Non solo Covid-19. I vaccini a mRNA presto potrebbero entrare a far parte stabilmente nell'armamentario delle terapie anticancro. Uno studio appena pubblicato su Science Translational Medicine - per ora realizzato in modello animale - ha dimostrato che con una sola iniezione di un vaccino a mRNA, appositamente progettato contro alcune componenti del papillomavirus umano (HPV), è possibile frenare la crescita dei tumori correlati al virus, come quello della cervice uterina, ed evitare che la malattia si ripresenti. Un risultato importante - ad opera di un gruppo congiunto di ricercatori statunitensi della University of Pennsylvania e brasiliani della Universidade de São Paulo - che conferma la bontà di questo approccio già in fase di sperimentazione nell'essere umano per alcune forme tumorali. E che arriva proprio alla vigilia della Giornata Mondiale contro il Papilloma virus (il 4 marzo).

Che cosa sono i vaccini a mRNA?
Li abbiamo conosciuti nel contrasto a Covid-19. I vaccini a mRNA da dicembre 2020 - mese in cui Comirnaty di Pfizer-BioNTech ha fatto il suo ingresso ufficiale sul mercato - hanno cambiato drasticamente la traiettoria della pandemia, contribuendo a salvare migliaia di vite. L'idea alla base di questi prodotti è semplice quanto geniale: iniettare le informazioni - sotto forma di mRNA appunto - affinché sia il corpo stesso a produrre le proteine necessarie a stimolare una risposta immunitaria. Ma il successo dei vaccini a mRNA nella prevenzione di Covid-19 affonda le sue radici nel decennio scorso. Questa tecnologia infatti, venuta utile in pandemia, è da tempo in fase di studio nella lotta al cancro.
Da vaccini preventivi a vaccini terapeutici
Attenzione però a confondere lo scopo: i vaccini sono da sempre utilizzati per evitare di ammalarsi. Stimolando però il sistema immunitario, i vaccini possono svolgere anche una funzione terapeutica. Ed è questo il caso dei vaccini a mRNA contro il cancro, utili a produrre una risposta immunitaria diretta contro le cellule tumorali. Ad oggi sono molti gli studi in corso per valutare l'utilità di questa strategia. Tra i più avanzati ci sono quelli contro i tumori causati dal virus dell'HPV.

Quando il tumore è causato da un virus
Secondo gli ultimi dati dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) ogni anno in Italia si verificano circa 5 mila nuove diagnosi di tumori correlati alla presenza di HPV, neoplasia della cervice uterina in primis, seguiti da quelli testa-collo. Fortunatamente da diversi anni sono disponibili dei vaccini preventivi (non a mRna) in grado di neutralizzare il virus e prevenire sul lungo periodo lo sviluppo del tumore. Ma è nei casi in cui il tumore si sviluppa che i vaccini terapeutici a mRNA entrano in gioco. Questo perché, pur essendoci cure efficaci, spesso la malattia diventa resistente ai trattamenti riducendo così le possibilità di cura nel lungo periodo.

L'idea di testare la tecnologia a mRNA nelle neoplasie correlate alle infezioni da HPV nasce dalla seguente osservazione: le donne che hanno una migliore prognosi per il tumore della cervice uterina sono quelle che hanno, all'interno della massa tumorale, una maggior presenza di linfociti T, cellule del sistema immunitario che tentano di combattere il tumore. Partendo da questa constatazione, l'idea dei ricercatori è stata quella di creare un vaccino in grado di stimolare la produzione di linfociti T utili sia per attaccare il tumore sia nel generare una memoria a lungo termine, in modo tale da ridurre il rischio di sviluppare nuovamente la malattia.

Lo studio
Nello studio da poco pubblicato gli scienziati hanno testato tre differenti "piattaforme" di vaccino a mRNA dirette contro una "proteina di fusione" che si origina dal ceppo virale HPV-16 e da quello di herpes simplex. Obbiettivo dei test, effettuati nei topi, era la valutazione della capacità del vaccino di generare una risposta immunitaria e la conseguente capacità di aggredire e combattere il tumore. Dalle analisi è emerso che - indipendentemente dalla piattaforma utilizzata - una singola iniezione a bassa dose di vaccino a mRNA ha portato ad una robusta produzione di linfociti T specifici contro il tumore. Produzione che ha avuto come diretta conseguenza l'eliminazione della massa tumorale e la prevenzione delle recidive. Non solo, nell'esperimento la tecnologia a mRNA è stata comparata, in termini di risposta, alla vaccinazione terapeutica ottenuta tramite il modello classico dei vaccini a subunità proteica. Questa seconda modalità, pur generando una risposta immunitaria, non ha portato ad una regressione della malattia. Una caratteristica non di poco conto che conferma la bontà dell'approccio con le piattaforme a mRNA rispetto a quelle tradizionali.
Il futuro dei vaccini a mRNA nella lotta al cancro
Risultati importanti, quelli mostrati nella pubblicazione su Science Translational Medicine, capaci di aprire le porte alla sperimentazione negli esseri umani. Per quanto riguarda l'utilizzo dei vaccini a mRNA nella cura dei tumori, ad oggi, sono già in corso diversi studi clinici in tumori di tipo diverso tra i quali cancro del polmone, melanoma e tumori testa collo, ma nessuno dei vaccini utilizzati ha ancora ricevuto l'approvazione definitiva. L'elenco delle sperimentazioni però è destinato ad aumentare.
"L'utilizzo di questa strategia - commenta Michele Maio, ordinario di Oncologia dell'Università di Siena, direttore del Centro di Immuno-Oncologia presso l'ospedale Policlinico Le Scotte di Siena e presidente di Fondazione NIBIT - non è una novità. Sono infatti in corso anche in Italia diverse sperimentazioni cliniche che combinano l'approccio a mRNA con i classici immunoterapici che abbiamo già a disposizione. Nel passato le sperimentazioni cliniche con vaccini terapeutici, utilizzati da soli, hanno purtroppo avuto alterna fortuna sia per le più limitate conoscenze tecnologiche ed immunologiche, sia a causa di un errore metodologico di approccio. Infatti, negli scorsi anni l'efficacia di questi strumenti terapeutici in grado di agire sul sistema immunitario veniva valutata secondo i criteri tipici della classica chemioterapia, come ad esempio la capacità di ridurre la massa tumorale entro una certa finestra temporale".
Cos'è accaduto nel tempo? "Con gli anni abbiamo capito che i farmaci immunoterapici, ed ancor più i vaccini terapeutici che richiedono più tempo per agire, occorre cambiare il metodo con cui valutarne l'efficacia clinica. Ora, complice la pandemia che è stata controllata anche grazie ai vaccini ad mRNA, si è rinnovato l'interesse di questi agenti terapeutici contro il cancro. Questi strumenti, se utilizzati in combinazione con le terapie che già oggi abbiamo disponibili, contribuiranno sicuramente nei prossimi anni a migliorare sempre di più il controllo della malattia".