MANTOVA. I giornali sul tavolo. Le due medaglie d’oro appena conquistate ad impreziosire una bacheca già ricca. La consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande. Il risveglio di Diego Marani è stato dolcissimo. Il trionfo nei 200 metri ai campionati italiani, con quello straordinario 20”47 che lo proietta tra i migliori dieci sprinter d’Europa in questo 2014, è il sigillo: adesso è un campione di livello continentale. «È stato un risveglio positivo – sorride – pieno di giornali sul tavolo, che mia mamma e mia nonna si sono affrettate ad andare a comprare».
Riviviamo la sua gara a freddo: partenza, curva, rettilineo, arrivo.
«La partenza è stata buona, ho corso una bella curva che mi ha permesso di entrare primo sul rettilineo finale. Li ho cambiato passo e ho staccato il gruppo che mi seguiva, non mollando fino al traguardo».
Ed ecco il gran tempo. Con un miglioramento eccezionale: 18 centesimi, la cui alba si era vista in maggio.
«A maggio dopo il 20”43 con tre metri di vento a favore corso proprio a Rovereto abbiamo capito che la stagione poteva essere impostata su questi riferimenti».
Una stagione che ha negli Europei di Zurigo, dal 12 al 17 agosto, il suo culmine.
«L’obiettivo che ci siamo prefissati fin dall’inizio è la finale in Svizzera. E il tempo fatto segnare domenica la varrebbe».
Lei ha detto di voler migliorare il settimo posto degli Europei 2012, quali insidie dovrà superare?
«Due anni fa il livello della concorrenza continentale era più basso. Con le Olimpiadi di Londra di lì a breve la finale era più abbordabile viste le assenze. Quest’anno saranno presenti tutti i migliori. Sarà più dura ma ancora più stimolante. Io in ogni modo ci arrivo pronto e guardo solo a me stesso. Se gli altri andranno più forte, bravi loro, io credo però di poter dire la mia».
Una consapevolezza chiara, quella di essere nell’elite degli sprinter europei.
«Quello di domenica è stato il decimo tempo europeo dell’anno. Significa che nei primi dieci ci sono. In questo modo sono passato dal guardare quello che succede in casa al seguire ciò che accade in Europa. Il salto che aspettavo da tempo, insomma, è finalmente arrivato e sono felicissimo».
Chi saranno gli avversari più duri sulla sua strada?
«Lemaitre è sicuramente un gradino sopra tutti. E lo lasceremo andare per i fatti suoi. Poi c’è l’inglese Gemili, anche lui in grado di correre sotto i 20”. Dopo di loro c’è il gruppettino dei 20”20, poi ci siamo noi che dal terzo all’ottavo posto possiamo combinare qualcosa».
Che margini di miglioramento crede di avere?
«A livello di cronometro forse si potrebbe limare ancora qualche centesimo, magari con un po’ più di vento a favore. Ma non lo so. A Rovereto ho dato veramente tutto e il miglioramento del tempo è stato persino oltre le attese. A Zurigo le gare saranno diverse, saranno a turni e bisognerà gestire bene la fatica. Non ci sarà un solo sprint in cui riversare uno sforzo totale».
Va detto che già il 20”47 le apre porte interessanti.
«È vero, è già il minimo per i Mondiali del prossimo anno, per cui però bisognerà confermarlo nel corso della stagione ventura».
Guardando avanti, lei ha 24 anni e sta raggiungendo la piena maturità agonistica. Nel mirino cosa ha messo?
«Sul lungo periodo ovviamente il traguardo principale è Rio de Janeiro. Due anni fa ho partecipato ai Giochi Olimpici da riserva. Adesso voglio continuare su questa strada per fare bene nel miglior contesto possibile immaginabile: l’Olimpiade, che stavolta vorrei vivere da protagonista».
Tornando alla più imminente Zurigo come si preparerà di qui a metà agosto?
«Dopo un paio di giorni di pausa per smaltire la fatica dei tre giorni di gare tornerò ad allenarmi a Mantova nel fine settimana. Dalla prossima saranno sedute più intense con coach Giovanni Grazioli fino alla settimana prima di partire, quando mi trasferirò a Formia per lavorare con i compagni di staffetta fino al viaggio tutti insieme a Zurigo».
La staffetta è l’altro suo grande palcoscenico. In questa specialità che prospettive ci sono?
«Il gruppo forte della staffetta in nazionale è lo stesso delle Fiamme Gialle e ci lavoriamo molto anche in società. Per questo c’è affiatamento e le sinergie sono buone. I cambi vanno molto bene, sta a noi correre forte la nostra frazione. A livello europeo siamo sicuramente nelle prime sei-sette. Gran Bretagna, Francia e Germania hanno qualcosa in più. Poi noi, Polonia, Spagna e Russia siamo lì. Ma nella staffetta non si sa mai cosa può accadere, e se ci facciamo trovare pronti e andiamo forte nel giorno giusto magari ci sta anche una medaglia».
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