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Test, documenti e spese folli: il basket si interroga sul futuro

Linee guida complicate in vista delle gare, la preoccupazione dei club mantovani. Ramaschi del Sesa: «Più di 10mila euro per i prelievi: situazione insostenibile»

Alberto Carmone
2 minuti di lettura

MANTOVA . Le squadre mantovane s’interrogano sulla onorabilità dei protocolli sanitari in vista della nuova stagione. Secondo le linee guida emanate, per le squadre di serie C Gold e Silver è infatti richiesto l’esame sierologico e il tampone rapido a tutti i componenti della squadra e dello staff tecnico cinque giorni prima dell’inizio della competizione o di una partita amichevole. Al tempo stesso, tutte le rappresentative under dovranno essere sottoposte a test sierologico rapido. È inoltre prevista la compilazione settimanale di un’autocerficazione anamnestica per tutti i membri del team e una serie di operazioni di adeguamento dell’impianto sportivo e di sanificazione degli ambienti. Visto l’impegno economico e organizzativo richiesto, sono tante le società che hanno espresso i loro dubbi.

SUSTINENTE. Lunga e articolata l'analisi del presidente del Sesa Sustinente Carlo Ramaschi: «Per gli allenamenti le regole sono accettabili. Per le partite penso che il protocollo FIP sia piuttosto confuso perché mette insieme realtà molto diverse chiedendo l’applicazione di regole simili dalla A2 alla Promozione. Un aspetto di complessa applicazione è poi la gestione della modulistica. La richiesta della consegna di molteplici certificazioni alle squadre avversarie prima delle gare rischia solo di produrre una montagna di carta. Una società come la nostra rischia di dover spendere in test oltre 10mila euro in un anno, un costo esorbitante per chi vive dei pochi contributi locali e non può nemmeno andare in cerca di sponsorizzazioni contando sul credito di imposta, che la pessima legge Spadafora ha concesso solo alle società di vertice, dimenticandosi dello sport di base. Non è prevista per ora nessuna facilitazione economica per questi test. Ci vorrebbe un po’ di coerenza sulle regole, che non discutiamo, perché l’emergenza c’è, ma che vanno redatte cum grano salis».

ASOLA. «Se i protocolli Fip per la ripresa degli allenamenti sono rispettabili per quanto complicati, quelli per la ripresa delle competizioni agonistiche sono problematici – ammette il presidente di Asola Graziano Rubes –. Oltre al costo che per singolo atleta supera i 100 euro e 35 euro per un atleta delle giovanili, il problema sono la complessità e la difficoltà attuativa di tutti i protocolli richiesti. Ci vorrebbero il doppio delle persone che attualmente abbiamo a disposizione per renderle operative. Stimiamo un aggravio dei costi intorno agli 8-9000 euro a stagione».

CURTATONE . «Partiamo dal presupposto che è dovere morale provare a ripartire trovando il giusto equilibrio tra diritto alla salute e sostenibilità/fattibilità dei protocolli – attacca Angelo Pinzi, numero uno dello JB Curtatone –. Stiamo facendo i salti mortali per adeguarci a quanto richiesto e questo farà lievitare non solo i costi, ma metterà in crisi una struttura retta quasi unicamente da volontari. Siamo tutti chiamati ad un grande sforzo di responsabilità, non credo serva fare polemiche che portano solo sconcerto e insicurezza nelle famiglie già messe a dura prova».

SAN PIO X. «Sono protocolli piuttosto onerosi e complessi da attuare – è l’analisi del dirigente del vivaio Ciro Tosetti –. Speriamo che Fip e Coni escano con dei chiarimenti e delle indicazioni più precise e auspichiamo che vi sia una maggior diversificazione tra le partite senior e giovanili. Alcune regole sono davvero troppo impegnative».

QUISTELLO. «Il protocollo – sottolinea il ds Massimo Calciolari – comporta costi davvero importanti alle società in una stagione in cui vi sono grandi incertezze anche sui tesseramenti per il settore giovanile. Sono regole molto vincolanti anche per l’utilizzo del palazzetto che creano grandi problemi economici alle piccole società. Senza contare il personale e l’organizzazione richiesto per far rispettare i protocolli».

VIADANA. «C’è voglia di ricominciare – afferma il presidente dell’Almac Massimo Pizzetti – ma ci sono ancora tante difficoltà che frenano inevitabilmente l’entusiasmo. Possiamo garantire il rispetto dei protocolli per gli allenamenti, mentre quelli per le partite ufficiali e non rappresentano un costo davvero insostenibile per la società. Anche le linee guida riguarda la sanificazione e l’indisponibilità di giocatori con sintomi potrebbe creare tanti problemi. Per il settore giovanile utilizziamo palestre scolastiche e per questo abbiamo grandi incertezze sulla ripresa dell’attività». —

Alberto Carmone. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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