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Tamburello, per Groppelli è il ritorno del nipote prodigo con la benedizione di patron-nonno Danieli

Cresciuto a Castellaro, aveva smesso poi ha ripreso a Cereta in serie B. Ora è il terzino titolare in A

Luca Ferro
2 minuti di lettura

Se sei un bimbo in tenera età nato in un paese come Castellaro è statisticamente impossibile non venire a contatto con un tamburello, prima o dopo. Tra i tanti castellaresi che hanno poi continuato a intraprendere questa strada c’è anche Alessandro Groppelli, talentuoso terzino classe 2000 tornato a casa dopo un percorso tortuoso, compreso di addio allo sport tanto amato.

«Ale ha iniziato da quando aveva 4 anni - ricorda papà Giuseppe, tra l’altro già allenatore e dirigente dei virgiliani - d’altronde qui qualsiasi generazione cresce col tamburello. In mancanza di qualcuno che seguisse le giovanili mi sono rimboccato le maniche, anche per seguire più da vicino mio figlio. Ha vinto diversi campionati sia provinciali che regionali ma ha anche assaporato la sconfitta al punto da farlo allontanare da questo sport. La nota dolente è che a Castellaro si vuole sempre vincere mentre da altre parti il percorso di crescita è più compreso».

Come a Cereta, altra eccellenza mantovana nel formare con costanza giovani talenti maschili e femminili: «È tornato a Cereta dopo averne parlato con Giorgio Stefanoni, giocatore anche lui di Castellaro. A proposito, ringrazio tanto Gigi Bertagna. In due anni in B si è ritrovato per diventare l’ottimo giocatore che è ora. Da padre è una grande e bellissima soddisfazione, ma anche da piacentino venuto qui quasi 30 anni fa che del tamburello non conosceva nulla. Prendendo qualcosa da tutti i grandi allenatori che sono passati da Castellaro, sono riuscito ad accompagnarlo per tanti anni in questo percorso». L’espressione “tornare a casa” usata poco più su, tra l’altro, è in questo caso più che mai azzeccata visto che Alessandro è figlio di Giuseppe e Lina, a sua volta figlia del presidentissimo della storica società Arturo Danieli. Un intreccio di sangue che aggiunge ulteriori implicazioni: «Ale ha sempre gestito con spalle larghe l’essere ‘il nipote di’. Mi da una grande mano a mandare avanti la nostra attività di azienda agricola/agriturismo, con mia moglie che ci supporta e mio suocero che pensa alla squadra. Non ti dico quello che succede in casa. In quello che facciamo ci mettiamo sempre tanta volontà, sicuramente ha ancora margine per crescere ma se continua a lavorare duro e a restare con i piedi per terra può farcela».

«Tra l’altro - aggiunge patron Danieli - quando è stato deciso di riprenderlo per la serie A mi sono messo da parte, proprio perché non volevo si pensasse che lo si prendeva solo perché era mio nipote. Lui è un ragazzo intelligente e migliora partita dopo partita, anche grazie alla vicinanza degli altri campioni in rosa e del nostro dt Luca Baldini. Poi qui svolge tanto lavoro personalizzato, sono sicuro che potrà migliorare ulteriormente. Più contento da nonno o da presidente in caso di scudetto? Sarebbe una felicità doppia. Per ora in campionato siamo partiti bene, continuiamo così».

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