«L’Alpe d’Huez è un grande test ma Pogacar fa quello che vuole»
Tour, parla Gianni Bugno, due volte vincitore sulla mitica vetta
Stefano Scacchil’intervista
Gianni Bugno è l’unico ciclista italiano insieme a Marco Pantani ad aver vinto due volte in cima all’Alpe d’Huez. È successo nel 1990 e 1991. Davanti a Greg Lemond e Miguel Indurain, per dare la misura del valore di quelle imprese senza tempo. Il fuoriclasse di Monza è stato anche il primo italiano a conquistare la salita per eccellenza del Tour de France dopo Fausto Coppi. Il nome del Campionissimo è il primo in assoluto in questo prestigioso albo d’oro. La salita, in programma domani, cadrà nel 70° anniversario del debutto dell’Alpe d’Huez alla Grande Boucle, datato 1952. Ed è proprio quel legame unico con i miti del ciclismo a rendere unica la salita nel ricordo di chi l’ha saputa domare da trionfatore. Il prossimo potrebbe essere Tadej Pogacar.
Bugno, cosa rende speciale l’Alpe d’Huez?
«Il fatto che sia sempre decisiva per il Tour. Chi vince lì lascia il segno anche in classifica generale. È determinante. Questo spinge tutti a volere essere protagonisti su quei tornanti. Questa volta si correrà il 14 luglio, rendendo la situazione ancora più particolare per i francesi».
La salita ha qualcosa di unico anche a livello ambientale?
«Il pubblico è molto caloroso. Ma quasi sempre sulle salite alpine ci sono tanti tifosi. Anche al Giro d’Italia. Poi ci sono altri fattori: il grande caldo, i tornanti e la durezza dell’ascesa».
Ci sono punti che rimangono nella memoria?
«La prima parte. È la più delicata perché presenta le pendenze maggiori. Quindi bisogna essere concentrati fin dalle prime rampe per attaccarla nel modo migliore senza lasciarsi sorprendere».
Quanta soddisfazione c’è quando ripensa ai suoi due successi 30 anni dopo?
«Ricordo solo che volevo fare la differenza e ci sono riuscito. Ci tenevo particolarmente. Mi è sempre piaciuta perché sapevo che, facendo bene lì, sarei arrivato in buona posizione a Parigi».
Domani sarà l’ennesima grande giornata di Pogacar?
«Non ha rivali. Fa quello che vuole. E dire che per ora si è limitato ad agire di rimessa. È un corridore che entusiasma, peccato che nessuno riesca a tenergli testa. Con questo Pogacar il risultato è quasi scontato. Questo toglie bellezza alla corsa. Ma aspettiamo perché le salite dure non sono ancora cominciate».
Tra gli italiani qualcuno può essere protagonista?
«No, sono sincero. L’unico potrebbe essere Damiano Caruso. Non è un buon momento per il nostro ciclismo. E non vedo talenti all’orizzonte. Non chiedetemi perché. Sono solo un osservatore adesso. Bisognerebbe rivolgere questa domanda a tecnici, squadre e Federazione».
Sarà la prima volta sull’Alpe d’Huez dopo il brutto episodio del 2018 quando un tifoso fece cadere Vincenzo Nibali provocandogli un serio infortunio.
«Una volta di più bisogna invitare la gente a non stare troppo vicina ai corridori lungo le salite. In questo momento c’è un motivo supplementare: il Covid. Con i contagi in salita meglio evitare qualsiasi contatto inutile». —
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