Battisti al Mantova: «La società ha dato un segnale importante, ora sta alla squadra»
Il ds fa il punto tra campo e mercato: «Vorrei entusiasmo, sono arrivati giocatori di personalità: serviva carattere»
Alberto Sogliani
A conclusione del mercato di gennaio, il ds Alessandro Battisti fa il punto della situazione a meno di tre mesi dalla fine del campionato.
Sei acquisti e quattro partenze: che Mantova ne esce?
«Intanto ringrazio la proprietà che mi ha messo in condizione di operare mettendo in rosa un gruppo di giocatori di esperienza e personalità. Abbiamo cercato di intervenire laddove avevamo ravvisato ci fosse bisogno di alzare il livello sotto il profilo caratteriale. Questo per aumentare una sana competizione ed anche per consentire al mister maggiori soluzioni tattiche».
Tanti volti nuovi: ammissione di colpa?
«Al di là degli errori anche il retaggio di una serie di vicissitudini legate agli infortuni. Conti, Panizzi, Pedrini, Ghilardi, Darrel, Ingegneri, Monachello, Pinton, Rodriguez, De Francesco e forse ne tralascio qualcuno. Tutta gente che è stata fuori dai 40 giorni in su impedendo spesso una compattezza».
Dei 27 giocatori chi non è stato inserito nella lista dei 25 da inoltrare in Lega Pro?
«Per ora nella lista ci sono 24 nomi e ci siamo riservati uno slot da completare dopo. Non ci sono Pinton, che ringrazio per avere giocato a lungo con la mano steccata, Ejjaki e Rodriguez. Vedremo più avanti come definire l'elenco a seconda delle condizioni fisiche e di altre varie esigenze».
Monachello?
«Abbiamo ritenuto che dopo un infortunio così pesante non valesse la pena rischiare. Per lui soprattutto. Sta proseguendo la sua riabilitazione, forse a marzo potrà gradatamente rientrare con i compagni. Ma non potrà mai essere al 100%».
Capitolo portiere: si è aggiunto Chiesa, un altro under...
«L’Italia credo sia l'unica federazione mondiale dove i direttori sportivi devono fare le rose con le carte d'identità. In C per questioni di minutaggio, in D per regolamento. Creando delle differenze tra giovani e meno giovani, non tra bravi e meno bravi. Per scelta non volevamo puntare su un portiere esperto avendo fiducia in Chiorra e Tosi. Chiesa è un ragazzo di prospettiva che aveva bisogno di tornare ad allenarsi con continuità e siamo convinti possa essere importante per alzare il livello di qualità dell'allenamento».
Cosa si aspetta dal Mantova in questo finale di stagione?
«Innanzitutto sacrificio, abnegazione e lavoro da parte di tutti. La società lo ha già dimostrato, ora dobbiamo completare l'opera noi. Sono sincero, mi piacerebbe che si potesse riaccendere un pizzico di entusiasmo in più in questa piazza. Ma ovviamente tutto dipenderà da cosa saremo capaci di fare».
Parla di playoff?
«La mia preoccupazione è dettata dalla qualità molto alta del girone. Al punto che diventa difficile stabilire non solo una quota salvezza ma anche una quota promozione. Come si fa a parlare di playoff o di playout? Avete visto che squadre ci sono alle nostre spalle? Parliamo di società blasonate con delle rose molto competitive, che faranno di tutto per evitare di retrocedere. Soprattutto dobbiamo lasciarci alle spalle almeno cinque squadre. E ci sarà da sudare. Paura di retrocedere? In questo girone nessuno può permettersi di stare tranquillo, indipendentemente dai propri obiettivi».
Dalla sconfitta di Sesto alla sfida con la Virtus: come ci si riscatta?
«Mercoledì siamo stati bravi a limitare le ripartenze della Pro Sesto, non abbastanza da meritarci il pareggio. Tabù trasferta? Non credo, di certo dobbiamo interrompere queste sconfitte esterne. Intanto pensiamo a battere la Virtus Verona. Non sarà facile ma dobbiamo dare tutto per farcela».
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