Libertas, una famiglia che dal 1952 regala soddisfazioni all'atletica
Un centinaio gli atleti, tra essi i migliori mantovani di sempre
MANTOVA. Ogni traguardo è un punto di partenza. Pietro Mennea, uomo di grande cultura e plurilaureato oltre che campione olimpico, definiva così lo stato d’animo con il quale gli eredi di Filippide potevano mostrare la loro gioia per un successo. È con questo spirito che il 21 aprile 1952, esattamente 2705 anni dopo quello di Roma, avviene il Natale della Libertas Mantova, la più antica e celebrata società mantovana di atletica.
L'ERA DELLE BELVE. Doveroso flash back: nel 1936 Mantova ha già un probabile olimpico anche se la Libertas è di là da venire: il campione di maratona Luigi Rossini, quarto nella preolimpica di Londra e mantovano di Cittadella, ha i titoli per andare a Berlino. Ma sono i tempi di Hitler, che non vuole gli ebrei e fa cambiare nazionalità ai coreani come nel caso di Son Ki Tei, che vincerà sui 42,195 km per l’alleato Giappone. Rossini vorrebbe andare, ma gli manca metà del braccio destro e il suo resterà un sogno; mica può turbare gli innocenti sguardi dei volonterosi carnefici del Fuhrer...
QUELLA SERA IN VIA PESCHERIA. Torniamo al 1952: lo chiamavano Gim Toro, in ossequio a un fisico super e a una cassa toracica migliore. Vincenzo Miglioli fu lo sprone per la costituzione della Libertas. Lanciava macigni con gli attrezzi o le parole sorridendo, Gim Toro; senza di lui quella società che dall’anello in carbonella del Martelli riuscì a insediarsi nel campo Scuola di via Learco Guerra non sarebbe mai esistita. Fu lui all’albergo Due Albini in via Pescheria a cooptare una dozzina di appassionati per fondare una Polisportiva votata anche alla ginnastica, allo sci e al turismo culturale. Fra i soci fondatori anche l’olimpionico dei 100 a Melbourne 1956 Mario Colarossi. Il presidente era Antonio Fario, gentiluomo fino al cimitero e dirigente dell’Acm in A.
LA FUCINA DEI TALENTI. Le stagioni, gli anni e i decenni passavano con la Libertas Mantova che puntualmente sfornava atleti in grado di mettersi in evidenza a livello nazionale, sotto lo sguardo carismatico del prof Miglioli e del suo braccio destro, il maestro Fabiano Abbiani che per tenersi in forma stuzzicava i redattori obesi della Gazzetta chiedendo settimanalmente quanti grammi avessero perso dietro la scrivania. Il maestro ci ha insegnato con il suo esempio che l’atletica non è solo la regina degli sport ma della vita. Con lui gli elementi di punta erano Grazia Attene, Gianni Gola, Albino Portini, Tito Righi solo per citare quelli che in seguito hanno continuato nella società prima di dirigersi ai vertici federali nazionali e internazionali, come il Generale di San Nicolò Po.
I POLIEDRICI. La Libertas è protagonista: alle Olimpiadi 1976 a Montreal c’è l’ostacolista Gianni Ronconi (che in seguito fonderà l’Eccetera di football americano), fra gli atleti che regalano spettacolo c’è un longilineo Carlo Negri, re dell’alto e poi della pallavolo. Il grado più alto della poliedricità lo raggiungono le tre sorelle Parmigiani: Stefania (fermatasi troppo presto dopo i successi nella 4x100 e nel lungo), Sandra (che nei 100 era fra le papabili alla staffetta azzurra di Tokyo 1964) e Simona (regina dei 100 ostacoli e in seguito primatista mantovana di maglie azzurre con ben 17 presenze).
IL RITORNO DEL PROF. Tito Righi è fra i principali tecnici della Nazionale nel settore degli ostacoli e quando lascia la maglia azzurra ritorna a Mantova, forgiando una squadra di Allievi forte in ogni specialità: Pagani, Lasagna, Bertuzzi, Zanotti sono i degni eredi dei Truschi, Forini, Dalai, Faedo, dei fratelli Pizza, di Davoglio o di Torresani.
L'EPOCA DEI RIMPIANTI. La difficoltà a reperire tecnici in grado di continuare l’attività con i giovani, il sorgere di altre società e probabilmente una certa disaffezione dettata dalla molteplicità di proposte sportive sono gli elementi che negli anni rinchiudono la Libertas in uno spazio sempre più angusto, che legittima la speranza di rivedere la società più gloriosa a quei livelli che merita. L’elemento unificante dell’attività più recente può tradursi nella dolorosa constatazione che il tempo ha appiattito speranze ed entusiasmi, anche se il profumo della pista è sempre senza pari.
LA GAZZELLA DEI 400. Grazia Attene è tutt’ora attivissima con la società, sia come tecnico che come organizzatrice. La Libertas partecipa alle gare con un centinaio di atleti, racchiusi in particolare nelle categorie giovanili e con i Master: «La Libertas è la mia seconda pelle - sottolinea col suo piglio di guerriera senza tempo - da 62 anni prima come atleta nei 400, 100 e 200 e poi come allenatore ho il privilegio di dare l’anima per questa società, che mi ha permesso di gareggiare in azzurro per 2 volte, sempre il 31 luglio che è il giorno del mio compleanno».
L’EREDE. Vincenzo Miglioli aveva designato come erede naturale il prof Albino Portini, lanciatore nel disco e del peso, in seguito consigliere nazionale col presidente Gola e amministratore della cosa pubblica: «La Libertas è la mia vita, ho provato talmente tante gioie che non potrei fare un bilancio della mia esistenza senza di essa».
IL CERBERO BONARIO. Tito Righi è il terzo pilastro della Libertas, che per 18 anni è stato allenatore degli ostacolisti in Nazionale: «L’atletica mi ha insegnato il rispetto delle regole, nessuna disciplina può fare tanto bene ai giovani quanto l’atletica».
IL FUTURO. Lo spirito fondamentale che unisce la grande famiglia della Libertas trae origine dallo spirito di servizio con il quale ogni giovane, in questi 68 anni, ha provato e continuato ad allenarsi e a svolgere attività. Fare atletica alla Libertas raramente porta come primo obiettivo alla conquista di record, più facilmente è il punto di arrivo di un sistema educativo e di relazioni che, anche attraverso il rispetto delle regole, fanno dell’atleta una persona matura. Consapevoli delle difficoltà della situazione attuale, del deserto che contraddistingue l’attività mondiale ma anche dello sconfinato amore per lo sport, i tecnici mantovani lanciano alcuni suggerimenti che possono essere utili quel favoloso giorno in cui torneremo tutti fuori: «Bisogna ripartire dalla base, è fondamentale curare il rapporto con gli oratori» dice il professor Portini. «Soldi ne servirebbero sempre, c’è bisogno anche di figure tecniche oggi assenti» è il parere di Righi mentre Attene spiega: «Riscopriamo l’orgoglio della maglia».
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