Mastodon, l'alternativa open source che vuole fare paura a Twitter
di MARIA LUISA PRETE
Mastodon.social
Il nuovo social network, ideato da Eugen Rochko, ha visto aumentare vertiginosamente i suoi utenti, stanchi delle ultime innovazioni del colosso statunitense. Ma il suo futuro è troppo incerto
Aggiornato alle 1 minuti di lettura
GIA' il nome è tutto un programma e la dice lunga sulle sue ambizioni: Mastodon. È il nuovo social network che potrebbe dare filo da torcere al ''gigante'' Twitter. Un mammut pacioso che rischia di schiacciare l'uccellino cinguettante. La sua storia è recentissima, ha appena pochi mesi di vita, ma promette bene visto il numero sempre crescente di utenti che, nelle ultime ore, lo hanno scoperto e se ne sono innamorati.
Mastodon è un clone di Twitter, una versione gratuita, decentralizzata e open source, che sta crescendo a vista d’occhio approfittando anche degli scivoloni del ''fratellino maggiore''. L'idea è venuta sei mesi fa al 24enne Eugen Rochko, stanco delle limitazione del colosso Usa e delle ultime novità che per molti hanno reso la creatura di Jack Dorsey meno appetibile. Nonostante le strategie per rilanciarlo e renderlo più sicuro, dall’addio all’ovetto all'aumento dei caratteri, il social dell'uccellino vive un periodo di stallo, fermo a 320 milioni di utenti e con un tasso di crescita modesto negli ultimi mesi. Dopo gli aggiornamenti della scorsa settimana, molti utenti di Twitter si sono lamentati perché la visualizzazione è diventata più confusa. Per non parlare dell'annosa questione dei troll e degli abusi che hanno avuto come protagonista la piattaforma. E Mastodon ne sta approfittando: nato in sordina, in pochissimo tempo ha visto aumentare vertiginosamente i suoi utenti.
Mastodon: il social che sfida Twitter, con più caratteri
Un successo inaspettato e repentino quello di Mastodon, il social network che vuole dare filo da torcere a Twitter. Ideato dal ventiquattrenne Eugen Rochko pochi mesi fa, consente agli utenti di creare account, seguire gli altri e pubblicare aggiornamenti di stato chiamati "Toots". È come Twitter, ma non del tutto. Ha migliori controlli sulla privacy e i caratteri sono 500 e non 140. Ha vietato qualsiasi forma di nazismo, razzismo, sessismo e l'eccessiva pubblicità. Purtroppo però non ha un server capace di supportare l'afflusso massiccio di utenti.
"Un'alternativa decentrata alle piattaforme commerciali, evita il rischio che una singola azienda monopolizzi la vostra comunicazione". Questa la presentazione che campeggia sulla home del sito. Mastodon consente agli utenti di creare un account, seguire gli altri e pubblicare aggiornamenti di stato chiamati "Toots". È come Twitter quindi, ma non del tutto. Perché offre migliori controlli sulla privacy con la possibilità di rendere privati i messaggi, i caratteri a disposizione sono ben 500 e non 140 e ha un'interfaccia più intuitiva. Inoltre, sono banditi tassativamente dal social neonazisti, razzismo, sessismo ed "eccessiva pubblicità".
Tutto perfetto, all'apparenza. Addio Twitter, allora? Non è proprio così, fortunatamente per Dorsey che può continuare a dormire sonni tranquilli. Infatti, Mastodon.social ha attualmente poco più di 40mila utenti. Ma Rochko è stato costretto a chiudere le iscrizioni a causa del carico del server, incapace di far fronte all’afflusso massiccio di nuovi utenti. Un problema che, se non risolto, potrebbe permettere all'uccellino di cancellare con un battito d’ali il rivale mastodontico sul nascere e senza troppi sforzi. Non è la prima volta che qualcuno cerca di arrestare il monopolio di Twitter. Nel 2014 ci ha provato App.net, alternativa semi open source che però ha chiuso le porte lo scorso gennaio.