In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Papillomavirus: tutto quello che c’è da sapere sui test e sulla prevenzione

Papillomavirus: tutto quello che c’è da sapere sui test e sulla prevenzione
HPV si trasmette per via sessuale: è responsabile del 99% dei casi di tumore del collo dell'utero e di una parte di altri tumori, tra cui ano, pene, vulva, gola. Undici domande e risposte per chiarire i dubbi
4 minuti di lettura

È responsabile di praticamente tutti i tumori del collo dell'utero nelle donne (99%) e di parte dei tumori di ano, vulva, vagina, pene e gola. Parliamo del papillomavirus umano, o Hpv, con cui quasi tutti vengono in contatto (90% della popolazione) nel corso della vita, attraverso i rapporti sessuali. Ne esistono oltre 100 ceppi, ma solo 12 possono causare il cancro se l’infezione persiste: di solito, la lesione compare dopo più di 10 anni dal contagio.

Hpv e tumore del collo dell’utero

Quando si parla di Hpv si parla soprattutto di tumore del collo dell’utero (o cervice uterina) e c’è un motivo. È al quarto posto tra i tumori più comuni nelle donne, e secondo il rapporto “Global Cancer Statistics 2020 rappresenta il 6,5% di tutti i tumori diagnosticati nel sesso femminile nel mondo. Nel nostro paese questa patologia rappresenta l’1,3% di tutti i tumori che colpiscono le donne, con 2.400 nuovi casi registrati ogni anno e circa 500 decessi. Ma in tutto il mondo occidentale il numero dei casi e delle morti per carcinoma della cervice uterina sono in calo costante, grazie alla diffusione dello screening per la diagnosi precoce e alla vaccinazione che previene l’infezione. Grazie a questa azione combinata, in Italia negli ultimi anni - prima della pandemia, va sottolineato - l’incidenza dei tumori della cervice uterina è diminuita di quasi il 25%.

In cosa consiste lo screening per il tumore del collo dell’utero?

Da noi lo screening per il tumore del collo dell’utero viene proposto gratuitamente alle donne con modalità differente a seconda delle regioni (in alcuni casi si riceve l’invito a partecipare con l’appuntamento già prefissato, in altri bisogna prenotarlo autonomamente, ci si può informare presso il proprio medico di famiglia). Il Pap-test è offerto gratuitamente in Italia ogni 3 anni alle donne tra i 25 e i 30 anni, mentre l’Hpv-Dna-Test viene eseguito ogni 5 anni alle 30-64enni. Il sistema sanitario italiano, attraverso le regioni, sta completando la transizione verso il modello di screening basato sull’HPV- Test, che sta diventando l’esame diagnostico di primo livello per il cervico-carcinoma (sul sito del Ministero della Salute è possibile trovare tutte le informazioni; è possibile che non tutte le regioni si siano adeguate al nuovo screening basato su Hpv-Dna Test).

Che differenza c’è tra Pap-test e HPV-DNA-test?

Il Pap-Test individua nel collo dell’utero le cellule eventualmente modificate dalla presenza del virus HPV, è quindi un test citologico. L’HPV-DNA-test (o HPV-test) è invece un esame molecolare e non rileva la presenza di cellule alterate dal virus, ma direttamente il DNA virale. È quindi un esame molto sensibile. L’HPV-test va effettuato non prima dei 30 anni e va ripetuto con intervalli non inferiori ai 5 anni. Dai 25 a 30 anni l’esame di riferimento rimane il Pap-Test da eseguirsi ogni tre anni. Questa scelta è dovuta al fatto che quando si è giovani la probabilità di avere un’infezione da HPV è molto alta, ma molto raramente assume un’importanza clinica, ossia porta a un tumore o a un’altra patologia.

 
Cosa succede se si è positive all’HPV-test?

Una donna positiva all’HPV-Test dovrà sottoporsi a Pap-Test che, quindi, diventa un esame di completamento (che si chiama anche test di triage). Se il Pap-Test non individua alterazioni, basta ripetere l’HPV-Test dopo un anno. Invece, nei casi in cui l’analisi al microscopio mostra la presenza di cellule con caratteristiche pre-tumorali o tumorali, il protocollo di screening prevede ulteriori esami di approfondimento: colposcopia e biopsia.
 

