La parola a Lori. Mantova, in 10 anni dalle stelle alle stalle
L'ex presidente, adesso consigliere: «Eravamo il Leicester dell’epoca ma ora penso alla salvezza»
di Massimo BiribantiMANTOVA. «Eh no, non avrei proprio mai pensato di trovarmi qui dieci anni dopo a soffrire e sperare di non veder retrocedere il Mantova in serie D». Le parole sono di Fabrizio Lori, che il 21 maggio 2006 festeggiava in campo a Trieste con la sua Acm il matematico accesso ai playoff per la serie A. Vale a dire il momento più alto degli ultimi 44 anni di storia del club di Viale Te. E adesso, nella stessa data si siederà sulle tribune del “Paschiero” di Cuneo a tifare per un Mantova di cui è “consigliere del presidente” affinché agguanti una soffertissima salvezza in Lega Pro. Ed eviti la prima retrocessione sul campo in serie D in 105 anni di storia.
«Non sapevo fosse il 21 maggio, ma ricordo bene quella partita a Trieste che ci diede la matematica certezza dei playoff - dice Fabrizio Lori -. Così come non dimenticherò mai la semifinale vinta con il Modena e la finale che non ci permisero di vincere contro il Torino. Quello è stato l’anno più bello della mia esperienza nel Mantova, avremmo meritato di andare in serie A e di entrare nella storia del calcio, visto che mai nessuna squadra è riuscita ad approdare nel massimo campionato con tre promozioni consecutive. Saremmo diventati il Leicester dell’epoca - sorride -, compiendo un’impresa straordinaria anche sul fronte economico, visto che chiudemmo quella stagione con 500mila euro di attivo. E sono certo che poi ci saremmo tolti delle belle soddisfazioni anche in A. Ma, visto che non si vive di ricordi, adesso pensiamo all’oggi e speriamo che la data 21 maggio sia almeno di buon auspicio per salvarci».
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Lori sta vivendo questa stagione in un ruolo inedito ma con la passione di sempre. E ha messo anche lo zampino nell’ultima scelta tecnica fatta dal presidente Musso: «Sì, eravamo a Ostiglia nel giorno in cui era stato deciso di esonerare Javorcic - racconta -, con Sandro (Musso, ndr) e suo figlio Paolo. E lì abbiamo deciso di prendere Prina. Direi che non avremmo potuto fare scelta migliore. Il mister ha rianimato la squadra, ha fatto vedere di avere capacità ed esperienza notevoli. Del resto in passato non aveva vinto dei campionati per caso. Secondo me ha fatto un mezzo miracolo già riportandoci sopra al Cuneo: ora spero che lo completi con la salvezza e che resti con noi perché può dare molto al Mantova».
Rispetto ai playoff di dieci anni fa, Lori dice di vivere con molto più stress i playout attuali: «Allora c’era tensione ma grande entusiasmo, adesso ci si gioca una fetta del futuro del Mantova e dunque si soffre di più. Magari per me è così anche perché non posso incidere più di tanto. In ogni caso, da quando sono tornato allo stadio, vivo tutto con grande partecipazione».
Alla squadra, però, Lori consiglia di allontanare le tensioni: «Bisogna essere consapevoli dell’importanza della posta in palio, ma riuscire a vivere gli spareggi il più serenamente possibile, senza caricarsi di tensioni. Per il resto, sarà fondamentale stare concentratissimi dal primo all’ultimo minuto di entrambe le partite, perché in queste sfide basta un episodio a cambiare tutto».
Alla salvezza della squadra è legato almeno in parte anche quello della società, il cui assetto futuro resta per ora incerto: «Adesso - scandisce Lori - credo che l’unica cosa su cui concentrarsi debba essere la salvezza. Poi la dirigenza deciderà il da farsi».
Ma nel futuro del Mantova ci sarà ancora Fabrizio Lori? «Per quanto mi riguarda, ho ricevuto una richiesta d’aiuto in un momento delicatissimo della stagione e non ho esitato a metterci la faccia perché amo davvero questi colori. Gli accordi presi in quella circostanza prevedevano una collaborazione esterna fino alla salvezza. Per la prossima stagione, invece, avrei avuto un ruolo ben definito e avremmo cosruito insieme una squadra in grado di ben figurare in categoria. E così sarà se gli accordi verranno rispettati».
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