalle conseguenze della malattia sarebbe stata proprio la volontà di portare a termine i propri capolavori
. L'artista aretino rimase con lo scalpello in mano fino a poche ore prima del suo decesso, avvenuto a 89 anni. Segno che il genio e la creatività riuscirono ad andare oltre le conseguenze della più comune malattia dell'apparato muscolo-scheletrico
. LE DEFORMITÀ FINORA ERANO ATTRIBUITE ALLA GOTTA
È quanto si evince da uno
studio italiano coordinato dalla casa di cura Villa Salaria di Roma
(a cui hanno partecipato anche l'Università di Firenze e gli atenei australiani di Sidney e Armidale) e pubblicato sul «Journal of the Royal Society of Medicine». Dopo aver
analizzato tre ritratti di Michelangelo, dipinti tra i 60 e i 65 anni di età
dell'artista
, i ricercatori sono giunti alla conclusione che le articolazioni della mano sinistra del Buonarroti erano quasi certamente state colpite dall'artrosi
, una malattia degenerativa (non a carattere infiammatorio) che in Italia riguarda quattro milioni di persone
: più donne che uomini, con una prevalenza più alta tra le persone in sovrappeso o obese. L'artrosi
avrebbe colpito l'artista a partire dalla fine della settima decade di vita
, dal momento che immagini relative al periodo precedente non lasciano intravedere i segni della malattia. La novità, però, sta nell'aver identificato la malattia in questione
. Se prima, come ricorda Davide Lazzeri, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica a Villa Salaria e prima firma della pubblicazione, «le deformità erano sempre state attribuite alla gotta, adesso sappiamo che questa ipotesi può essere abbandonata. Non sono stati riscontrati segni di infiammazione nelle mani dell'artista e nessuna evidenza di tofi», piccole escrescenze della pelle tipiche di chi soffre di quella che in passato era nota come la malattia dei Re
.AD AIUTARLO È STATO IL LAVORO
Leggendo i carteggi scritti dallo stesso Michelangelo,
i suoi sintomi alla mano apparvero in età abbastanza avanzata
. Già in una lettera inviata al nipote nel 1552, l'artista affermava che «la scrittura gli comporta un grande disagio
». Ciò nonostante è riuscito a creare un capolavoro dopo l'altro, pur perdendo la capacità di scrittura
(le ultime sue lettere erano da lui soltanto firmate). «La diagnosi di artrosi offre una spiegazione plausibile per la perdita di destrezza che Michelangelo ha manifestato in tarda età
- prosegue l'esperto - e fa risaltare il suo trionfo sull'infermità, dal momento che l'artista ha continuato a lavorare fino alla fine dei suoi giorni». Proprio il lavoro continuo e intenso, in realtà, potrebbe averlo aiutato a mantenere l'uso delle mani il più a lungo possibile
.ARTROSI: COME SI MANIFESTA?
Dolore e limitazione funzionale
sono le manifestazioni cliniche più comuni dell'artrosi, contro cui al momento non esiste un farmaco risolutore. Da qui il carattere cronico della malattia, il cui dolore - a differenza di quanto accade nell'artrite reumatoide - si riduce o scompare con il riposo e risulta associato a una rigidità mattutina delle articolazioni
coinvolte che di solito dura pochi minuti e si risolve con la mobilizzazione. Twitter @fabioditodaro