Chiuso per burnout. I settecento dipendenti in tutto il mondo di Bumble, l'applicazione di dating sulla quale sta alle donne scegliere se fare o meno la prima mossa, sono in ferie "forzate" per una settimana. Non c'entrano il mobbing o le riorganizzazioni dei turni di una cassa integrazione, né quelli dello smart working: la società ha scelto di combattere lo stress da lavoro (burnout, appunto) concedendo a chi lavora una tregua dopo un anno quanto meno impegnativo.
Dopo un primo periodo di spaesamento all'arrivo del primo lockdown del 2020, le applicazioni di incontri hanno vissuto un periodo florido, e Bumble non è stata da meno, portando a casa un passaggio importante come la quotazione in Borsa. La fondatrice - già dietro alla nascita di Tinder, poi lasciata con accuse di discriminazione e molestie - è stata la più giovane donna della storia (31 anni) a far debuttare in Borsa un'azienda negli Stai Uniti, con l'obiettivo di rendere "Internet un luogo più gentile e responsabile". Whitney Wolfe Herd, questo il suo nome, avrebbe quindi intuito, a detta dei suoi stessi collaboratori, un clima di "esaurimento collettivo", e aveva già in aprile annunciato che a giugno si sarebbero meritati una settimana retribuita, completamente offline. Coloro che resteranno impegnati nell'assistenza ai clienti, avranno a disposizione del tempo libero affinché venga comunque garantita la fatidica settimana di stop.
Secondo quanto riporta la Bbc, nel quartier generale di Bumble in Texas, dove sulle pareti dominano il giallo e le frasi di incoraggiamento, si lavora dalle 9 alle 17, ma i dipendenti possono scegliere gli orari che preferiscono, purché il lavoro venga svolto (che poi, sarebbe questa la reale gestione dello smart working, lavoro agile, da non confondersi con il lavoro da remoto). In quegli spazi anche il "Mommy Bar", per l'allattamento privato e trattamenti estetici quindicinali.
Il ritmo delle app di dating partito nel 2020 non sembra subire battute d'arresto: il numero di utenti a pagamento su Bumble e Badoo (che Bumble possiede), è aumentato del 30% nei tre mesi fino al 31 marzo, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. E nel corso di questo lungo periodo, molte sono state le nuove funzionalità introdotte (vedi videochiamate, sia per Tinder che per Meetic, solo per citarne due).
L'ultimo anno e mezzo è stato un banco di prova fondamentale per il comparto tech, nonché un periodo di soddisfazioni economiche: non a caso tra le grandi imprese che risponderanno all'aliquota minima globale del 15% applicata Paese per Paese e decisa dai ministri delle finanze nel corso dell'ultimo G7, ci sono i colossi del settore. I conti però si fanno anche in casa, e la scelta di Bumble non è che il più recente capitolo di un tema assai complesso come la gestione del lavoro di chi a quelle aziende permette di macinare utili.
Mentre tutti si chiedono quanto forti e duraturi saranno gli impatti emotivi di questa pandemia, è già tempo di non perdere di vista quanto l'emergenza ha insegnato (forse) sulla gestione delle risorse umane. Anche se il Ceo di Twitter Jack Dorsey aveva detto che i suoi dipendenti avrebbero potuto lavorare da casa "per sempre", ora il microblog ha dichiarato che si aspetta che la maggior parte del suo personale opti per un modello "mix" (un po' da remoto, un po' in ufficio). Google ha avviato il suo programma per riportare le persone sul posto di lavoro e quindi dal primo settembre, i dipendenti che desiderano lavorare da casa per più di 14 giorni all'anno dovranno presentare domanda per farlo. I dipendenti di Apple hanno lanciato una campagna per arginare i piani di Tim Cook che prevederebbero un ampio ritorno in ufficio (ora pare che debbano essere almeno tre giorni a settimana in sede entro settembre).
La gestione dello stress sul luogo di lavoro - tralasciando per un attimo le grandissime difficoltà di chi si occupa di logistica legata ai servizi - sarà questione ben ampia di una settimana di ferie e di un messaggio di "out of office" che in molti vorrebbero scrivere.