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Cressoni e la malasorte: sfuma il sogno del podio alla 24 Ore di Le Mans

La Ferrari del voltese costretta al ritiro dopo due guai tecnici: «Peccato, questa volta avevamo tutto per arrivare in alto»

Gian Paolo Grossi
1 minuto di lettura

LE MANS (Francia). Il sogno di Matteo Cressoni di sbancare Le Mans si è infranto sabato sera 19 settembre, quando la mitica 24 Ore tenutasi a porte chiuse si apprestava a completare appena un terzo della sua distanza.

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La causa è la rottura della pompa idroguida sulla Ferrari 488 Gte Evo con cui l'equipaggio del team Iron Lynx composto dal pilota di Volta, da Andrea Piccini (che era al volante della vettura quando si è verificato l'inconveniente) e dal gentleman driver Rino Mastronardi si era portato al comando della classe Gte Am, risalendo dal 15° posto ottenuto in qualifica. Gioia di breve durata, tuttavia: il problema all'idroguida ha costretto il team a uno stop di quattro giri per la riparazione, danno limitato solo in parte dalla presenza in pista della safety car. Il ritardo accusato ha indotto Cressoni e i suoi compagni a spingere il massimo per tentare un disperato recupero, con l'esito di un insabbiamento per Mastronardi. Ed era lo stesso pilota toscano alla guida quando all'alba di ieri - attorno alle 6.30 - sulla Ferrari n.75 ha ceduto la cinghia di distribuzione del motore, costringendo l'equipaggio a una resa definitiva, con otto ore di anticipo sulla bandiera a scacchi.

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La vettura è stata comunque classificata al 48° posto (19° tra le Gte Am con 211 giri completati), staccata di 176 tornate dalla Toyota (classe Lmp1) dominatrice degli ex F.1 Buemi, Nakajima e Hartley. Alla sua terza partecipazione nella gara endurance più prestigiosa al mondo, per la prima volta Cressoni non è giunto al traguardo: il voltese, che in gara ha guidato per un totale di 5 ore e 52’ compiendo anche un doppio stint notturno, si consola con il giro più veloce spiccato in gara (3'54"734) dal suo equipaggio.

«Sono chiaramente deluso - ammetteva Matteo in serata al telefono dopo una sana dormita pomeridiana -. Stavolta c'era tutto per puntare al podio tra le Gte Am e anche qualcosa di più, malgrado le Aston Martin godessero di un potenziale complessivo superiore. La nostra macchina era nuova, difficile ipotizzare che potesse accusare qualche cedimento. In più potevamo contare su un equipaggio decisamente competitivo tanto che, sfruttando l'iniziale safety car, ci eravamo issati al comando. Pazienza, spero che un giorno mi venga restituita un po' di buona sorte».

 

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