Desalu, dal prato di Breda Cisoni a Rio 2016
Prime corse sul campo della parrocchia per il velocista che correrà i 200 metri ai Giochi: «Sono ancora molto legato al mio paese»
di Leonardo BottaniBREDA CISONI. Dalle prime corse sul prato vicino alla parrocchia di Breda Cisoni, allo sprint olimpico tra poco più di un mese nei 200 metri a Rio de Janeiro.
Fausto Desalu, genitori nigeriani, è nato e vissuto fino a 17 anni nella frazione di Sabbioneta per poi trasferirsi, pochi chilometri più in là, a Casalmaggiore. Ma il rapporto con il paese dove è cresciuto è ancora stretto: «Sono molto legato a Breda Cisoni dove ho gli amici. Tutto in effetti è nato lì». Tutto è nato 10 anni fa alla Fiera di San Giorgio di aprile, al meeting sportivo per ragazzi di elementari e medie. E proprio lì Contini e Zardi, due professori delle scuole della zona, notano quel 12enne che corre con una naturalezza straordinaria. Fausto inizia ad allenarsi a Casalmaggiore e a vincere, a partire dagli 80 piani degli Studenteschi. Poi, passato dalle medie di Sabbioneta a Ragioneria a Viadana, Fausto vince in tutte le categorie giovanili fino ad arrivare a domenica scorsa quando a Terni diventa campione italiano dei 200 con 20’’31, tempo che gli consegna il pass per le Olimpiadi. E che tempo: davanti a lui in Italia ci sono solo Pietro Mennea con 19’’72 e Andrew Howe con 20’28.
«Una bella sensazione - commenta Desalu -. Ma i due giorni di gloria sono finiti: adesso devo pensare ad allenarmi al meglio per Rio anche se prima ci sono gli Europei di Amsterdam dove cerchiamo anche il pass nella 4x100. Ce la possiamo fare». Dalla rassegna continentale Fausto non si attende cose particolari anche se si presenta con il quinto tempo stagionale: «Nei 200 gareggerò senza tante ambizioni ma con l’obiettivo primario di migliorarmi. Battere se stessi, crescendo sempre di più, è la vittoria più bella». Per crescere l’unica strada è il lavoro, il sacrificio, anche se Desalu non si piange per niente addosso: «Certo, tra palestra e pista, mi alleno 10 volte alla settimana. Quattro o cinque quando è periodo di gare. Ma non è un sacrificio se poi vedi che arrivano i risultati».
L’approdo alle Olimpiadi dopo il titolo italiano, a 22 anni, per Fausto non è un traguardo: «È solo l’inizio di una lunga salita, di qualcosa di grande che sto raggiungendo. Davanti ci sono tanti traguardi: il prossimo è fare bene in Brasile». La qualificazione olimpica la dedica al suo staff: «Prima di tutto a Carlo Stassano, l’anima dell’Interflumina. Poi al mio tecnico Giangiacomo Contini. Quindi a Cristiano Carnevali, da due anni il mio fisioterapista grazie al quale l’anno scorso ho sconfitto la pubalgia dopo 9 mesi. E poi a Sebastiano Bacchieri, il mio preparatore atletico».
La chiusura è per chi Rio, proprio sui 200, l’ha solo sognata, battuto dagli infortuni: «Spero che Diego Marani si riprenda presto. Ci alleniamo spesso insieme. Se a Rieti ci fosse stato lui la mia vittoria non sarebbe stata scontata».
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