Dieci anni fa nasceva il sogno degli Aironi. Melegari: «Una straordinaria avventura»
Il presidente: «Tradito dai soci eccetto Colorno: credevo di avere a che fare con degli uomini e invece erano dei saltafossi»
Leonardo BottaniVIADANA. «Proprio la settimana scorsa lo studio di Parma che si occupa dei nostri marchi mi ha scritto che, passati 10 anni, era in scadenza il marchio internazionale degli Aironi. Mi si è accapponata la pelle».
La parola Aironi ha ancora un forte effetto in Silvano Melegari a 10 anni esatti, proprio oggi, dalla nascita della franchigia lombardo-emiliana in Comune a Parma con una mega presentazione, altisonante quanto il tonfo del fallimento, due anni dopo, di quell'affascinante progetto che mirava a far crescere il rugby italiano facendo al tempo stesso divertire il pubblico con sfide europee di altissimo livello.
«E' stata una straordinaria avventura - riprende il primo e unico presidente di quel progetto - che ha vissuto tre fasi. Dapprima la grande vittoria del bando presentando ben più di quanto richiesto grazie ai 4,5 milioni stanziati dalla Regione, ai 750mila euro dal Comune di Viadana e ai 250mila euro dalla Provincia di Mantova. Quindi la fase dei due anni dei grandi eventi vissuti, assistendo a gare straordinarie. Infine, la fase finale con i parmigiani che sono venuti a nozze coi fichi secchi. Pensavo di avere a che fare con degli uomini in realtà erano dei saltafossi. Si erano accodati prendendo l'impegno preciso di deviare le maggiori risorse verso la franchigia invece solo Viadana e Colorno hanno destinato i fondi al progetto».
Di qui, spiega Melegari, il fallimento degli Aironi al quale hanno fatto seguito, in un tragico effetto domino, i fallimenti di Rugby Viadana e Lavadera Village. «Chiedemmo un sostegno della Federazione che non arrivò - puntualizza l'ex patron -. Visto quanti milioni in seguito la Fir ha disperso per le Zebre, mi vien da pensare che ci fosse sotto un disegno occulto per far andare la franchigia a Parma». Ma a Parma gli Aironi stessi erano destinati ad andare, in un progetto quantomeno di alternanza delle gare casalinghe. E Melegari disse subito che era disponibile a fare il presidente i primi 4 anni, la durata del bando, per poi passare la mano. «L'anno dopo la creazione delle Zebre - annota - Treviso, l'altra franchigia, chiese e ottenne gli stessi 4 milioni dati dalla Fir alla sua creatura. Per salvare gli Aironi ne servivano meno».
Mentre parla, l'imprenditore legato al marchio Arix ha un tono pacato, disteso. Lontano anni luce dalla rabbia di quei mesi, di quegli anni nei quali si è sentito derubato di un sogno. Torna anche il sorriso quando gli viene chiesta la soddisfazione più grande: «Sono state tante in due anni, al di là dei risultati. E' stato bello far tornare in Italia tanti grandi giocatori da club blasonati in Europa: Masi, Bortolami, Ongaro, Perugini. Ed è stata una grande soddisfazione vedere allo stadio gente da ogni parte d'Italia e vedere le nostre gare in diretta su Sky».
Sorpreso dalla pandemia in montagna, Melegari è rimasto in Alto Adige dove ha la residenza. In questi giorni tornerà a Viadana per abbracciare i due nipoti magari sfiorando lo Zaffanella. «Dopo la mia uscita dal rugby - conclude - ho visto un grande impegno da parte di persone come Fava e Tizzi. Ma spiace che si siano disperse tante risorse, come gran parte dei prodotti delle giovanili cresciuti con noi».
I commenti dei lettori