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Elezioni Usa 2020, il filosofo Luciano Floridi: "Un voto che ha cambiato le regole dei social media"
(reuters)

Elezioni Usa 2020, il filosofo Luciano Floridi: "Un voto che ha cambiato le regole dei social media"

Intervista al docente dell'Oxford Internet Institute su come è cambiato l'atteggiamento delle piattaforme nei confronti della propaganda: "Ora si considerano responsabili dei contenuti. La Silicon Valley ha capito che doveva dare un segnale"

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La sfida fra Donald Trump e Joe Biden è stata anche una sifda fra due modi di intendere il digitale. "È stata una sfida digitale violenta", dice Luciano Floridi, 55 anni, filosofo, professore presso l'Oxford Internet Institute.

Una sfida fra uno che è cintura nera di Twitter e un altro che scherzava sul fatto di dover ricorrere alla nipote per capire certe funzioni del suo smartphone.
"Un po' è vero. Ma va tenuto presente che queste persone hanno dietro livelli di competenze e finanziamenti incredibili. Non è vero che Biden è il nonnino che non sa che tasti premere".

Si sono confrontati due modi diversi di stare sui social.
"Due culture. Uno, Trump, ha scelto una comunicazione aggressiva, che non ha guardato in faccia nessuno per occupare il centro della scena informativa anche dicendo cose palesemente false. Dal fronte democratico non è che non abbiano ribattuto ma con un po' più di ritegno al momento di dire bugie palesi. Del resto avrebbero perso se avessero accettato questo tipo di sfida, perché Trump in questo è un maestro: non ci fa, è così, non ci puoi diventare come Trump".

È stata anche la prima campagna elettorale in cui le piattaforme social hanno giocato un ruolo diverso. Nel 2008 e nel 2012 erano state l'arma in più di Barack Obama, nel 2016 di Trump. Questa volta Facebook e Twitter hanno smesso i panni delle piattaforme neutrali per provare a diventare i garanti della tornata elettorale. Hanno cambiato natura?
"Diciamo che si sono incamminati sulla strada giusta, soprattutto Twitter, ma c'è ancora molta strada da fare. Ancora pochi mesi fa però resistevano nella difesa del loro ruolo tradizionale, l'idea di dare voce a tutti perché poi le persone da sole avrebbero capito cosa era vero e cosa no. Ora hanno capito che se gestisci piattaforme così importanti nella formazione dell'opinione pubblica, un po' di responsabilità ci vuole. Attenzione però a non considerare questa evoluzione la fine del percorso".

Comunque la svolta negli Stati Uniti è stata netta: per la prima volta post del presidente in carica sono stati cancellati o segnalati come falsi; e anche alcuni spot di Biden sono stati bloccati. E poi hanno anche approntato strumenti per evitare che uno dei contendenti possa dichiararsi il vincitore a spoglio ancora in corso.
"Vero, in questo la tv è rimasta indietro. Diciamo che sono moderatamente e favorevolmente colpito, ma non abbiamo risolto tutti i problemi".

Perché siamo arrivati a questa svolta? L'inizio è stato in primavera con il dilagare della pandemia e i messaggi negazionisti di Trump.
"Perché chi gestisce quelle società ha visto che c'è stata una presa di coscienza civile contro la disinformazione e la violenza verbale, su Twitter in particolare la comunicazione era diventata tossica".

In campagna elettorale, a proposito di un retweet con un messaggio razzista, una giornalista ha ricordato a Trump che "non è lo zio pazzo che può retwittare quello che vuole".
"Sì ma non è per questo che le cose sono cambiate. La seconda ragione è stata più cinica: secondo me in Silicon Valley hanno capito che se non davano un segnale chiaro, dandosi delle regole, qualcuno gliele avrebbe imposte. Meglio anticipare i tempi, anche in vista delle prossime importanti elezioni che ci saranno in qualche paese europeo".

Pensa che questo atteggiamento meno neutrale e più difensivo sarà esportato in Europa? Che presto in Italia Facebook e Twitter si metteranno a monitorare i post di Salvini e della Meloni, di Conte e Zingaretti?
"È plausibile. Lo dico in maniera cauta. Ma andrebbero aiutati. Non lasciati soli. Va creato un quadro in cui questa operazione può essere fatta. Se guardiamo agli altri settori - farmaceutico, alimentare, mobilità - nessuno è slegato da responsabilità, perché il digitale deve essere una anomalia? Presto verrà trattato come tutti gli altri settori. Del resto se al mercato compri carciofi cattivi te la prendi con chi li vende non con il destino".

Ma i social devono essere arbitri della verità? Non è troppo?
"Non tanto, se le regole gliele dai tu diventano esecutori. Certo sul web il controllo va fatto per forza dopo la pubblicazione, è difficile ma non impossibile".
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