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Niente da perdere: l’Italia del mantovano Bronzini ospita gli All Blacks

Olimpico esaurito per il test match con la Nuova Zelanda. Il viadanese parte titolare: sarà lui il mediano di mischia

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ROMA. Nel giorno del debutto romano per Conor O’Shea rivoluzionario nel scegliere l’Azzurro più verde scendono in campo (oggi sabato 12 novembre alle ore 15, diretta Dmax) per questo primo test match di rugby novembrino gli All Blacks versione turnover post ko (12 cambi rispetto ai “tuttoneri” battuti dall’Irlanda sabato scorso a Chicago) decisi a guadagnarsi la maglia e a non snobbare l’Italia. Un turnover programmato per permettere di rivedere in campo Brodie Retallick, Oscar di miglior giocatore al mondo nel 2014. O anche Luatua rimasto fuori rosa dopo un infortunio, mentre i gradi di capitano di Kieran Read vanno a Sam Cane l’erede di McCaw, che dell’Italia ricorda pure il titolo mondiale under 20 vinto a Padova nel 2011.

L’Olimpico “ovale” attende con 63mila biglietti staccati: diversamente dal recente passato le barriere anti tifo tolgono la possibilità di toccare quota 72mila.

E in tanta gioventù il più carico è un trentatreenne oggi alla sua 120esima presenza con la casacca azzurra: capitan Sergio Parisse stacca anche l’amico Castrogiovanni e stabilisce un record assoluto. Un debutto con il ct irlandese per lui che il tour estivo americano ha dribblato per riposare. Le sue sono le impressioni alla fine di una settimana di raduno: «Il modo di gestire le sedute mi ha impressionato e alla mia età ne ho visti tanti di allenatori. O meglio io questo metodo l’ho visto già a Parigi dove gioco, ma non in questa Nazionale negli ultimi anni. E sono contento e fiducioso per come stanno rispondendo questi ragazzi alle direttive dello staff». Ma quali sono le novità maggiori? «Non voglio fare rivelazioni, magari ci risentiamo dopo il match ma è cambiato completamente il modo di stare in campo: analisi, strategia, intelligenza tattica. E sopratutto la profondità dell’analisi non solo della squadra ma ora c’è anche quella individuale del singolo giocatore. Cambia che non si ascolta solo e basta, come nel passato, ma ognuno è coinvolto e ognuno ha il suo percorso da fare. Anche il modo di studiare gli avversari è diverso e diversa è la consapevolezza delle decisioni da prendere in ogni settore del campo».

Difficile capire se la Nuova Zelande snobberà il match. «Gli All Blacks sono forti a prescindere. Sono umili e non snobbano nessuno. Guardate il 4 Nazioni: hanno vinto tutte le partite, pure con il bonus, e non hanno mai mollato un colpo, mai un ritmo più leggero, sino alla fine. Non giudico il loro modo di gestire i giocatori, e l’Italia è la squadra giusta per loro per fare esperimenti». A Chicago gli All Blacks sono stati sorpresi dall’Irlanda. «L’Irlanda è stata perfetta sotto il punto di vista dell’intensità e dell’aggressività. E’ stato incredibile. Nei drive dalle touche ha messo in difficoltà gli All Blacks, rotto l’asse della spinta».

Ma allora l’Italia con la sua mediana inedita (il viadanese Giorgio Bronzini sarà il fulcro del gioco all’esordio in azzurro) cosa deve fare? «Se ci limitiamo a difendere senza fare la guerra sui punti di incontro, specie nei placcaggi a due, siamo spacciati. Rallentare il gioco, aumentare l’aggressività. Questo serve».

Toccare 120 cap è monumentale: «Sono felice ma non fa parte dei miei pensieri. Il momento più emozionante è stato il debutto nel 2002 a Hamilton proprio contro gli All Blacks a 19 anni. Poi certo le vittorie con la Francia, le due esterne a Edinburgo e quella contro l’Irlanda. Quello più brutto nel 2004 al Flaminio: abbiamo vinto contro la Scozia ma mi sono infortunato al bicipite femorale. Non sapevo se sarei tornato mai a giocare».

Tornando a Bronzini, attualmente giocatore del Treviso dopo la crescita nel Viadana, sarà una giornata speciale: titolare come mediano di mischia contro i mostri sacri neozelandesi. Mica male.

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