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Hasselblad Cvf II 50C e 907X, la fotocamera a pozzetto nell’era del digitale

Hasselblad Cvf II 50C e 907X, la fotocamera a pozzetto nell’era del digitale
Abbiamo provato per 2 settimane la più recente macchina fotografica medio formato dello storico brand svedese: è un affascinante ibrido difficile da domare, ma la qualità delle immagini è altissima
4 minuti di lettura

La Hasselblad 907X 50C è una macchina fotografica pesante: da una parte c’è il peso fisico di una medio formato bella corposa, costruita con tutto il metallo che serve per renderla meccanicamente impeccabile, non un grammo in meno; dall’altra c’è il peso di un marchio dal fascino intramontabile che ha segnato la storia della fotografia.

 

Presentata nel 2019, ma in commercio solo dalla fine del 2020, la 907X 50C è in realtà un ibrido che unisce due prodotti distinti, cioè il dorso digitale Cvf II 50C accoppiato all’interfaccia 907X, che serve per adattarlo agli obiettivi.

 

Hasselblad Cvf II 50C e 907X, in breve

  • Il dorso digitale Cvf II 50C è pensato per “digitalizzare” tutte le vecchie Hasselblad del sistema V.
  • Accoppiato con il corpo 907X, che misura solo 28 mm di spessore, si trasforma in una macchina medio-formato completa.
  • Come suggerisce il nome, 907X è compatibile con gli obiettivi della serie Xcd.
  • Il sensore è un gigantesco medio-formato da 50 Mp, lo stesso della mirrorless “compatta” X1d.
  • Il risultato è una medio-formato modulare, pesante ma dalle dimensioni contenute, con un fattore di forma “anomalo” che ricorda quello delle Hasselblad a pozzetto di un tempo.
  • Il dorso digitale si controlla interamente dallo schermo posteriore, mentre la messa a fuoco automatica e lo scatto si controllano con un pulsante dedicato montato sulla parte frontale, accanto all’obiettivo.
  • Nel dorso digitale si possono inserire 2 schede di memoria Sd (ne servono di molto veloci) e c’è una porta Usb, che serve per collegare la macchina al computer o all’iPad, oppure anche per ricaricare la batteria.

 

 

L’esperienza Hasselblad
Forma e dimensioni inusuali di questa medio-formato modulare influiscono molto sull’uso, soprattutto per il modo in cui ci si approccia ai soggetti. Nonostante la tentazione di giocare con inquadrature alla Vivian Maier sia forte, questa Hasselblad non ha una vocazione da street photography: è  molto più adatta alle foto di still-life o di architettura, più che altro per la generale lentezza della messa a fuoco.

 

È un limite comprensibile per una fotocamera con un sensore di queste dimensioni, capace di generare una quantità di informazioni enorme, difficile da processare. E tutto sommato va bene così, perché nessuno comprerebbe mai questa Hasselblad (o nessuna delle altre) per la fotografia faunistica o sportiva.

 

Il dorso digitale Cvf II 50C è compatibile con le vecchie Hasselblad del sistema V (anche quando si tratta di copie sovietiche malandate, come in questo caso)
Il dorso digitale Cvf II 50C è compatibile con le vecchie Hasselblad del sistema V (anche quando si tratta di copie sovietiche malandate, come in questo caso) 

 

Però, le foto che si producono con questa Cvf II 50C & 907X dopo avere preso dimestichezza sono notevoli: il livello di dettaglio e definizione sono impareggiabili (grazie anche alla qualità cristallina delle ottiche) e ci è piaciuta moltissimo la riconoscibilità della calibrazione Hasselblad sui colori e sulla resa della profondità nello scatto, che donano immediatamente un tocco cinematografico a ogni scatto. L’abbiamo provata con lo standard 45mm f/3.5, un ottimo obiettivo luminoso (equivalente di un 35 mm per le full-frame) che si è dimostrato versatile e divertente; è anche uno degli obiettivi Xcd più compatti, il che non guasta viste le dimensioni contenute del dorso.

