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Chirurgia della mano: ecco perché bisogna rivolgersi ai superspecialisti

Chirurgia della mano: ecco perché bisogna rivolgersi ai superspecialisti
Incidenti domestici e professionali, ma anche artrosi e patologie specifiche come il tunnel carpale. L'obiettivo è il recupero della massima funzionalità
4 minuti di lettura

Diamo una mano alla mano. E' l'appello della Società Italiana di Chirurgia della Mano che ha appena promosso una Giornata nazionale di sensibilizzazione e prevenzione sulle patologie e i traumi dell'arto superiore. Le patologie che interessano la mano assumono sempre più rilievo nelle nostre comunità ad alte richieste funzionali, soprattutto in ambito lavorativo, e in generale nella nostra società. I traumi della mano sono la prima causa di assenza dal lavoro, anche se il problema più evidente è rappresentato dai traumi durante le attività quotidiane (traumi domestici, incidenti in cui sono coinvolti bambini).

In aumento anche i traumi domestici

E sono in aumento purtroppo anche i traumi legati ad attività ricreazionali come il giardinaggio o altre attività che si svolgono in casa e che comportano a volte anche l'amputazione di segmenti che è possibile ricostruire solo in centri ad alta specializzazione. Altrettanto rilevanti sono attualmente le patologie non acute (fra tutte artrosi, sindrome del tunnel carpale) che provocano difficoltà funzionali importanti nello svolgimento delle attività quotidiane. Per entrare in questo universo complesso di possibilità e limiti rappresentato dalla mano, ci siamo fatti guidare dalla dottoressa Maddalena Bertolini (Ortopedia e Traumatologia II ad indirizzo Chirurgia della Mano, Cto di Torino), figura di primo piano per la chirurgia della mano e la microchirurgia ricostruttiva per lesioni complesse e microchirurgiche in urgenza e in elezione. E' anche consigliere della Società Italiana di Chirurgia della Mano.

Dottoressa Bertolini, perché la mano può essere considerata una struttura complessa e come mai si tende a ignorare questa complessità?

"La mano ha una struttura complessa perché contiene molte strutture in poco spazio, è la parte del corpo con l'anatomia più complessa, ci sono più di venti tendini, nervi, arterie, legamenti, tutti molto piccoli e tutti molto vicini tra di loro, quindi è praticamente impossibile farsi una lesione a livello della mano, una ferita, e non avere un danno a qualcuna di queste strutture. Che poi sono sacre, perché sono fondamentali per la funzionalità. Secondo problema: tutte le strutture della mano, in particolare i tendini, sono interconnesse fra di loro. Il lavoro più importante della mano è l'opposizione e l'apprensione, qualsiasi gestualità quotidiana richiede la coordinazione fra le dita, e poiché noi compiamo operazioni raffinatissime con le mani, un dito lesionato determina un deficit di tutta la mano. Una mia lezione classica agli studenti è sempre stata: "potenzialità lesive gravi della piccola traumatologia della mano". In parole semplici, se ho una lesione da punta al palmo, da taglierino, e mi posso lesionare sia un tendine, che un nervo e un'arteria contemporaneamente. La mano è la prolunga del nostro cuore e dei nostri pensieri, è la parte del nostro corpo che vediamo più spesso, è davanti ai nostri occhi, esprime la gestualità affettiva, ci introduce nel mondo, siamo talmente in intimità con le nostre mani che il pensiero della complessità neanche sfiora le persone comuni che non hanno dimestichezza con le questioni mediche".

Sensibilizzare le persone e la comunità sulla salute della mano significa anche fare prevenzione con benefici per tutti?

"Certamente, è un bene che i cittadini sappiano che cosa può comportare un infortunio sulla mano, perché possono capire molte cose. Ed è fondamentale anche che sappiano che noi professionisti della mano esistiamo, questo perché in caso di traumi o patologie sapranno dove recarsi. E il posto giusto è un centro dedicato alla mano. Lo dicevano anche i nostri maestri: chi per primo vede una mano traumatizzata e la gestisce, è colui che maggiormente incide sull'outcome e quindi sul risultato finale. Un trauma della mano gestito male all'inizio diventa molto complesso da recuperare per noi. Per tale ragione la SICM ha creato una commissione, della quale sono presidente, che è il Cumi, coordinamento urgenze microchirurgiche italiane, che si occupa dell'accreditamento, chiaramente avvallato dalla Società Italiana e dal consiglio direttivo, dei centri italiani".