In cosa consiste la colposcopia e a cosa serve?

La colposcopia permette allo specialista di vedere ingrandita la cervice uterina, che è la parte anatomica che separa il canale vaginale dall’utero. In questo modo, il medico può confermare la presenza di lesioni pre-tumorali o tumorali e valutarne l’estensione. Alla colposcopia può seguire anche la biopsia, cioè il prelievo di una piccola porzione di tessuto anomalo, che viene sottoposta a un’analisi che conferma definitivamente le caratteristiche esatte del tumore. L’adesione ai programmi di screening, rispettando gli intervalli corretti, aumenta notevolmente le probabilità di individuare la malattia in uno stadio di sviluppo molto precoce. Il che molte volte permette di risolvere il caso con un intervento chirurgico.


Cosa c’entra l’HPV con le verruche genitali?

Solo 12 ceppi di HPV sono oncògeni. Gli altri rimangono silenti o danno origine alle verruche genitali (i condilomi) cioè a tumori benigni cutanei, che sono lesioni asportabili chirurgicamente o con tecniche di crioterapia.
 

Il preservativo è utile per evitare l’HPV?

L’HPV si trasmette quasi esclusivamente per via sessuale, quindi l’uso del profilattico è molto utile per evitare questo tipo di cancro. Va però ricordato che il preservativo non è efficace al 100%, visto che il papillomavirus si può trasmettere anche attraverso il contatto di zone della cute o delle mucose che non sono coperte dal profilattico. Poiché parliamo di una infezione sessualmente trasmissibile, un inizio precoce dell'attività sessuale e partner multipli - in assenza di protezione e/o vaccinazione – aumentano il rischio di ammalarsi.

 

Anche se si ha un partner fisso si contrae l’infezione?

Oltre l’80% delle donne sessualmente attive contrae l’HPV nel corso della propria vita, ma anche gli uomini sono esposti all’infezione. Il rischio c’è anche per le donne impegnate in una relazione stabile: l’HPV infatti può rimanere latente per molto tempo e manifestarsi clinicamente dopo molti anni dal momento del contatto. Quindi scoprire di avere un’infezione vuol dire che a un certo punto della vita si è contratto il virus, e non che il proprio partner abbia avuto relazioni con altre persone.

Chi può vaccinarsi contro l’HPV?

Nel nostro paese la vaccinazione contro l’HPV è raccomandata per le ragazze e i ragazzi nel corso del loro 12mo anno di vita, cioè prima che diventino sessualmente attivi, e in questa fascia d’età è offerta gratuitamente ovunque sul territorio nazionale. In alcune regioni l’offerta è gratuita anche per chi ha più di 12 anni.
 

Il vaccino protegge solo dal tumore della cervice?

La vaccinazione contro il papillomavirus è molto utile perché protegge dal virus responsabile del carcinoma del collo dell’utero, ma non solo: anche altri tipi di cancro provocati dai ceppi “cattivi” di questo virus si possono evitare vaccinandosi, per esempio i tumori del cavo orale, e dell’ano. Il vaccino può prevenire circa il 90% delle neoplasie provocate dall’HPV.


Perché anche gli uomini traggono vantaggio dal vaccino?

Anche i maschi traggono vantaggio dall’anti-HPV, perché vengono protetti dai condilomi ano-genitali e da alcuni tumori correlati all’infezione, come quello del pene, dell’ano e della base della lingua. Inoltre, vaccinando sia i ragazzi che le ragazze si limita la circolazione del virus per tutti. Secondo l’OMS, che fin dall’inizio ha sostenuto la vaccinazione contro l’HPV, il 5% dei tutti i casi di cancro del mondo è associato all’infezione da HPV, nel 3% si tratta di donne, nel 2% di uomini.

Anche le donne vaccinate devono continuare a fare lo screening?

Sì. Come riporta il Gruppo italiano screening del cervicocarcinoma, “è importante che le donne vaccinate siano informate sul fatto che anche loro dovranno partecipare allo screening quando saranno invitate perché il vaccino attualmente disponibile non protegge verso tutti i 12 tipi di virus che causano le lesioni pre invasive e invasive dell’utero, ma solo verso due tipi oncogeni”. Questi due ceppi sono responsabili della maggior parte dei casi, ma in ogni caso rimane una percentuale di rischio.