 

La resa delle foto in macchina può ingannare: a volte le immagini sembrano scure, e lo schermo non restituisce una buona gamma dinamica. Quando si importano le immagini Raw dentro Lightroom e si lavora allo sviluppo, però, ecco che avviene la magia. La qualità dei file prodotti da questa Hasselblad è altissima, e la quantità di informazioni che si possono recuperare da scatti che pensavamo bui, o troppo esposti, è sorprendente. Conoscevamo già questa caratteristica dalle nostre prove della X1d, ed è un piacere constatare che anche in questo progetto Hasselblad ha saputo convogliare efficacemente il proprio know-how.

 

 

Perché ci è piaciuta
Come tutte le medio formato di questo tipo, anche questa Cvf II 50C e 907X non è sempre facile da domare, ma quando si familiarizza con il formato e le funzionalità, usarla è un piacere. In particolare abbiamo apprezzato 3 aspetti durante la nostra prova.

  • L’attenzione al dettaglio e i materiali. Ancora prima di scattare foto di altissima qualità, questa Hasselblad è un oggetto di altissimo design. Quando non la si usa, la fotocamera merita una vetrinetta tutta sua.
  • Il prodotto è originale e ben congegnato: Cvf II 50C e 907X assieme sono una macchina che in versione stand-alone rende più abbordabile l’accesso all’universo Hasselblad; allo stesso tempo gli appassionati di lungo corso del marchio possono comprare il dorso per teletrasportare nell’era digitale le loro vecchie medio-formato a pellicola.
  • Il design dell’interfaccia software, che già conoscevamo da precedenti modelli: semplice, minimale, intuitiva. Rispetto ai menu densi ed eccessivamente popolati di moltissime fotocamere professionali, l’interfaccia delle Hasselblad è un piccolo capolavoro di Ui/Ux. Certo, ci sono meno funzionalità rispetto alle full-frame professionali, ma ciò non toglie che l’intero sistema appaia molto più curato, elegante e facilmente navigabile.

 

 

Che cosa si può migliorare
Nell’esperienza d’uso generale abbiamo constatato però alcuni elementi migliorabili.

  • Il sensore si impolvera facilmente, e bisogna sempre avere a portata di mano un pennellino o un panno antistatico per rimuovere le particelle di polvere (che altrimenti appaiono come macchie ben visibili nelle foto). Non un gran problema, che forse dipende dal modo in cui il dorso digitale e il corpo macchina sono connessi.
  • Lo schermo non rende giustizia alla qualità della foto ed è difficile giudicare gli scatti. Poco male, perché la macchina non è fatta per la condivisione rapida delle foto, ma uno schermo più performante avrebbe reso meglio giustizia al prodotto. Molto buona, invece, la risposta tattile del touchscreen.
  • La versione per iPhone e iPad Pro di Phocus 2, il software per il trasferimento e una prima elaborazione delle immagini ha molti bug. Abbiamo riscontrato più volte problemi nel trasferimento massiccio delle immagini, che abbiamo dovuto eseguire spesso in tranche separate. Da Hasselblad ci aspettiamo qualcosa in più.

 

Una macchina per pochi
Rispondere alla domanda “me la consiglieresti?” per una fotocamera come questa Cvf II 50C / 907X è pressoché impossibile: non stiamo parlando di un dispositivo che si possa paragonare ai più versatili sistemi mirrorless di Canon, Nikon, Sony o Fujifilm, ma di un oggetto che occupa una categoria merceologica a sé. Con questo prodotto, Hasselblad si rivolge agli appassionati che hanno in casa già una o più fotocamere del sistema V, e allo stesso tempo offre un prodotto “entry level” modulare per chi volesse avvicinarsi al mondo delle medio formato digitali.

 

È ovvio dunque che qui si parla del professionista, o dell’amatore avanzato che può permettersi di spendere (e spendere tanto) per il proprio hobby fotografico: il prezzo è infatti relativamente basso per una fotocamera a marchio Hasselblad, ma si parte comunque da 6500 euro per corpo macchina e dorso digitale, cui va aggiunto il costo degli obiettivi (o di un adattatore per le ottiche V, H o XPan).