Per chi deve fare i conti con l'ipertensione, raggiungere gli obiettivi non è sempre facile. Anzi. È fondamentale seguire con attenzione le terapie, evitando le "dimenticanze" più o meno volute, osservando coscienziosamente le indicazioni del medico per arrivare a scendere sotto i fatidici 130-80 millimetri di mercurio o comunque intorno ai valori prescritti dal curante.
Ma non bisogna dimenticare che, a volte, anche il diavolo ci mette lo zampino. Sotto forma di altre terapie, apparentemente non correlate con l'assunzione degli antipertensivi, che possono comunque contribuire a far aumentare la pressione.
Se compaiono ad esempio gli acciacchi dell'artrosi o l'umore è cupo, così come quando occorre impiegare derivati del cortisone, può essere necessario infatti assumere altri trattamenti che possono avere come effetto indesiderato proprio un incremento dei valori pressori.
Pressione ai limiti? Ecco che cosa fare
L'indagine ha preso in esame quasi 27.600 persone, reclutate e seguite per diversi anni nell'ambito dello studio di popolazione NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey), tenendo come parametri di ipertensione valori superiori a 130 di massima, ovvero sistolica, e a 80 di minima. In questa popolazione, in termini generali, in quasi un caso su due (49,2%) i soggetti soffrivano di ipertensione: quelli con mancato controllo pressorio erano il 35,4% del totale.
Nulla di nuovo, si dirà. Ma la sorpresa che emerge dallo studio è un'altra: osservando nel tempo la situazione si è visto che il 14,9% dell'intera popolazione soggetti assumeva farmaci in grado di alzare la pressione e addirittura si arrivava a quasi uno su cinque (18,5%) considerando solo gli adulti con ipertensione.
La pressione arteriosa si controlla (anche) a tavola
La selezione dei farmaci che possono interagire sulla pressione è stata fatta sulla scorta delle linee guida dell'American College of Cardiology e dell'American Heart Association. Si è visto che tra i medicinali più comunemente assunti con potenziale effetto ipertensivo ci sono antidepressivi (assunti dall'8,7% delle persone), antinfiammatori non steroidei o Fans (6,5%) derivati del cortisone ed ormoni femminili assunti da meno di due persone su cento.
Insomma: anche se, come segnalano gli autori, è difficile raggiungere i valori pressori desiderati, non bisogna dimenticare che su questo può incidere anche il fatto che altre terapie necessarie per affrontare diversi quadri patologici possono influire negativamente sui tentativi di contrastare l'ipertensione, portando alla necessità di aumentare i dosaggi di antipertensivi o ad associare diversi farmaci per portare la pressione al "punto giusto".
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