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Dirigenti e allenatori mantovani in coro: «Ingiusto fermare i mister, l’esonero diventa una gabbia»

Dopo il rientro di Ancelotti e l’”esilio” di Cioffi a San Marino s’accende il dibattito fra gli addetti ai lavori, solo Cavagna sta con l’Aiac

Alberto Fortunati
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MANTOVA. Chi dice che il calcio non viva di caste né sia suddiviso fra milionari e derelitti forse non si sbaglia più di tanto. Lunedì Carlo Ancelotti, mister del Napoli fino a mercoledì, è volato in Inghilterra per assumere l’incarico all’Everton, Premier League. In Italia l’articolo 40 delle Noif è tranciante: «I tecnici, nella medesima stagione, non possono tesserarsi né, indipendentemente dal tesseramento, svolgere attività per più di una società, neppure con mansioni diverse». Logico pensare che i pareri siano discordanti fra gli addetti ai lavori anche perchè dall’Eccellenza alla Terza non si campa benone con i rimborsi spese: «Ingiusto - dice il dg della Governolese, Fausto Cominotti - i giocatori in inverno possono cambiare squadra, se un tecnico viene licenziato è un suo diritto riprendere l’attività al più presto». «Concordo - spiega il dt del Castiglione, Gianluca Manini - così come i giocatori anche i tecnici esonerati devono poter riprendere presto l’attività». Contrario invece, dopo un’iniziale adesione, il presidente dello Sporting Club, Devis Cavagna: «Grazie al mercato invernale può capitare che un tecnico trasferisca all’eventuale nuovo team i giocatori a lui legati, depauperando così il patrimonio della società in cui ha iniziato la stagione. Tanti sono i tecnici che possono contare su giocatori con i quali sono più affiatati, non è corretto dare via libera a trasferimenti di questo tipo».

Il ds del Viadana, Damiano Mazzieri, è dall’altra parte senza troppi dubbi: «Così come un giocatore può trasferirsi allo stesso modo un tecnico dovrebbe potere accasarsi altrove. Per un dirigente il passaggio appare molto più delicato, stanti le relazioni che ha avviato durante la sua attività. Per un tecnico non vedo quale problema possa emergere». Il presidente del Casalromano Claudio Leoni sa dare il necessario peso all’aspetto umano: «Un allenatore, a questi livelli, sceglie di fare questa attività principalmente per passione. I soldi non c’entrano, ecco perchè ritengo che privare l’allenatore per vari mesi della possibilità di fare ciò che gli piace è sbagliato. Ho voci di società che aggirano il problema ponendo l’eventuale tecnico esonerato altrove, in un ruolo dirigenziale che gli permette di stare in panchina. Io a Casalromano sono sempre al fianco del mister e non mi è difficile pensare che un altro club potrebbe mettere un tesserato non nel ruolo di allenatore, allo stesso posto».

Il presidente del Crl Giuseppe Baretti è schietto: «Una questione burocratica voluta dalla componente degli allenatori, che finisce col rendere più difficile il funzionamento della stessa Federazione. Abbiamo rapporti delicati con l’associazione Allenatori, non da ieri». Il presidente dell’Aiac, Sergio Fincatti, contesta la tesi:«È una decisione presa dal Consiglio federale - dice - chi intende modificare la norma può avviare il percorso. Come associazione respingiamo la possibile novità, pur se vediamo che l’ex Mantova Renato Cioffi, andando a San Marino, è tornato al lavoro dopo l’addio al Rimini». Nel dibattito c’è chi, come Roberto Perboni, da ieri non è più alla Robur e va in ferie: «Stare fermo fino a giugno però non è giusto».

Alberto Fortunati

 

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