Doccia gelata a Piacenza, Staff Mantova ribaltata e in bambola
Avvio convincente con Weaver e Cortese trascinatori, poi il crollo verticale nella ripresa: esame di maturità fallito
Andrea Gabbi
MANTOVA. Chiamarla doccia fredda rischia di essere riduttivo. La sconfitta patita dagli Stings al PalaBanca di Piacenza è pesante, sia nel risultato sia per come questo si è evoluto. Una gara dai due volti: prima all’arrembaggio, poi in balia degli eventi. Alla fine è 82-70, con buona pace di chi credeva che quella in Emilia potesse rappresentare la gara della definitiva svolta dei biancorossi. Tutti rimandati, ridimensionati.
FRENO E FULL GAS
In avvio si devono attendere ben 100 secondi per vedere il primo punto. Una situazione insolita, sbloccata dal cecchino di casa McDuffie, ma quello che conta è il buon approccio della squadra di Di Paolantonio, capace di ferire con efficacia su due livelli. Il primo è quello dei pick&roll finalizzati da Weaver, il secondo sono le triple di Cortese. In palla l’ex Udine, finalmente valore aggiunto. Si arriva fino a un più che incoraggiante +10 (14-24, alla sirena sarà poi 16-24), tanta roba se si considera il peso specifico del match, con due squadre in corsa per i playoff e su livelli tecnici paragonabili. Un avvio lento dunque, seguito da un cambio di ritmo davvero impressionante di Mantova.
TESTA E GAMBE
Mantenere le percentuali del primo quarto era oggettivamente complicato. Normale quindi la reazione di una Piacenza ferita ma non vinta. Un paio di marcature pesanti di Cesana, qualche spreco di troppo da parte dei biancorossi ed ecco che il risultato torna su livelli più equilibrati. Si rischia di perdere la bussola quando gli emiliani si portano a meno 5, ma la solidità degli Stings viene premiata fino al 32-40 dell’intervallo lungo. Ottimo il margine a metà gara, anche se a conti fatti il bottino poteva essere più proficuo.
TUTTO DA RIFARE
La seconda parte di gara è un film horror, una di quelle pellicole che non vedi l’ora che finiscano perché la trama può solo peggiorare. Si inizia con una tripla di Formenti, una giocata facile facile di Carberry e una schiacciata dello stesso statunitense. Il tutto nel giro di due minuti e mezzo. Un inizio shock, con Piacenza che di fatto riesce a replicare a quanto fatto in avvio da Mantova. Dilapidato il vantaggio e facce smarrite. Qualche pezza la mette Weaver che mette una tripla e altri tre punti successivamente. Manna dal cielo, una boccata d’aria fresca dopo l’apnea. Ma la sensazione è che i biancorossi non siano più quelli spigliati e incisivi visti nei primi minuti.
LA MAZZATA
Si prosegue punto a punto con gli Stings sempre avanti di una-tre lunghezze. Un margine risicato che viene annullato da McDuffie a 4 minuti dalla fine quando si concretizza il sorpasso. Una situazione difficile da pronosticare dopo il secondo quarto e che diventa ancora più complicata all’ennesima tripla messa a segno da Cesana. Mantova sbanda, fatica come non mai a mettere un canestro e perde diversi palloni facili. Ceron ci mette un paio di note, ma la sinfonia è da de profundis: si va all’ultimo riposo sotto 64-58.
ENCEFALOGRAMMA PIATTO
Ci si aspetta un assalto all’arma bianca di Mantova nell’ultima frazione, ma la benzina non c’è e nemmeno le idee. Ci si mette pure un tecnico fischiato a Di Paolantonio, con Piacenza che si porta in scioltezza fino al +11. Una situazione di assoluta serenità per la squadra di casa, che prosegue la sfida con una sorta di melina intelligente fino alla sirena. Un brutto colpo per gli Stings, capaci di incassare ben 50 punti nella seconda parte di gara senza opporre reazione. Una scoppola che deve far riflettere e che, al momento, ridimensiona le ambizioni.
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