Mourinho ritorna in Italia: allenerà la Roma
Annuncio a sorpresa: accordo triennale per il portoghese 11 anni dopo il triplete con l'Inter. E il titolo della società balza a +22% in Borsa

ROMA. Dallo 'Special One' al 'Daje Roma'. Undici anni dopo il triplete vinto con l'Inter, Jose Mourinho torna in Italia. Dalla prossima e per tre stagioni allenerà la Roma, club come lui in cerca di riscatto.
«Ringrazio la famiglia Friedkin per avermi scelto a guidare questo grande club e per avermi reso parte della loro visione. Dopo essermi confrontato con la proprietà e con Tiago Pinto, ho capito immediatamente quanto sia alta l'ambizione di questa società. Questa aspirazione e questa spinta sono le stesse che mi motivano da sempre e insieme vogliamo costruire un percorso vincente negli anni a venire. L'incredibile passione dei tifosi della Roma mi ha convinto ad accettare l'incarico e non vedo l'ora di iniziare la prossima stagione»: così sul suo profilo instagram Josè Mourinho ha annunciato l'accordo triennale con la Roma.
E poco dopo balzo improvviso di As Roma in Piazza Affari. Il titolo, congelato al rialzo per un repentino scostamento di prezzo, ha fatto segnare un balzo del 22,35% a 0,322 euro.
La Roma è proprio la squadra per la quale nel 2009 aveva coniato l'ormai celebre «zero tituli», in polemica dopo un rigore contestato. Ma è suo anche il copyright di Special One, come si definì il giorno della presentazione al Chelsea: «Non chiamatemi arrogante, ma sono campione d'Europa e credo di essere speciale. Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto. Una bella sedia blu, una Champions League, Dio, e dopo Dio, io».
Ecco, questo era il personaggio Mourinho allora (ma si parla di quasi 17 anni fa), reduce dal primo successo di peso della sua carriera. Per i detrattatori il portoghese di Setubal, 58 anni, è più bravo come comunicatore che come allenatore. E viene in mente l'episodio del gesto delle manette, esibito il 20 febbraio 2010 dopo uno 0-0 bollente con la Sampdoria, con l'Inter in 9 all'intervallo. Come a dire «per fermarmi mi dovete arrestare». Una protesta plateale che infiammò San Siro e gli costò tre turni di squalifica. Ma la maggior parte dei giocatori che ha allenato lo celebrano per capacità motivazionali e carisma contagioso.
Sposato, due figli, suo papà Felix ha giocato in porta nella massima serie portoghese per poi sedere in panchina. Mourinho figlio sul campo non ha mai sfondato. Si è quindi dedicato alla carriera di tecnico ed il trampolino di lancio verso il calcio che conta glielo fornisce il Porto, dove in due stagioni e mezza vince due campionati (2003 e 2004), una Coppa (2003) e una Supercoppa nazionale (2003), ma soprattutto una Coppa Uefa (2003) e una Champions (2004). Sbarca in Inghilterra e vince due Premier League con il Chelsea (2005, 2006), due Coppe di Lega (2005, 2007), una Coppa d'Inghilterra (2006-2007) e una Supercoppa inglese (2005). Nel 2008 approda all'Inter, che conduce alla vittoria di due campionati (2009 e 2010), una Coppa Italia (2010), una Supercoppa italiana (2008) e una Champions (2010), che completa il 'tripletè nerazzurra.
La campagna d'Europa di Mourinho prosegue quindi in Spagna. Con il Real Madrid arrivano i successi nella Liga (2012), una Coppa del Re (2011) e una Supercoppa spagnola (2012). Ma niente Champions e così lo Special One torna al Chelsea, con cui vince un altro campionato (2015) e un'altra Coppa di Lega (2015). Al Manchester United vince una Supercoppa inglese (2016), una Coppa di Lega (2017) e un'Europa League (2017).
Non solo allori, però, sul suo cammino. Con il ben servito ricevuto a metà aprile dal Tottenham sono saliti a tre i licenziamenti consecutivi subiti da Mourinho in Premier, mettendo in fila quelli incassati con Chelsea, United e appunto Tottenham. «All'Inter sono legato profondamente ma non avrei problemi ad allenare in Italia una sua rivale», aveva detto pochi giorni fa il portoghese. Anche queste parole non dette a caso.
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