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Sanremo 2023: il presidente Mattarella in prima fila, Benigni sul palco e Morandi canterà l’inno. Si celebrano i 75 anni della Costituzione

Tutto pronto per la prima serata del Festival. Il capo dello Stato entrerà in teatro accolto dal premio Oscar

Tiziana Leone
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Amadeus, Chiara Ferragni e Gianni Morandi durante la conferenza stampa di presentazione della prima serata del Festival di Sanremo 2023

 (ansa)

Sanremo – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella seduto in prima fila, Roberto Benigni sul palco e Gianni Morandi a cantare l’inno di Mameli. Il festival di Sanremo aprirà così questa sera, per la prima volta il capo dello Stato entrerà all’Ariston, accolto dal Premio Oscar che ha fatto della Costituzione italiana uno dei suoi cavalli di battaglia e dall’eterno ragazzo che canterà l’inno del nostro Paese. Ad annunciarlo lo stesso Amadeus. «Ho il piacere e l'onore di annunciarvi che questa sera per la prima volta nella storia del Festival sarà presente in sala il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono ovviamente emozionato, ma soprattutto grato al presidente di aver accettato il mio invito. Mi sembra importante sottolineare come la presenza del presidente al teatro Ariston testimoni la sua vicinanza al mondo dello spettacolo della musica e della canzone di cui Sanremo è la massima espressione nel sentimento popolare, ma avere con noi il presidente della Repubblica è anche e soprattutto l'occasione per celebrare il settantacinquesimo anniversario della nostra Costituzione e non c'era modo migliore di farlo che invitare un personaggio unico nella cultura italiana come Roberto Benigni. Per me sarà un immenso piacere in un'occasione così straordinaria riabbracciare Roberto, un evento che alla presenza del presidente Mattarella assumerà un particolare valore etico e civile all'interno del Festival di Sanremo, la più grande manifestazione di cultura popolare. A cantare l’inno italiano sarà Gianni Morandi».

Amadeus ha calato non uno, ma due assi, con un’apertura istituzionale che mai si ricorda nella storia del Festival. Per tre anni ha aperto l’ironia di Fiorello, stavolta l’Italia sarà unita in nome della sua Costituzione.

Un messaggio ancor più potente di quello che porterà sul palco Chiara Ferragni, che non ha nessuna intenzione di fare della televisione il suo prossimo lavoro, punta sulla spontaneità e confessa la giusta dose di paura e emozione. «Non sono una conduttrice, non sono un'attrice, ma cercherò di portare me stessa e si vedrà tutta la mia emozione e la mia ansia, ma ce la metterò tutta – ammette la Ferragni - Voglio portare sul palco un messaggio ben chiaro, attraverso i miei interventi, ma anche attraverso gli abiti che indosserò, perché sono tutti legati da uno stesso comune denominatore. E’ la prima volta che faccio televisione, non penso che sia il mio linguaggio, però mai dire mai nella vita, non mi sarei mai immaginata di arrivare qua a Sanremo, è il programma televisivo più visto d'Italia, l'ho sempre rispettato tantissimo, ho cominciato a seguirlo assiduamente grazie ad Amadeus perché l’ha reso molto moderno». Ha cominciato a preparare i suoi outfit da giugno, se dovesse cadere dalla scala «amen», ha scritto di suo pugno il suo intervento di questa prima serata, che vedrà esibirsi i primi quattordici artisti in gara, votati questa sera dalla giuria della sala stampa.

Blanco e Mahmood torneranno all’Ariston con la loro “Brividi”, ma a cantare per prima sarà comunque la scostante Anna Oxa. Al suo quarto Festival, Amadeus celebra l’Italia che s’è desta, nella speranza che lo resti fino alla fine. L’anno prossimo toccherà ancora a lui, ma l’intenzione di arrivare a tredici edizioni come Baudo è di là da venire.

«Tredici edizioni saranno impossibili – sorride il conduttore – Intanto cerchiamo di fare questo e quello dell’anno prossimo, sarebbe più che sufficiente. Mai avrei immaginato nella mia vita di fare un festival figuriamoci cinque». Quanto all’ipotesi di spostarsi dall’Ariston, nessuna conferma. «Sto benissimo all’Ariston e tornerò qua – conclude il direttore artistico – Ma credo che si possa pensare a qualcosa di nuovo in futuro, perché lo stesso dottor Vacchino, proprietario dell'Ariston mi ha detto che se avesse avuto un teatro di 5000 posti l'avrebbe riempito ogni sera. Evidentemente c'è un'esigenza di avere un teatro molto importante».

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