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Tumore dell'ovaio: test del sangue e ecografie non salvano la vita. "Le donne stiano attente ai sintomi"

Tumore dell'ovaio: test del sangue e ecografie non salvano la vita. "Le donne stiano attente ai sintomi"
Un grande studio dimostra che gli strumenti a disposizione per scovare in anticipo questa neoplasia non riducono la mortalità. I grandi esperti ci spiegano perché. E cosa devono fare le donne
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È possibile ridurre l'impatto del tumore dell'ovaio grazie allo screening? I benefici dei programmi di prevenzione per il tumore alla mammella, del collo dell'utero e del colon retto sono sotto gli occhi di tutti. E quindi è legittimo chiedersi se anche per una malattia per cui la sopravvivenza a 5 anni è purtroppo solo del 40%, lo screening possa fare la differenza.

Per provare questa ipotesi, la comunità scientifica sta cercando da anni di valutare un metodo di monitoraggio affidabile che rilevi la malattia quando i trattamenti sono ancora efficaci, salvando così vite umane. L'ultimo sforzo è stato quello Collaborative Trial of Ovarian Cancer Screening inglese (UKCTOCS), i cui  risultati sono stati pubblicati su Lancet. In estrema sintesi, lo screening non ha ridotto la mortalità per tumore ovarico.

Lo studio

Lo studio è stato condotto su oltre 200mila donne che al momento del reclutamento avevano tra 50 e 74 anni. I ricercatori le hanno suddivise in modo casuale in tre gruppi: nel primo - il controllo, circa 100mila donne - non è stato effettuato alcun test per scovare in tempo la malattia. Nel secondo, circa 50mila donne sono state sottoposte a screening multimodale, cioè a dosaggio annuale della proteina CA125 accompagnato da un'ecografia transvaginale (CA125 è un marcatore i cui alti livelli nel sangue possono suggerire la presenza di un tumore, ma anche una gravidanza, l'endometriosi o le mestruazioni). Nel terzo gruppo, altre 50mila donne sono state monitorate con un'ecografia transvaginale annuale. Lo screening è durato fino al 2011 e tutto il campione è stato seguito per una media di 16 anni. Risultato: la percentuale di casi di tumore ovarico è stata la stessa in tutti e tre i gruppi (1%); nel gruppo sottoposto ad ecografia transvaginale e dosaggio del CA125 le diagnosi in stadio iniziale sono state il 47% in più rispetto al gruppo non sottoposto a screening e quelle in stadio avanzato sono diminuite del 24,5%, ma nonostante questo nessun test ha portato a una riduzione del numero dei decessi. “Purtroppo, anticipare la diagnosi non significa automaticamente ridurre la mortalità [...]. Lo studio si è chiuso con risultati negativi: l'ecografia e il dosaggio del Ca125 non vanno eseguiti come test di screening, non hanno alcuna utilità. Risultati da un certo punto di vista deludenti, ma comunque importanti, per evitare esami inutili e per concentrare la ricerca su altri test”, scrive su Twitter Massimo Di Maio, Segretario nazionale dell’Associazione italiana oncologia medica (Aiom) e Direttore dell’Oncologia dell’Ospedale Mauriziano, Università di Torino.

Un tumore aggressivo fin dai primi stadi

Ma come si spiega? “Anche i tumori al primo e al secondo stadio recidivano in una percentuale del 15-30%", risponde Sandro Pignata, Direttore dell’Oncologia Medica Uro-Ginecologica dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli: "Questo accade perché il tumore ovarico tende ad aggredire il peritoneo molto presto, quindi ci troviamo spesso di fronte a tumori che sono solo apparentemente in stadio iniziale, ma che si rivelano in realtà più avanzati”.

 

Per l'esperto, uno screening come è stato pensato in questo studio non ha senso: "È una malattia difficile - continua Pignata - e solo una diagnosi precocissima, che avvenga prima che il tumore si sviluppi, potrà portare a una riduzione della mortalità. Per questo credo che lo screening, se ci sarà in futuro, sarà di tipo molecolare, in grado cioè di evidenziare delle mutazioni chiave nelle cellule prima che si sviluppi il tumore vero e proprio. Sta andando in questa direzione un lavoro italiano che studia le mutazioni della proteina p53 nel tessuto prelevato con i Pap-Test: è ancora tutto da dimostrare, ma i primi dati sono incoraggianti".

Un altro messaggio, secondo Pignata, è potenziare quello che oggi sappiamo che può davvero fare la differenza, ossia individuare le persone con mutazioni BRCA: "Dobbiamo dare ancora più rilievo alla prevenzione dei tumori ereditari, che possono essere prevenuti identificando le pazienti portatrici delle mutazioni ed estendendo i test genetici ai familiari sani. Ad oggi questa non è un pratica clinica diffusa allo stesso modo in tutte le regioni, e c’è bisogno di maggiori investimenti e risorse".

Possiamo scovare in anticipo il tumore, ma non serve

"UKCTOCS è il primo trial a dimostrare che lo screening può rilevare il carcinoma ovarico in anticipo - ha dichiarato Usha Menon, dell’Unità Clinical Trials dell’University College di Londra e primo autore dello studio - Tuttavia, questo studio, molto ampio e rigoroso, dice chiaramente che entrambi gli approcci utilizzati non hanno salvato vite, quindi non possiamo raccomandare uno screening del carcinoma ovarico per la popolazione generale che utilizzi queste metodiche”.

Fare attenzione ai piccoli cambiamenti

Anche se ancora non possiamo contare su un test di prevenzione efficace, è importante che le donne prestino attenzione a cambiamenti anche piccoli o a sintomi insoliti o persistenti. “I sintomi del carcinoma ovarico possono essere vaghi e simili ai quelli provocati da condizioni meno gravi, il che può complicare la scoperta della malattia. Che si tratti di dover andare in bagno più spesso, di dolore addominale, di gonfiore o di qualcos'altro, le donne devono parlarne con il loro medico. Nella maggior parte dei casi non sarà cancro, ma è meglio controllare", ha aggiunto Michelle Mitchell, amministratore delegato di Cancer Research UK. "Si dice spesso che quello ovarico è un tumore insidioso e che non dà sintomi, ma in realtà le pazienti riportano spesso che dei sintomi erano presenti già mesi prima della diagnosi", conclude Pignata: "La visita ginecologica è fondamentale quando si hanno dei disturbi insoliti".