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Tumori negli over 70: meno effetti collaterali se accanto all’oncologo c’è il geriatra

(Crediti: Eddie K da Pixabay)
(Crediti: Eddie K da Pixabay) 
Tre studi hanno dimostrato i vantaggi di una gestione integrata. Ma i geriatri sono poco presenti negli ospedali. A Treviso si discute lo stato dell’arte dell’oncologia geriatrica
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In quest'ultimo anno tre studi clinici hanno dimostrato in maniera inequivocabile quello che chi si occupa di tumori nelle persone anziane sa da tempo: che la valutazione geriatrica e il supporto da parte di un geriatra migliorano in maniera significativa - ora possiamo dire statisticamente significativa - il percorso di cura e la qualità di vita dei pazienti anziani. Nello specifico: diminuiscono gli effetti avversi severi, aumentano l'aderenza alla terapia e permettono di individuare fin dall'inizio le persone da trattare in maniera meno aggressiva.

Per fare il punto sulle nuove conoscenze dell'oncologia geriatrica si sta tenendo in questi giorni il corso avanzato dell'International Society of Geriatric Oncology (Siog). Una trentina di giovani medici, tra oncologi e geriatri, si sono riuniti a Treviso da tutti i continenti imparare da esperti di altissimo profilo nel campo della geriatria e dell'oncologia in che modo trattare il cancro, ogni tipo di cancro, quando la malattia colpisce i più fragili. Cosa che accade  spesso.

Il cancro negli over 70 in Italia

Nel nostro paese più della metà delle diagnosi di tumore riguarda gli over 70, il 39% di chi convive con una diagnosi di cancro (quasi 900.000 persone) ha tra 60 e 74 anni e il 34% (oltre 750.000 persone) è over 75. Insomma, parliamo di tanti pazienti, e con bisogni speciali. Come nelle passate edizioni, vengono tenute lezioni di geriatria per oncologi e di oncologia per geriatri, e si discutono insieme i casi clinici, con particolare attenzione alla polifarmacia, alle comorbidità e alle fragilità.

Gli anziani sono diversi dagli adulti e diversi tra loro

Un paziente oncologico anziano può essere fragile, e cioè avere  patologie associate - dal diabete all'ipertensione, all'osteoporosi - può avere una diminuzione della funzionalità, problemi nella comunicazione o nella logistica. "I geriatri sanno come individuare e affrontare questi problemi, gli oncologi medici molto meno", dice Silvio Monfardini, ideatore con il geriatra Roberto Bernabei dell'iniziativa, già direttore nelle edizioni passate e oggi nel comitato scientifico dell'evento: "Il geriatra dovrebbe entrare sempre nella presa in carico del paziente oncologico anziano, tranne nei casi di pazienti anagraficamente anziani ma di fatto fit, come si dice in linguaggio medico, cioè pazienti con caratteristiche di salute che sono simili a quelle degli adulti più giovani".

Ma i geriatri non sono negli ospedali

Capita spesso che gli oncologi vorrebbero avere un geriatra con cui confrontarsi. "Ma - riprende Monfardini - non sono molte le divisioni geriatriche ospedaliere lungo la Penisola. In alcune regioni mancano del tutto. Ci sono geriatri sul territorio, certo, ma meno negli ospedali, ed è negli ospedali che si prendono le decisioni per chi è affetto da cancro. La geriatria è un po' la cenerentola della medicina. Ed è un peccato perché per un paziente anziano è importante, anzi è necessario, il contatto, l'empatia, il tempo che gli si dedica per capire non solo di quali patologie soffra. Ci vuole un background di informazioni che non riguardano aspetti strettamente clinici, ma che giocano un ruolo importante per garantire le cure più adatte".

Gli studi Gain, Gap 70+ e Gerico

A dimostrarlo coi numeri, come anticipato, sono tre studi discussi ieri durante l'evento. "Si tratta delle novità più importanti nell'oncologia geriatrica, anche perché sono sperimentazioni randomizzate, quindi più solide degli studi osservazionali", sottolinea Andrea Luciani, Direttore del Dipartimento dei Percorsi Oncologici presso l'Ospedale di Treviglio, ASST Bergamo Ovest. Il primo, lo studio GAIN, è stato condotto su oltre 600 pazienti con diversi tipi di tumori solidi. Un terzo ha ricevuto una gestione tradizionale, e gli altri due terzi una gestione integrata, dove il geriatra ha supportato l'oncologo. "Gli interventi valutati e messi in atto nel braccio sperimentale sono stati i più diversi", spiega Luciani: "Hanno riguardato le comorbidità, lo stato psicologico, cognitivo, sociale e così via. I risultati, pubblicati su Jama Oncology, mostrano chiaramente una riduzione del rischio di tossicità da chemioterapia di grado 3 o superiore". Il secondo studio, GAP 70+, ha arruolato altri 733 pazienti. Anche in questo caso i tumori solidi erano diversi, e una piccola percentuale di casi ha riguardato anche i linfomi. "Il dato interessante, pubblicato su Lancet, è che la valutazione del geriatra ha permesso di individuare fin dall'inizio un gruppo di pazienti da trattare con dosaggio ridotto", dice l'oncologo: "Questo ha consentito di mantenere le scadenze fissate per i cicli di terapia. Nei pazienti trattati con un approccio standard, invece, è stato necessario ridurre il dosaggio nei primi tre mesi. Il messaggio da portare a casa è questo: l'intervento del geriatra ha cambiato la pratica clinica". L'ultimo studio è GERICO, pubblicato sul British Journal of Cancer. In questo caso sono stati coinvolti 153 pazienti vulnerabili con tumore del colon primario o metastatico. Nel braccio sperimentale sono stati messi in campo diversi interventi, da quelli nutrizionali a quelli riguardanti l'esercizio fisico. "E' stata osservata una riduzione statisticamente significativa del rischio di tossicità e un aumento della probabilità di ricevere la chemioterapia per tutti i cicli previsti, nelle dosi previste e nei tempi previsti", dice ancora l'esperto: "Si tratta di un obiettivo importante, perché sappiamo già da altri studi che se il paziente anziano porta a termine nel modo corretto il trattamento, ha gli stessi benefici del paziente più giovane".

Oggi c'è più consapevolezza

Ma nella medicina di tutti i giorni sta cambiando l'approccio del paziente oncologico anziano? "Ci si è abituati finalmente all'idea che per l'anziano con cancro occorrano valutazioni complessive", risponde Monfardini. "Poi che queste valutazioni si facciano o meno è questione di tempo, ma nei medici questa coscienza oggi c'è e, dove è stato possibile, sono stati introdotti degli strumenti ad hoc. I nostri corsi hanno un carattere così internazionale proprio per scambiare esperienze, oltre che competenze. L'anziano più degli altri pazienti, deve avere diritto a un approccio olistico", conclude: "Il farmaco contro il cancro, che è fondamentale e necessario, da solo non basta".