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Terapie non convenzionali, i pazienti oncologici non ne conoscono i rischi

Precisi nella scelta delle pratiche alternative, ma non altrettanto attenti a capire se possono interagire con la cura in corso. Così ritraggono i malati di tumore due studi che verranno discussi nel prossimo convegno europeo degli oncologi

3 minuti di lettura
Un paziente oncologico su due utilizza prodotti alternativi o complementari per alleviare gli effetti delle terapie anticancro: dagli integratori alle vitamine, dalle sedute di yoga alle erbe cinesi. Ma assai meno di uno su due è consapevole del fatto che anche le medicine alternative o le pratiche cosiddette naturali possono provocare effetti collaterali e addirittura interagire con i trattatemi anticancro.

• RISCHI NON PERCEPITI
Nel corso di ESMO 2018, la riunione annuale degli oncologi europei che si terrà a Monaco di Baviera dal 19 al 23 ottobre, verranno presentati due studi, uno tedesco e uno francese, che dimostrano proprio questo: da un lato la grande diffusione della medicina complementare o alternativa in oncologia come sostegno alle cure convenzionali, e dall’altro sia la scarsa percezione che i pazienti hanno dei rischi potenziali associati alle “cose naturali” quando si è in cura per un tumore sia la limitata conoscenza di questi effetti che hanno gli stessi operatori sanitari.

• DALLE ERBE CINESI ALLA DIETA VEGANA 
Lo studio tedesco, condotto all’ospedale universitario di Mannheim, ha analizzato tipi e modalità di utilizzo di terapie non convenzionali in un campione di 152 pazienti ambulatoriali con sarcoma, tumore stromale gastrointestinale (GIST) e tumori desmoidi per un periodo di 5 mesi: da gennaio ad aprile di quest’anno. Nell’indagine gli autori hanno preso in esame un insieme molto eterogeno di pratiche o di prodotti alternativi: dalle vitamine ai minerali alle erbe cinesi, dall’omeopatia all’agopuntura, dalla meditazione allo yoga, dal tai chi a nuove abitudini alimentari (per esempio il passaggio a una dieta vegana). I risultati? Il 51% dei pazienti arruolati nella ricerca aveva utilizzato metodi alternativi anche prima della malattia, il 15% soltanto contemporaneamente ai trattamenti anticancro, e nel 44% dei casi era stata proprio la diagnosi di tumore ad averli incuriositi nei confronti delle cure alternative di supporto. Le cure complementari più utilizzate sono risultate la vitamina D, seguita da selenio, zinco, vitamina C mentre, come sottolineano gli autori, sta emergendo l'interesse per la vitamina B17. Meno popolari sono risultati invece i prodotti multivitaminici.

• POCA ATTENZIONE ALLE FONTI
Precisi e mirati nelle scelte, ma non altrettanto informati sui possibili rischi di quanto assumono: il 60% dei pazienti coinvolti nella ricerca non aveva informazioni sufficienti, e nemmeno preoccupazioni, sugli eventuali effetti collaterali o sui rischi associati ai prodotti complementari che assumeva. Quando poi sono stati invitati a indicare le fonti utilizzate per informarsi il 43% ha citato Internet e altri media, il 15% gli amici. Gli oncologi? Solo nel 7% dei casi venivano interpellati, al contrario di quanto accade per gli effetti collaterali delle terapie oncologiche, in questo caso la metà dei pazienti ha dichiarato di rivolgersi all’oncologo. "I pazienti tendono a credere che integratori o erbe siano generalmente sicuri, in realtà non sono privi di rischi. (…) Il rischio di interazioni tra farmaci può aumentare in modo significativo e avere un impatto sui risultati clinici”, ha dichiarato Markus Joerger, oncologo all’ospedale cantonale di St Gallen, in Svizzera, in un commento allo studio tedesco. "Sebbene Internet o altre fonti non vadano demonizzati ottenere informazioni fuori dal contesto clinico può spesso essere fuorviante. I pazienti devono sapere di poter discutere con il loro oncologo qualsiasi scelta relativa alla salute ed essere informati su diverse opzioni quando desiderano ridurre lo stress legato al trattamento del cancro, o più in generale per sentirsi meglio".

• LE INTERAZIONI TRA FARMACI
Lo studio francese presentato all’ESMO è una revisone retrospettiva sulle interazioni tra farmaci realizzata tra il 2014 e il 2018. In questo caso sono stati valutati 202 pazienti con sarcoma seguiti in ambulatorio sottoposti a chemioterapia o a inibitori delle tirosin-chinasi.: "Sappiamo da precedenti studi che un paziente ambulatoriale con cancro su tre è suscettibile di potenziali interazioni farmaco-farmaco", ha dichiarato Audrey Bellesoeur dell'Università Paris Descartes, autore principale della ricerca. "Una migliore comprensione di questi meccanismi oggi è necessaria per una vera medicina personalizzata. Nella nostra analisi il 29% delle interazioni farmaco-farmaco che richiedono interventi farmacologici sono state associate a prodotti alternativi complementari. I rischi di interazioni con i farmaci non convenzionali sono gli stessi degli altri co-farmaci: principalmente aumento della tossicità e perdita di efficacia dei trattamenti anticancro. Tuttavia, spesso abbiamo meno informazioni sulla composizione di questi prodotti e sul loro rischio di tossicità o di interazione quando vengono usati in combinazione con altri agenti".

• SERVONO PIU' STUDI
Le possibilità di intervento per migliorare contemporaneamente la salute ma anche il benessere quotidiano dei malati di cancro sono diverse. Tra queste c’è l’aumento della caratterizzazione del rischio di interazione tra farmaci in concologia, visto che i  malati di cancro  assumono sempre più prodotti contemporaneamente “ma non sono ancora controllati di routine", ha ripreso Joerger. Non solo: “i centri oncologici – ha aggiunto - devono anche investire in una medicina integrata che combini trattamenti medici anti-cancro con terapie non convenzionali. L'oncologo medio ha una scarsa conoscenza di questi metodi alternativi; questo è dovuto principalmente alla mancanza di studi e database nel settore. Sono necessari ulteriori sforzi per capire come erogare trattamenti misti in modo sicuro e per sviluppare esperienze per consigliare meglio i nostri pazienti”.