Per il cancro della prostata si apre davvero l'era dei "terapia nucleare". C'è un nuovo radiofarmaco, infatti, che ha dimostrato di ridurre il rischo di morte del 38% nei pazienti resistenti alla terapia ormonale. E' questo l'importante risultato dello studio Vision, uno dei più attesi tra quelli presentati quest'anno al meeting dell'Asco. Studio che sembra destinato a portare un cambio di filosofia e a decretare l’arrivo definitivo della medicina di precisione (e della medicina nucleare) anche, finalmente, per il tumore che più di ogni altro colpisce gli uomini.

I dati dello studio Vision
Il radiofarmaco utilizza gli isotopi del lutezio e si chiama 177Lu-PSMA-617. Nei pazienti con tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione e che presenta PSMA (antigene di membrana specifico della prostata, identificato tramite un nuovo esame, la PET PSMA), l’aggiunta di questo radioligando alla terapia standard ha dimostrato di ridurre del 60% il rischio di progressione rispetto alla terapia standard da sola. “Vision è uno degli studi più rilevanti tra quelli presentati quest’anno all’Asco”, conferma Giuseppe Procopio, Responsabile Oncologia Medica genitourinaria della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: “L’efficacia antitumorale del lutezio ha indotto un significativo vantaggio in sopravvivenza libera da progressione e globale in pazienti selezionati sulla base di un esame diagnostico innovativo: la PET PSMA”.

La terapia con i radioligandi
Il meccanismo di azione dipende dal fatto che 177Lu-PSMA-617 è in grado di legarsi proprio al PSMA, che si trova sovraespresso nella maggior parte delle cellule tumorali della prostata. In questo modo il radiofarmaco ha la capacità di agire solo sui tessuti malati, risparmiando tutto ciò che sta attorno. La terapia con radioligandi, infatti, consiste nell’uso combinato di un composto (ligando) capace di un’azione mirata di precisione e di un radioisotopo con attività terapeutica (particella radioattiva). Dopo la somministrazione per via endovenosa, il radioligando si lega al marcatore o recettore presente sulla cellula tumorale, e il radioisotopo danneggia le cellule tumorali bersaglio, uccidendole o distruggendo la loro capacità di replicarsi. Ogni dose di 177Lu-PSMA-617 sarà prodotta specificatamente per ogni singolo paziente.

Un farmaco facile da somministrare
“La medicina nucleare utilizza sostanze radioattive per colpire le cellule tumorali”, spiega Ettore Seregni, Direttore Struttura Complessa Medicina Nucleare Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano: “Il medico nucleare lavorerà in team con l’oncologo per valutare se il paziente è candidabile al trattamento con 177Lu-PSMA-617, analizzando i risultati della PET diagnostica eseguita in precedenza. Probabilmente questa terapia potrà essere eseguita in molti casi anche ambulatorialmente, senza quindi la necessità di ricovero del paziente. Le radiazioni emesse dal paziente, infatti, sono limitate e la radioattività diminuisce in breve tempo, per cui, seguendo le opportune precauzioni ed indicazioni, non ci sono rischi per caregiver e familiari”.
I progressi nella sopravvivenza
Sono stati approvati diversi nuovi farmaci negli ultimi anni per il tumore della prostata avanzato, ma per la prima volta questa nuova terapia sfrutta un meccanismo diverso da quello legato agli androgeni. “In 10 anni sono stati fatti grandi progressi, che hanno permesso di aumentare la sopravvivenza media da 6 mesi a oltre 5 anni”, dice Sergio Bracarda, Direttore del Dipartimento Oncologico e della Struttura Complessa di Oncologia Medica e Traslazionale dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni: “La nuova terapia mirata con radioligando, oltre a mostrare un’efficacia clinica molto promettente, rappresenta un approccio terapeutico innovativo e non cross-reagente con altri farmaci già disponibili, in una malattia complessa da trattare. Dovremo capire bene i nuovi risultati e come usare tutti i nuovi farmaci nella giusta sequenza e la gestione degli effetti collaterali”.
Il programma di accesso per uso compassionevole
Lo studio Vision per ora ha riguardato solo pazienti con alle spalle più linee di trattamento, ma sono già in corso studi per portare questo approccio nella fasi più precoci. “L’Italia non ha partecipato a questo primo studio, ma a breve anche il nostro Paese comincerà l’iter per il programma di accesso per l’uso compassionevole, probabilmente già a partire dall’ultimo quadrimestre del 202”,conclude Procopio: “I criteri saranno verosimilmente gli stessi considerati nello studio Vision, ma invitiamo i pazienti interessati a contattare il proprio centro sul territorio nei prossimi mesi per avere informazioni sulle modalità di accesso”.
“Lo studio VISION è la testimonianza del nostro impegno nella lotta contro i tumori – afferma Giancarlo Benelli, Amministratore Delegato Advanced Accelerator Applications (AAA) Italy -. Lo studio ha dimostrato importanti benefici clinici offerti dal trattamento con radioligando, un approccio innovativo alla cura del tumore, perché in grado di personalizzare la terapia. I radioligandi – prosegue Giancarlo Benelli - si inseriscono nella strategia di Novartis di reimmaginare la medicina con l’obiettivo di migliorare e prolungare la vita delle persone colpite dal cancro.”