"IL PIANO vaccini nei prossimi giorni sarà decisamente potenziato, si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio”, ha detto ieri il premier Mario Draghi nel videomessaggio in occasione della Giornata internazionale della donna. Una dichiarazione attesa dagli oltre 400 mila pazienti oncologici ed ematologici in trattamento e cadiologici gravi. “Plaudiamo alle parole del Presidente del Consiglio. FOCE, la Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi, ha più volte chiesto di immunizzare questi pazienti in contemporanea con gli over 80. Sono cittadini estremamente vulnerabili che corrono gravi rischi fino alle morte, se contagiati dal Covid. Non possono più aspettare”, ha detto Francesco Cognetti, presidente FOCE.
Solo Lazio e Veneto hanno cominciato le vaccinazioni dei pazienti
“Siamo a disposizione per somministrare i vaccini immediatamente nelle nostre strutture, senza difficoltà o ritardi", continua Cognetti: "Conosciamo tutti i nostri pazienti e possiamo metterli in sicurezza in breve tempo, senza alcuna difficoltà organizzativa. È una battaglia di civiltà ed è necessario, come ha sottolineato il Presidente Draghi, assumere decisioni ponderate ma anche molto rapide. Purtroppo, oggi, la situazione in Italia è a macchia di leopardo. Il Lazio ha cominciato dal 1° marzo le vaccinazioni dei pazienti oncologici ed ematologici, il Veneto da pochi giorni. Le altre Regioni devono attivarsi quanto prima, emanando le delibere. Poi i centri di cura potranno inviare alle Regione la lista di pazienti in trattamento attivo da vaccinare”.
I decessi tra i pazienti oncologici
A preoccupare è anche l’aumento dei casi di Covid, che rischiano di saturare i letti di degenza ordinaria e delle terapie intensive a discapito dei pazienti onco-emotologici e cardiologici, con progressive cancellazioni di interventi salvavita. “L’incremento dei ricoveri sia nei reparti di degenza che nelle terapie intensive di queste settimane comporta un carico di lavoro estremamente gravoso per medici e infermieri e crea non pochi problemi per la gestione di malattie gravi", sottolinea Cognetti: "La fragilità del sistema complessivo è testimoniata dal tasso di mortalità fra i contagiati dal Covid, che viene riferito come particolarmente elevato nel nostro Paese da tutte le agenzie internazionali più accreditate. Inoltre il recente rapporto prodotto dall’Istat e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha evidenziato che tra marzo e dicembre 2020 si sono osservati in Italia circa 108.000 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019. Almeno 70mila decessi sono dovuti direttamente al Covid e circa il 50% di questi ha riguardato proprio i nostri pazienti, morti perché contagiati. I restanti 30mila sono sempre nostri pazienti, soprattutto in questa fase cardiologici, deceduti non per il Covid ma anche per le difficoltà di assistenza negli ospedali negli ultimi mesi. L’unico modo per abbattere questa mortalità è vaccinare le persone più a rischio, quindi gli ultraottantenni e i pazienti fragili”.
Dall'altra parte è necessario riavviare al più presto gli screening su tutto il territorio, delle visite e degli interventi chirurgici rinviati. "L’aderenza alle terapie è fondamentale e i malati devono continuare ad andare in ospedale per curarsi - conclude Cognetti - o rischiamo di vanificare gli importanti progressi ottenuti negli ultimi venti anni, grazie anche a trattamenti sempre più efficaci”.