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Gambe gonfie, quando diventano un segnale d’allarme per il cuore

 Gambe gonfie, quando diventano un segnale d’allarme per il cuore
L’insufficienza venosa cronica, nelle forme più serie, può causare edemi alle gambe e rendere più difficoltosa la circolazione, con impatto sulla salute cardiaca. I controlli da fare e le regole da seguire per non correre rischi
 
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Quando si pensa alla salute del cuore, il pensiero corre subito alle arterie che lo irrorano. E a volte ci si dimentica che anche la circolazione venosa può essere importante in chiave di prevenzione cardiovascolare. A mettere in guardia deve essere un segnale ben preciso: il sovraccarico della circolazione venosa delle gambe che si manifesta con un edema, ovvero con gonfiore, che si crea alla caviglia e poi magari risale verso il polpaccio. Questa condizione è una sorta di “stazione” finale del percorso dell’insufficienza venosa cronica, patologia molto diffusa soprattutto tra le donne e non solo che va affrontata e riconosciuta, per arrivare a cure mirate caso per caso.

Fino a 6 donne su 10

“Il quadro, con diverse forme di gravità, può interessare fino a sei donne su dieci e quasi la metà degli uomini – spiega Sabrina Brambilla, chirurgo vascolare presso l’Istituto Clinico Città Studi di Milano. A rischio di forme serie sono soprattutto le donne over-60, specialmente se in sovrappeso e sedentarie e che hanno alle spalle diverse gravidanze. Sulla salute delle vene, poi, incide anche la predisposizione genetica”. Normalmente questa condizione si presenta con sensazione di pesantezza e stanchezza delle gambe, crampi notturni e a volte prurito.

Rischio flebiti

Ma è proprio il gonfiore, soprattutto se particolarmente frequente, a mettere in guardia. “E’ fondamentale rivolgersi sempre ad uno specialista, soprattutto in questo caso, visto che occorre comprendere se si tratta di insufficienza venosa o di scompenso cardiaco in fase iniziale – riprende l’esperta - per quanto riguarda la salute del cuore, poi, occorre ricordare che soprattutto in presenza di vene varicose è più facile che si formino tromboflebiti, con possibilità che piccoli coaguli di sangue possano staccarsi dalla parete venosa e risalire, fino a determinare un’embolia polmonare con sintomi molto simili a quelli dell’infarto, primo tra tutti il dolore toracico”.

Le cure, caso per caso

Ovviamente, in termini di trattamenti, il primo, fondamentale passaggio è recarsi dal medico di famiglia per una scrematura del quadro. Poi occorre pensare agli esami utili per riconoscere eventuali problemi venosi non visibili e capire se e quanto la situazione possa dar luogo al rischio di complicanze. “L’esame chiave per scoprire come stanno le vene è l’eco-color doppler venoso degli arti inferiori – fa sapere la Brambilla - grazie a questo accertamento si può tra l’altro comprendere se sono presenti varici e che tipo di flusso il sangue ha all’interno delle vene, con conseguente previsione del rischio di flebiti e trombosi venosa profonde. Solo a quel punto si può iniziare il trattamento, che ovviamente va studiato “ad personam”, ricordando che il trattamento farmacologico è utile a tutti i livelli di gravità. I farmaci, come quelli a base di flavonoidi purificati e diosmina, sono indicati fin dai primi sintomi della malattia e possono aiutare sia nelle forme lievi che in quelle gravi.

I flavonoidi che proteggono

I flavonoidi, potenti vasoprotettori del microcircolo, agiscono su due versanti: da un lato riducono l’ipertensione venosa, dall’altro contrastano l’infiammazione cronica. I sintomi che caratterizzano l’insufficienza venosa cronica sono in qualche modo “agevolati” proprio dalla costante presenza di infiammazione”. Nelle forme più avanzate, quando invece i sintomi sono più seri e compaiono gli edemi, dopo aver accertato che l’origine dei disturbi è venosa si punta molto anche sulla compressione attraverso le calze elastiche, con una compressione graduata valutata in base alle condizioni e all’età del paziente. Infine si può arrivare alle terapie più aggressive, come la scleroterapia e alla chirurgia vera e propria. In chiave preventiva, comunque, tutti possiamo fare qualcosa. “Occorre puntare su un’alimentazione ricca di frutta e verdura, ad azione antiossidante, controllare il peso e fare regolare attività fisica: magari, sfruttando la stagione, si può anche puntare alla ginnastica in acqua molto utile per la salute venosa – conclude la specialista. Per il resto, ricordate che il sole non fa male alle vene. Ma l’esposizione ai raggi va fatta con intelligenza e con adeguata protezione”.