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Facebook sospende l'account di Donald Trump almeno sino al 2023

Facebook sospende l'account di Donald Trump almeno sino al 2023
(afp)
Il social network ha spiegato che "data la gravità delle circostanze che hanno portato alla sospensione, riteniamo che sia necessaria una sanzione più grave"
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L'ex presidente Trump non potrà accedere al suo account su Facebook sino al 7 gennaio 2023: la società di Menlo Park lo ha annunciato nella serata italiana di venerdì 4 giugno; dopo quella data, il sito valuterà comunque se il "rischio della sicurezza pubblica" sarà ancora reale oppure no.

Se la sospensione verrà tolta, ha spiegato un portavoce di Facebook, l'ex capo della Casa Bianca sarà comunque soggetto a una serie di sanzioni definite "rigide" in caso di future violazioni delle regole della piattaforma.

La decisione di Facebook segue le valutazione del suo Oversight Board, l'organismo di controllo interno e indipendente, che già il mese scorso aveva criticato la sospensione senza scadenza dell'ex presidente: "Data la gravità delle circostanze che hanno portato alla sospensione di Trump, riteniamo che le sue azioni costituiscano una seria violazione delle nostre regole che merita una sanzione più grave - hanno spiegato da Menlo Park - Sospendiamo i suoi account per 2 anni a partire dalla data della sua iniziale sospensione (il 7 gennaio 2021, ndr). Alla fine di questo periodo valuteremo se il rischio alla sicurezza pubblica è diminuito. Se determineremo che il rischio è ancora elevato, estenderemo la restrizione. Quando la sospensione sarà rimossa ci saranno una serie di sanzioni che scatteranno nel caso in cui Trump dovesse commettere ulteriori violazioni, inclusa una permanente rimozione delle sue pagine e dei suoi account".

Cambiano le regole per i post dei politici
L'annuncio relativo a Trump anticipa quelle che dovrebbero essere le prossime decisioni di Facebook relative a tutti i politici, perché presto potrebbe essere sospesa la clausola che sinora ha garantito loro una sorta di protezione dalle regole contro il linguaggio violento: il Washington Post ha ricordato che è dalle elezioni presidenziali americane del 2016 che il social di Zuckerberg cerca di bilanciare la "notiziabilità" del post di un esponente politico e la sua potenziale pericolosità.

Questa cosa sta però per cambiare: il valore giornalistico del contenuto non sarà più un fattore per proteggere da eventuali interventi chi comunque veicola messaggi di odio: la decisione fa parte di una serie di misure che Facebook adotterà in risposta alle raccomandazioni dell'Oversight Board, che ha raccomandato di "adottare una politica più chiara e trasparente" relativamente a questo tipo di interventi, appunto modificando (o eliminando) la clausola della notiziabilità, perché "le stesse regole devono essere applicate a tutti gli iscritti", politici compresi.

Negli scorsi anni, Facebook, che aveva varato questa clausola ai tempi della prima campagna di Trump, che già allora riempiva i social di attacchi ai migranti e invocava il Musilm Ban, è stato duramente criticato per essere stato troppo permissivo con l'ex presidente e altre figure di spicco del suo staff.