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Ciclismo paralimpico, sorpresa Masini: «Ancora in pista per l’Italia»

Il campione aveva annunciato il ritiro: «Nel 2023 meno stress e meno gare, ma alla Nazionale servono i miei punti»

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Lo chiami per gli auguri di compleanno, per fare il punto sul suo futuro ora che – in teoria – ha appeso la bici al chiodo. Già, in teoria, perché lui, Giancarlo Masini, riesce sempre a sorprenderti. Il campione paralimpico di Castiglione aveva annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica dopo gli Italiani (vinti) di Avezzano. Era fine estate, periodo perfetto per staccare definitivamente la testa da quel turbine che è la vita da sportivo. Ora è in ritiro con gli azzurri della Nazionale: un brindisi di commiato? Macché... «Sì, mi ritiro, più o meno – afferma con un mezzo sorriso Masini –. Mettiamola così: l’idea era quella di chiudere definitivamente dopo gli Italiani, invece ora è saltata fuori la possibilità di proseguire ancora. E ho accettato». E quindi niente ritiro, di nuovo in sella: «La situazione della Nazionale è delicata, nel senso che per qualificarci agli eventi più importanti servono punti da ottenere nelle gare di Coppa del Mondo. L’Italia nella mia categoria (la C1, una di quelle con il più alto tasso di invalidità da sopportare, ndr) ha pochi atleti. In attesa che ci sia un ricambio, è utile che continui a correre per portare punti alla causa azzurra. Ecco perché continuerò a gareggiare, certo con ritmi e aspettative decisamente diverse rispetto al passato».

Giancarlo Masini spiega i prossimi passi: «Non ho più intenzione di allenarmi e di vivere l’agonismo come l’ho fatto fino all’anno scorso – precisa – perché tutto sommato l’annuncio del mio ritiro è ancora reale. Ho deciso di proseguire con qualche gara per spirito di squadra. La Nazionale ha bisogno di punti in ottica Paralimpiadi di Parigi e quindi non potevo sottrarmi». Parallelamente però proseguirà la sua attività all’interno dei quadri federali. Masini infatti è parte del consiglio nazionale della Fci, con delega speciale alle attività off road (da sempre una sua passione). Inoltre, per forza di cose, è legato all’attività del comparto paralimpico dove l’Italia sta facendo passi da gigante: «Ma c’è ancora tanto da fare – analizza il bronzo paralimpico di Rio 2016 – perché dobbiamo strutturarci anche in quelle discipline dove fino a ieri abbiamo raccolto poco. Penso ad esempio alla pista, dove la carenza di strutture ci ha limitato. Anche lì, in pista, ci sono punti preziosi in palio in ottica olimpica. Poi stiamo lavorando molto nel reclutamento di ciclisti di livello per fare da guida nei tandem per non vedenti. In questo ambito stiamo ripartendo quasi da zero, c’è molto entusiasmo perché abbiamo atleti potenzialmente da medaglia».

Va bene la “politica” dei pedali, ma quando l’agonismo chiama non si può dire di no. Anche quando le primavere sono 53. A maggio quindi ci sarà la partecipazione a un paio di tappe di Coppa del Mondo in Belgio, seguite dall’appuntamento italiano a Maniago. Il tutto per essere a disposizione in caso di necessità per i Mondiali agostani di Glasgow (pista e cronometro). Un appuntamento speciale, perché per la prima volta le competizioni iridate saranno ospitate in un unico evento. Dalla strada alla pista, dal paralimpico alla mountain bike passando per la bmx. Una sorta di olimpiade della bicicletta, un esperimento che metterà a dura prova l’organizzazione delle federazioni e in generale dell’Uci. Una kermesse innovativa, irrinunciabile anche per chi aveva detto «Basta, adesso mi ritiro...».

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