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Tumore seno, il ricorso a medicina complementare può indurre a ritardare l'inizio della chemioterapia

Uno studio di ricercatori della Columbia University su 685 pazienti ha segnalato ritardi nell'avvio delle terapie standard e nell'11% dei casi persino il mancato inizio del trattamento. "Da ricerca un'indicazione per gli oncologi a considerare a rischio i pazienti che ricorrono alla medicina alterativa"

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Si stima che negli Stati Uniti circa il 30-40% della popolazione faccia uso di terapie alternative
Si stima che negli Stati Uniti circa il 30-40% della popolazione faccia uso di terapie alternative 
Le donne con un cancro al seno in fase iniziale che fanno ricorso a cure complementari hanno meno probabilità di iniziare la chemioterapia nei tempi indicati dalle linee guida rispetto a chi non utilizza nessuna forma di medicina 'aggiuntiva'. A dirlo è una ricerca condotta presso la Columbia University e pubblicata oggi su Jama Oncology. Si tratta di uno dei primi studi a valutare l'impatto che la medicina complementare può avere sulla decisione di sottoporsi alla chemioterapia.

Lo studio. I ricercatori hanno analizzato un gruppo di 685 donne affette da cancro al seno in fase iniziale e di età inferiore ai 70 anni. Lo studio ha preso in esame 5 tipi di terapie complementari: gli integratori alimentari a base di vitamine e minerali, le erbe e in generale i prodotti naturali ed anche tecniche corpo-mente a cui sottoporsi da soli o con l'aiuto di un fisioterapista, un medico o un osteopata. L'87% delle donne del campione ha fatto ricorso a una di queste terapie alternative e nell'arco di 12 mesi la chemioterapia è stata iniziata dall'89% delle pazienti per le quali era indicata. Delle altre pazienti per le quali la chemioterapia rappresentava una scelta discrezionale solo il 36% l'ha iniziata anche se, in base alle Linee guida del National Comprehensive Cancer Network, l'indicazione clinica a ricevere chemioterapia riguardava il 45% delle pazienti.

Una spia per i pazienti 'a rischio'. Dunque, la scelta di seguire terapie non convenzionali può indurre le pazienti anche a rinunciare ai trattamenti standard. "Anche se la maggior parte delle donne per le quali la chemioterapia era clinicamente indicata ha iniziato il trattamento, comunque c'è un 11% che non l'ha fatto - ha detto Heather Greenlee, ordinario di Epidemiologia presso la Columbia University - . Questi dati rappresentano soprattutto un'indicazione per gli oncologi sull'opportunità di verificare tra i pazienti chi faccia uso di terapie complementari e di considerare il ricorso ai trattamenti 'alternativi' alla stregua di un 'marker' che segnali i pazienti a rischio perché meno propensi a sottoporsi a chemioterapia".

"Le cure alternative e complementari possono essere causa di ritardi terapeutici posticipando l'accesso da parte dei pazienti a cure potenzialmente efficaci - dice Fabio Puglisi, direttore della Scuola di specializzazione in oncologia medica dell'Università di Udine - . Tuttavia, trattandosi di un fenomeno sommerso, non si dispone di dati precisi sugli effetti che queste terapie possono avere in termini di ritardo/rifiuto nell'accedere ai trattamenti proposti dall'oncologo".

La diffusione delle terapie alternative. Il ricorso alle Cam (acronimo di Complementary and Alternative Medicine) nei pazienti affetti da cancro è molto aumentato negli ultimi anni soprattutto per quanto riguarda l'uso di integratori alimentari e le pratiche mente-corpo come le manipolazioni osteopatiche, la meditazione o anche l'ipnosi. "Si stima che negli Stati Uniti circa il 30-40% della popolazione ne faccia uso e, tra i fruitori, circa l'80% sia rappresentato da pazienti con patologie croniche", spiega Puglisi. I dati europei confermano il trend in crescita nell'impiego della Cam, riportando una prevalenza del 35% tra i pazienti oncologici. "Dai dati in nostro possesso, ad oggi, l'uso di queste terapie riguarda per lo più persone di giovane età, con livello culturale elevato e di sesso femminile. Una breve aspettativa di vita e la presenza di preesistenti disturbi psichiatrici possono essere ulteriori fattori favorenti il ricorso alle Cam" aggiunge l'esperto.

Agopuntura, ginseng e guaranà. Se le cure alternative hanno dimostrato di essere inefficaci nella quasi totalità dei casi, nell'ambito delle numerose terapie complementari sono emersi segnali di beneficio in studi clinici randomizzati. "Ad esempio studi recenti hanno dimostrato l'efficacia dell'agopuntura nella gestione delle hot flashes, cioè le vampate di calore, e dell'uso di ginseng e guaranà per combattere la fatigue, condizione comune a molti pazienti con neoplasia avanzata".

La situazione in Italia. I dati riguardanti la realtà italiana sono frammentari e riguardano singole realtà regionali, ma è in corso uno studio osservazionale, lo studio Cameo, che si propone di censire l'uso e l'opinione riguardante le terapie alternative e complementari da parte di pazienti di diversi Centri oncologici italiani. "Questo studio potrebbe darci un quadro più preciso del fenomeno, consentendo di approfondire possibili differenze interregionali" spiega Puglisi che è anche il coordinatore del progetto.  A Udine, inoltre, è in corso uno studio denominato Cameo-Pro, rivolto ai pazienti oncologici che fanno riferimento al Centro dell'ospedale. "Il progetto prevede una sessione informativa sulle Cam tenuta da medici oncologi e la somministrazione di un questionario pre- e post-sessione informativa. Scopi principali dello studio sono favorire una diffusione corretta dell'informazione e incentivare la comunicazione medico-paziente sull'argomento".