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La Staff parte bene ma deve arrendersi alla forza di Udine

Gli Stings, reduci dal Covid, riescono a reggere il confronto per metà partita. Poi escono la qualità e la panchina lunghissima della formazione friulana

Alberto Mariutto
2 minuti di lettura

MANTOVA. Tre partite giocate, altrettante sconfitte: un avvio peggiore non si poteva immaginare per gli Stings. Dopo Udine e Verona, anche Treviglio ha la meglio sui ragazzi di coach Di Paolantonio, e conquista con merito l’anticipo del sabato sera alla Grana Padano Arena (67-73).

Il match inizia malissimo per la Staff, che deve inseguire fin dall’inizio, e questo psicologicamente non aiuta. Treviglio è squadra ottimamente organizzata e lo dimostra fin da subito, partendo a razzo (0-7 dopo pochi minuti) e consolidando il vantaggio lungo tutto il primo tempo, stabilizzando il gap intorno alla decina di punti. La squadra di Cagnardi gioca sui ritmi alti e rotazioni lunghe: il primo quarto si chiude 18-28, alla pausa lunga il tabellone dice 38-50. Treviglio sfiora il 55% dal campo e può contare su ben 12 punti dalla panchina; Mantova ne raccoglie appena 4 e non vede il canestro (35% dal campo, con un terribile 2/13 da tre). L’esperto Borra sotto canestro, con i suoi 215 cm, scoraggia chiunque voglia penetrare nel pitturato. Frazier è un motorino che non si ferma mai, capace di canestri di estrema classe. Nikolic è una spalla di gran quantità e il gruppo di italiani è bene assortito, tra giovani di valore e giocatori più esperti (come Pepe e Reati). C’è anche l’ex Sarto, che in biancorosso non aveva assolutamente sorpreso ma evidentemente a Treviglio ha trovato le condizioni per maturare: partito in quintetto, a metà gara è a quota 9 con 3/3 nelle triple (chiuderà con 12 punti in 23’).
Da parte mantovana c’è solo un ottimo Weaver (14 punti e 11 rimbalzi), capace di farsi pescare più volte solo in area rollando in profondità sui giochi a due.

Troppo poco e, visto il primo tempo, si teme una disfatta. Invece accade il contrario: al rientro la Staff appare molto più determinata in attacco e attenta in difesa. Treviglio invece non segna più come prima, in generale sembra incepparsi: così, pur a strappi, i mantovani riescono a ricucire. Chiudono il terzo quarto appena a -3 e arrivano quasi all’aggancio a pochi minuti dal termine (tripla di James del 67-68). Ma nelle giocate decisive Treviglio è molto più lucida, soprattutto Pepe che chiude ogni discorso con tre triple di fila. Inutile guardare la classifica e deprimersi troppo, bisogna lavorare alacremente per rendere il futuro molto meno amaro: si vede che la squadra è indietro, sia nei singoli (Cortese e Infante, ma non sono gli unici), quanto nel collettivo. Anche nei momenti migliori, non è il gruppo a trainare, ma le estemporanee iniziative dei singoli: vedi gli uno-contro-tutti di James, che ha talento ma gioca come se fosse al playground; oppure i rari momenti di fuoco di Bonacini o Ghersetti. Se pensiamo che appena un mese fa praticamente tutta la squadra era ferma per il Covid, e che poi ha incontrato solo formazioni più complete e attrezzate, il poco raggranellato finora assume un altro peso. Del match di ieri non prendiamo solo il ko, ma anche la crescita che si è vista nella squadra mantovana: sia rispetto alle precedenti uscite, sia nel corso dell’intero match.

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