
Così la professoressa Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria all'università di Parma e presidente WAidid.
"Se fino allo scorso anno nel nostro Paese questo era raccomandato solo nel secondo e nel terzo trimestre, oggi la somministrazione è prevista in Italia e nel resto del mondo anche nei primi tre mesi di gravidanza. Si tratta di una svolta importante nella prevenzione di questo serio problema di sanità pubblica", evidenzia Esposito.
"L'obiettivo è garantire la massima protezione possibile alla mamma e al bambino fino ai sei mesi di età".
Per l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) le donne incinta devono avere la più alta priorità nella somministrazione vaccinale. Ulteriori categorie a cui è raccomandato il vaccino contro l'influenza sono i bambini di età compresa tra i 6 e i 59 mesi, gli anziani, i soggetti con malattie croniche e i professionisti sanitari.
L'unica protezione fino ai 6 mesi di età è offerta dall'immunizzazione in gravidanza.
"È opportuno sottolineare - conclude la professoressa Esposito - che i dati relativi all'utilizzo dei vaccini influenzali inattivati dimostrano l'assoluta assenza di eventi avversi sul feto e sulla mamma attribuibili al vaccino. In questo contesto, la corretta informazione assume un ruolo di primaria importanza perché in grado di abbattere quelle false credenze e convinzioni non fondate che comportano inutili ed erronei allarmismi, mettendo seriamente a rischio la salute delle persone".