Scene da Olimpiadi senza spettatori: abbiamo visto tutti gli atleti chiamare a casa dopo la loro gara, in lacrime con genitori, nonni, parenti, meglio se con una medaglia al collo per sentirsi più vicini.
E allora cosa manca di Tokyo, a noi telespettatori, che inseguiamo i cinque cerchi anche su tutti i social, guidati dall'hashtag faro #ItaliaTeam? Controlliamo il medagliere degli azzurri. Sono andati sul podio atleti di città, e altri di Paesi che, sia detto senza offesa, non tutti sanno, o sapevano dove fossero. Vito Dell'Aquila, il primo podio italiano ai Giochi, anzi il primo oro, ha fatto diventare Mesagne, in provincia di Brindisi, la capitale italiana del taekwondo, a maggior ragione essendo lui la seconda medaglia d'oro legata alla stessa palestra in cui si allenava Carlo Molfetta, vincitore ai Giochi di Londra. La judoka Maria Centracchio, appena scesa dal podio (in realtà ancor prima di salirci per ritirare il suo argento), ha detto fieramente di essere la prima molisana a vincere una medaglia ai Giochi. Potremmo andare avanti ancora, fortunatamente, visto che i successi continuano. Ad esempio, Aldo Montano, argento nella sciabola a squadra, e alla personale quinta e ultima Olimpiade, ha esaltato per l'ennesima volta il suo genius loci, lui livornese da generazioni: nel 2004 quando vinse l'oro ad Atene gettò lo scompiglio tra i dirigenti del Comitato Olimpico Internazionale perché sul podio portò un tricolore personalizzato con il numero 0586 che loro credevano un codice pericoloso, e che invece era semplicemente il prefisso telefonico della città. Tra l'altro, Livorno è la provincia con più atleti partecipanti alle Olimpiadi di quest'anno in rapporto alla popolazione (Brescia invece potrebbe vincere il titolo di provincia che ha prestato più allenatori alle nazionali straniere). E oggi, per chiudere questa parte di discorso, gli atleti hanno persino maggiori libertà di espressione.
Ma restiamo a noi spettatori e socialspettatori: cosa ci manca veramente? Il fatto è che eravamo abituati a striscioni che comparivano in tribuna per dire, ad esempio: Mesagne c'è. Non eravamo noi sul posto, però qualcuno aveva portato la nostra bandiera e noi ci sentivano sul posto. Ecco l'effetto che fanno gli impianti di Tokyo: sembrano lontani, più lontani di quel che sono.
Ovviamente, al Cio, il Comitato Olimpico Internazionale, hanno pensato al problema. Il sito dei Giochi di Tokyo ha una ricca fan zone. Ci sono domande tipo trivial, ma anche la possibilità di giocare alle fantaolimpiadi, e i brackets, ovvero i tabelloni che, ad esempio, durante il campionato dei college di basket negli Usa sono un esercizio cui si devono sottoporre anche i presidenti (Obama lo ha fatto, Trump no, Biden vedremo). Poco fa ho votato, con atto di fiducia, l'Italbasket prima nel suo girone
Ma questo è ancora poco. Usando l'hashtag #dearathletes su Instagram, Facebook e Twitter si possono raggiungere gli atleti da citare per nome e cognome aggiungendo, sempre in forma di hashtag le tre lettere identificative di un Paese, nel caso nostro #ITA. Si può scegliere che tipo di messaggio inviare.
A questo indirizzo si trovano poi istruzioni e regole per partecipare a una sorta di karaoke, mica per niente, siamo in Giappone, che all'insegna di Share the passion, condividi il tuo amore per i Giochi, può far arrivare il vostro messaggio musicale sui maxi schermi interni degli impianti, a patto che sia postato con l'hashtag #2020beat. Più difficile spiegarlo che partecipare, anche perché in ogni caso prima di trasmettere un post, Obs, il braccio televisivo del Cio, chiede l'autorizzazione del mittente.
Intanto, entrati nel sito ufficiale di Tokyo2020, qualcosa è già successo al vostro pc. È comparso l'innocuo widget della Cheer Zone, che potremmo chiamare tribuna dei tifosi. Potete scegliere per quale delegazione fare il tifo e una volta scelto il Paese compaiono le mani con cui applaudire, con immediato riscontro sulla Fan Map. Oppure potete scegliere di attivare la vostra telecamera per mandare un messaggio (è richiesto l'uso di Chrome come browser. In effetti, l'unica cosa che risulta difficile da scrivere è: Mesagne c'è.
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