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Tumore della prostata: lo screening personalizzato può prevenire 1 decesso su 6

Tumore della prostata: lo screening personalizzato può prevenire 1 decesso su 6
Tenere conto non solo dell’età e del valore del Psa, ma anche del profilo genetico. E, in caso di sospetti, eseguire la risonanza magnetica prima della biopsia. Così, secondo i ricercatori dello University College di Londra, si potrebbe evitare un terzo delle sovradiagnosi
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Uno programma nazionale di screening personalizzato, rivolto solo agli uomini che sono a maggior rischio di sviluppare un tumore della proposta, potrebbe prevenire una morte su sei e ridurre significativamente le sovradiagnosi. Il programma si dovrebbe basare sull’età, sul profilo genetico e sul valore del PSA (l’antigene prostatico specifico) e prevedere la risonanza magnetica prima di effettuare una eventuale biopsia. È questa la conclusione di uno studio condotto su simulazioni al computer dall'University College di Londra e dell'Università di Londra, e pubblicato su Jama Network Open. I ricercatori hanno creato un'ipotetica coorte di 4,5 milioni di uomini (cioè il numero dei 55-69enni in Inghilterra) e hanno simulato i risultati che si potrebbero ottenere se si introducessero strategie di screening nazionali basate solo sull’età o sull’età e sul rischio genetico. “Il cancro della prostata è una delle principali cause di morte per tumore tra gli uomini, ma non c’è oggi un programma di screening nazionale, perché si ritiene che i danni (da sovradiagnosi, ndr.) superino i benefici", spiega Tom Callender, del Department of Applied Health Research allo University College di Londra e primo autore dello studio. "Però - ha aggiunto - chi ha un rischio genetico più alto ha maggiori probabilità di trarre vantaggio dagli screening”.

Le linee guida inglesi

Quello della prostata è il tumore più diffuso negli uomini: in Italia ogni anno si contano circa 36.000 nuove diagnosi di malattia e 6.800 decessi. La sopravvivenza è però tra le più alte: a 5 anni è del 92%. Nel Regno Unito, cioè dove è stato realizzato lo studio in questione, attualmente gli uomini con un sospetto carcinoma prostatico vengono sottoposti al test del PSA. A chi è positivo al test, sulla base delle linee guida del National Institute of Clinical Excellence (NICE), viene raccomandata una risonanza magnetica prima della biopsia: in questo modo, la capacità di individuare tumori aggressivi aumenta e contemporaneamente il rischio di diagnosi eccessive e di trattamenti non necessari, e quindi di effetti collaterali, si riduce.


Strategie a confronto

Nello studio è stato prima immaginato un programma di screening in cui tutti gli uomini di età compresa tra 55 e 69 anni eseguono un test del PSA ogni quattro anni: chi supera i valori soglia, esegue anche una risonanza magnetica e, solo in seguito, la biopsia. E’ stato poi simulato un altro percorso in cui gli uomini eseguono il test del PSA (seguito da risonanza magnetica e, se necessario, dalla biopsia) solo se il loro rischio personale, calcolato in base all’età e al punteggio dato dal loro “profilo genetico” (in base a un test poligenico), raggiunge un certo valore soglia.
 

Le proiezioni, che comprendono i decessi, le sovradiagnosi e il rapporto costo-efficacia per il sistema sanitario, sono stati confrontati per tre scenari: nessuno screening, screening universale in base all'età e screening più mirato basato sul rischio, con e senza risonanza magnetica prima della biopsia nei pazienti con un esame del sangue PSA positivo. La conclusione? Lo scenario migliore, ossia quello che dà maggiori benefici, è risultato quello basato sul rischio. I dati mostrano che sarebbe quindi necessario sottoporre a screening gli uomini con un rischio minimo di ammalarsi di cancro della prostata nei successivi 10 anni del 3,5%, che corrisponde a circa la metà di tutti gli uomini di età compresa tra 55 e 69 anni.

Un decesso su 6 in meno

Questo programma, secondo le analisi dei ricercatori, potrebbe prevenire fino al 16% dei decessi per carcinoma prostatico - quasi un decesso su sei - e ridurre le sovradiagnosi del 27%. Applicare la soglia di rischio del 3,5% sarebbe anche economicamente più conveniente rispetto allo screening di tutti gli uomini di età compresa tra 55 e 69 anni. Ora, è vero che lo screening di tutti gli uomini in quella fascia di età (la strategia basata sull'età) farebbe prevenire più decessi per cancro alla prostata (20% contro 16%), ma uno screening costruito sul rischio previene un numero di decessi abbastanza simile, riducendo però contemporaneamente fino al 70% (la percentuale dipende dalla soglia di rischio utilizzata) il numero di tumori diagnosticati in eccesso (quei tumori che poi si dimostrano innocui) e il numero di biopsie necessarie di circa un terzo.

Dal modello al mondo reale


"Il nostro studio mostra che lo screening per il cancro alla prostata - che potrebbe far risparmiare tra il 16% e il 20% dei decessi - potrebbe essere possibile utilizzando il rischio genetico e la risonanza magnetica come parte del percorso diagnostico”, dice Mark Emberton, preside della facoltà di medicina dell'UCL e coautore della ricerca. Che - conclude - “apre la strada a sperimentazioni cliniche per studiare l'implementazione del modello di screening nel mondo reale".