Attualmente quali sono le patologie e gli infortuni della mano più comuni?

"Certamente quelli sul lavoro rappresentano una grande parte, data la prevalenza dell'industria manifatturiera in Italia. Stiamo infatti lavorando per la creazione di una startup per rendere edotte le aziende su che cosa può rappresentare anche sul lungo periodo un infortunio alla mano: si tratta di tempi lunghissimi di recupero, soprattutto per amputazioni e subamputazioni delle dita delle mani. Noi diamo fondo alla nostre capacità ricostruttive, ma poi il paziente deve affrontare un percorso molto lungo, quindi sta lontano dal lavoro, non produce reddito, eccetera. Perciò è importante fare prevenzione e informazione a livello aziendale".

Altri casi frequenti quali sono?

"I traumi domestici specialmente in età pediatrica, dalle fratture alle ferite, dalle lesioni dei tendini ai traumi complessi, sono molto difficili da gestire e anche da riabilitare. Le patologie più comuni invece sono le malattie degenerative come l'artrosi delle mani, logicamente legata all'anzianità, le compressioni dei nervi, tipicamente il tunnel carpale, la compressione del nervo a gomito, tutte le patologie malformative infantili, gli esiti di traumi, la tendinite, le tendinopatie come il famoso dito a scatto. Ne cito solo alcune, anche perché la chirurgia della mano è sistematizzata in 5 mila pagine".

La microchirurgia della mano interviene in situazioni estremamente delicate. Nella struttura ospedaliera in cui lei opera avete messo a punto tecniche all'avanguardia. Di che cosa si tratta?

"I centri di chirurgia della mano accreditati che fanno anche microchirurgia d'urgenza, spostando parti di cute o di muscoli o arterie, o tutto insieme, da una parte del corpo in un'altra. E il sito donatore in seguito a questi interventi non deve avere deficit funzionali né estetici. L'evoluzione in questo campo però non è tanto legata alla robotica. Disponiamo di microscopi sofisticati che non ci sono poi così d'ausilio, perché ciò che incrementa la qualità del nostro lavoro sono le nostre skill, cioè la nostra capacità di ricostruire sempre più cose, anche trasportando dita del piede alla mano o lembi compositi da una parte del corpo all'altra. In ultima istanza la microchirurgia e gli impianti mirano alla funzionalità. Una mano reimpiantata deve funzionare, non deve solo sopravvivere dal punto di vista vascolare".

La ricerca quali possibilità offre?

"Parliamo di possibilità ricostruttive ed abilità nel trovare soluzioni a problemi che possono apparire irrisolvibili. Quindi il training continuo fa evolvere le tecniche. Noi al Cto abbiamo un laboratorio di microchirurgia dove i giovani possono esercitarsi. Le competenze avanzate sono sempre di più soluzioni creative a lesioni complesse, e per raggiungere questi risultati la formazione è indispensabile. La Società Italiana di Chirurgia della Mano, per il fuoco della passione e senza sostegni, fa formazione gratuita e alleva i giovani nell'ambito della microchirurgia. Non c'è nessuna protesi che possa essere equiparata a una mano ricostruita: sappiamo che la mano è complessissima e fa cose magiche, basti pensare a che cosa fa con le mani un orologiaio della Rolex, un artigiano di Hermès, un artista, un musicista".

Sulla base della sua esperienza, nelle patologie della mano esistono passaggi che si devono e si possono fare prima di ricorrere alla chirurgia?

"Si, ci sono patologie che richiedono prima una fase col fisioterapista, col medico fisiatra, per una valutazione, o per il recupero, o per risolvere dei problemi, o per ridurre il dolore, dopodiché interveniamo noi se tutto questo non dovesse essere sufficiente. Però più spesso succede il contrario, cioè noi facciamo la parte chirurgica e dopo intervengono i fisiatri e i fisioterapisti con cui avviene un continuo confronto per fare il punto della situazione".