
Non è un caso che al Congresso nazionale Siaip (Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica), in corso a Milano dal 16 al 18 maggio, sarà presentata e discussa una revisione della letteratura che analizza gli studi più recenti sulle conseguenze della carenza di vitamina D in età pediatrica. Ricerche dalle quali emerge l’importanza di questa vitamina già durante la gravidanza e poi nel neonato per la prevenzione delle malattie allergiche. La vitamina D sembra svolgere un ruolo importante anche nel bambino più grande nella prevenzione e nella terapia dell’asma e delle infezioni respiratorie ricorrenti.
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Salva il sistema immunitario
"In età pediatrica la vitamina D serve per la crescita ed il benessere osseo, ma ha anche un effetto centrale nel modulare le funzioni del sistema immunitario. Infatti, la vitamina D è in grado di interagire con diverse cellule del sistema immunitario, regolando la risposta agli agenti infettivi e modulando la risposta immunologica. Studi recenti hanno messo in luce che nei bambini asmatici la supplementazione con vitamina D riduce la frequenza degli episodi e favorisce un miglior controllo della patologia utilizzando naturalmente i farmaci di base antiinfiammatori. Il deficit di vitamina D invece è spesso correlato ad un maggior numero di accessi ospedalieri per broncospasmo e a una maggiore necessità di terapia con corticosteroidi orali”, spiega Diego Peroni, ordinario di Pediatria Università di Pisa.Non meno importante il ruolo protettivo della Vitamina D nei confronti di infezioni dell’apparato respiratorio come, ad esempio, Tbc, otite media, faringotonsilliti, bronchioliti e respiro sibilante o wheezing virale. “Due importanti studi – aggiunge Peroni- hanno ad esempio documentato che i neonati con bassi livelli di vitamina D nel sangue cordonale hanno maggiori rischi di sviluppare infezioni respiratorie e bronchiolite a tre mesi rispetto ai neonati senza deficit di vitamina D.”
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Quando e come deve assumerla?
“E’ importante sapere che gli esseri umani acquisiscono solo il 10% della vitamina D con l’alimentazione (olio di pesce e olio di fegato di merluzzo) e il 90% per sintesi dopo l’esposizione alla luce solare” spiega Michele Miraglia del Giudice, vicepresidente Siaip e professore associato di Pediatria all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. “In alcune latitudini, tranne che durante i mesi estivi, la pelle produce poca o nessuna vitamina D dal sole - aggiunge - Alcune ricerche hanno documentato nel mondo una diffusa insufficienza di vitamina D in ampie fasce della popolazione pediatrica che dipende dalle latitudini in cui si vive, dal colore della pelle (le persone di pelle scura necessitano di una maggiore esposizione la sole), dalla presenza di condizioni patologiche come l’obesità, ma anche dagli stili di vita come ad esempio il troppo tempo passato in casa e l’assenza di gioco all’aperto. In Italia alcuni studi condotti su neonati e bambini in varie città, parlo di Novara, Verona, Nord-Est, Parma, Roma, hanno rilevato un ampio deficit di vitamina D, la cui entità varia a seconda della zona geografica in cui si vive, ma che possiamo mediamente stimare attorno al 50%. La carenza di vitamina D è quindi una condizione che riguarda 1 bambino italiano su 2”.LEGGI Non abusate della vitamina D
Le raccomandazioni
Le società scientifiche (Consensus Sip-Sipps) raccomandano la supplementazione di vitamina D in tutti i bambini nel primo anno di vita, qualunque sia il tipo di allattamento (con dosaggi compresi tra le 400 Ul al giorno (unità internazionale) e fino a 1.000 UI al giorno di vitamina D in presenza di fattori di rischio di deficit. Da 12 mesi a 18 anni la profilassi giornaliera è raccomandata nei soggetti a rischio (bambini di etnia non caucasica ed elevata pigmentazione, con ridotta esposizione solare, bambini con insufficienza renale o epatite cronica, obesi, affetti da malattie infiammatorie croniche o da celiachia)Know How Salute - Vitamina D, le linee guida per un corretto utilizzo - Integrale
